David Bowie, trasformista di stile in 15 foto vintage
Non solo la musica, David Bowie ha rivoluzionato anche la moda. Con look cangianti: spaziali, androgini, aristocratici. Sempre affascinanti. A 75 anni dalla nascita li ripercorriamo qui
Marziano, androgino, punk, raffinato. David Bowie nasceva 75 anni fa, l’8 gennaio 1947, e in mezzo secolo di carriera ha rivoluzionato l’estetica del rock e della moda. Mutante audace, terreno ma intanto alieno e quasi magico, ha sperimentato stili innumerevoli, indossati sempre come espressione di sé e non per il solo gusto di impressionare. “Sono combattuto tra la luce e l’oscurità”, cantava in Quicksand (ovvero Sabbie mobili, 1971), “Non sono un profeta o un uomo dell’età della pietra / Solo un mortale con potenziale da superuomo”.
David Bowie poteva essere tutto, anche un vampiro di crudele eleganza come nel film Miriam si sveglia a mezzanotte (1983), o il re dei Goblin, villain dai lunghi capelli ossigenati scalati, camicia svolazzante e pantaloni neri attillatissimi, come in Labyrinth (1986), con sguardo asimmetrico ipnotico, un occhio azzurro intenso e l’altro dalla pupilla dilatata, eredità di una scazzottata fatta da adolescente.
Tra i musicisti più influenti del ventesimo secolo, ma anche attore carismatico, trasformista di stile, David Bowie è passato dal look mod degli esordi al modello androgino di cui è stato pioniere fino alle maniere signorili da Duca Bianco, calzando tanti alter ego iconici.
Irruppe con charme e spirito ribelle, con il suo primo dei 25 album in studio, David Bowie, nel 1967. Ed eccolo, stivaletti a punta, pantaloni alla caviglia e camicia, ultimo rappresentate dei mod, la subcultura giovanile che si sviluppò a Londra tra gli anni ‘50 e ’60.
Con l’album Space Oddity (1969), come Major Tom, aspira a raggiungere la Luna in una navigazione spaziale misteriosa. Subentra uno dei suoi alter ego più memorabili, la creatura pansessuale Ziggy Stardust, che però si fa largo più tardi, con Hunky Dory (1971), quando David Bowie affonda creatività e sensi nella sperimentazione. Ziggy Stardust, venuto dallo spazio sulla Terra per salvarla, si è preso la ribalta: capelli arancioni, occhi truccati, incarnato pallido. “La paura è nella tua testa, solo nella tua testa / Quindi dimentica la tua testa e sarai libero”, canta in Fill Your Heart.
Da fine anni ’70, accantonati vestiti fascianti e luccichii, David Bowie è l’aristocratico The Thin White Duke, “lo snello Duca Bianco” incuriosito dall’occulto, con abiti più sobri, certamente eleganti, e preferenza per il bianco. “Non sono gli effetti collaterali della cocaina / Penso che deve essere amore”, dice in Station to Station, dell’omonimo album del 1976.
Gli anni ’80 sono da gentiluomo di nobile garbo: completi, cravatte, camicie, scarpe di classe. “Balliamo, perché la paura ti farebbe perdere la tua grazia / balliamo, perché la paura è tutto stanotte”, nella hit Let’s dance dell’album del 1983.
Anche negli anni più recenti, prima della morte nel 2016, non ha smesso di sperimentare con abbigliamenti ricercati. E sempre, a caratterizzare il camaleonte David Bowie, la stessa costante nel tempo: pur calzando stivali rossi e zeppe altissime, anche sfoggiando capelli colorati e rossetto, oppure ineccepibile in pantaloni strettissimi e camicia bianca, ha sempre affascinato, irrimediabilmente. Magnetico messaggero di qualcosa che va oltre il comprensibile.