Da Leonard Cohen ai Led Zeppelin: il documentario si fa rock
Courtesy of Dominique Issermann, all rights reserved.

Da Leonard Cohen ai Led Zeppelin: il documentario si fa rock

di Digital Team

Musica e cinema protagonisti alla Mostra di Venezia, in cui si celebrano cinque leggende

L’amore per la musica irrompe al Festival del Cinema di Venezia in cinque documentari-gioiello, per raccontare l’epica (ed epoca) di vita e lavoro di quattro artisti immortali e di un gruppo, che in maniera diversa, hanno cambiato la storia culturale. Cinque viaggi visivi e sonori, pieni altresì di interviste, materiali e filmati inediti, nei quali poter esplorare la genesi di pezzi memorabili, il contorno sociale, le voci di chi li ha davvero e profondamente conosciuti.

C’è il mondo di Leonard Cohen, uno dei cantatori simbolo della sua generazione, che Daniel Geller e Dayna Goldfine, raccontano in Hallelujah: Leonard Cohen, A Journey, A Song, osservato attraverso il prisma della sua Hallelujah, diventata inno di fama internazionale e tra le canzoni d’ispirazione per altri artisti, e per cui hanno ritrovato taccuini originali, diari e fotografie, filmati e registrazioni audio rare. Un brano, inizialmente rifiutato dall’etichetta discografica, che poi invece si è issato fino alle vette delle classifiche, sancendo oltremodo il successo di un autore, praticamente unico. Il documentario dunque lo celebra, partendo dagli archivi provenienti dal Cohen Trust, e passando in rassegna lo stesso Cohen, così Brandi Carlile, Eric Church, Judy Collins, Dominique Issermann, John Lissauer, Sharon Robinson, Larry “Ratso” Sloman, Rufus Wainwright, che così mettono in luce la potenza dell’uomo e del musicista.Persone, amici e collaboratori, intellettuali, guide spirituali, che toccano uno dei temi del Cohen artista riguardo la fede e la condizione umana.

Dal rock poetico, romantico e melodico, a tinte folk e jazz, di un genio come Cohen, la tappa successiva tocca altre corde più estreme, potenti, esplorando una delle band-icona del panorama musicale, i Led Zeppelin.

Precursori di un modo di comunicare con gli strumenti, unico e inimitabile. Becoming Led Zeppelin di Bernard MacMahon è di fatto un’esperienza in cui potersi immergere, nella quale, dall’ascesa, fino ad oggi, si entra in un universo di parole e immagini praticamente mai documentato. Prima di Starway to Heaven, dei dischi d’oro e delle ragazze, c’erano semplicemente quattro uomini, Jimmy Page, Robert Plant, John Paul Jones, John Bonham, che di lì a poco sarebbero entrati nel tempio delle leggende. Ed il documentario, anche qui impreziosito da pellicole e negativi originali, 70.000 fotogrammi, archivi di esibizioni, affronta proprio l’evoluzione e la storia personale del gruppo, partendo dai piccoli club in Inghilterra, fino alla svolta, nel 1968, conquistando il mercato americano, già nel 1970. Una svolta epocale, che ancora adesso li colloca tra le migliori realtà innovative.

Leggende, come lo sono state Fabrizio De Andrè, Ezio Bosso ed Ennio Morricone, rispettivamente celebrati in DeAndrè#DeAndrè, Storia di un impiegato, regia di Roberto Lena, Ennio, diretto dal grande Giuseppe Tornatore, e Ezio Bosso. Le cose restano di Giorgio Verdelli, già artefice, l’anno scorso, di Paolo Conte, Via con me. Storie e testimonianze, che partono dal passato e arrivano a toccare il contemporaneo, la Sardegna amata di De Andrè, l’album-concept del titolo, Storia di un impiegato, un capolavoro scritto nel 1973 con Giuseppe Bentivoglio e Nicola Piovani, le memorie famigliari, dei concerti dal vivo, quelle delle lotte, vissute insieme a Dori Ghezzi, del rapporto col figlio Cristiano. Rivelazioni e scorci sperimentali, votati all’inventiva da pelle d’oca, nel decifrare la cifra monumentale, stilistica, di Ennio Morricone, visto attraverso una raccolta di testimonianze, da Bernardo Bertolucci, a Dario Argento, Oliver Stone, Quentin Tarantino, Bruce Springsteen. Un percorso in cui emergono anche i lati nascosti del maestro, l’amore per gli scacchi, ma soprattutto la nascita di alcune intuizioni musicali, il tema de Il Buono, il Brutto e il Cattivo di Leone, ormai memorabili. Carriere e attenzione ad ogni singola nota, vissute con dedizione e spirito di sacrificio, come per Ezio Bosso, capace di svelare, lui stesso, nel tempo, un proprio immaginario, fatto si suggestioni ed echi.

Leggende chiamate a scandire il ritmo di una Mostra, mai così bella da ascoltare e vedere.