Addio a Nino Cerruti, stilista dall’eleganza leggera
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Addio a Nino Cerruti, stilista dall’eleganza leggera

di Digital Team

Maestro di stile, imprenditore illuminato, mentore di Giorgio Armani, ha rivoluzionato l’abbigliamento maschile. Nel segno della morbidezza sartoriale e di un nuovo concetto di vestibilità

Pioniere della moda italiana, maestro di stile, Nino Cerruti se n’è andato a 91 anni. Imprenditore illuminato, uomo dall’eleganza leggera che ha rivoluzionato l’abbigliamento maschile negli anni ’60 e inventato la giacca decostruita nei ‘70, amato da Chanel e dai divi di Hollywood, mentore di Giorgio Armani, designer della Ferrari in Formula 1, è morto all’ospedale di Vercelli, in seguito ad alcune complicazioni successive a un intervento all’anca.

La rivoluzione soft della moda maschile

«Uno stile che ama una normalità coniugata con l’innovazione piena di energia», questo il senso del gusto secondo Nino Cerruti.

Cerruti ereditò molto giovane l’azienda tessile di famiglia, a soli 20 anni, nella sua Biella che mai ha mollato. Dimostrò presto di avere la vocazione per la moda nel sangue. Iniziò a investire nella ricerca e nello sviluppo dei tessuti, puntando su design e qualità. È il 1957 quando a Milano presenta la sua prima linea di abbigliamento, la Hitman, cogliendo un successo internazionale.

Nino Cerruti
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Nino Cerruti, luglio 1987

Cerruti, che per amici, conoscenti e dipendenti era “il Signor Nino”, imbocca la sua rivoluzione soft nel mondo dell’abbigliamento maschile, inizialmente rigido, nel doppio ruolo di imprenditore tessile e stilista. Ha cucito per gli uomini un nuovo modo di rappresentarsi.

«Ho sempre vestito la stessa persona, me stesso», rivelò una volta. Alto e magro, Nino Cerruti voleva sempre essere il primo a provare le sue creazioni.

Nel 1967 a Parigi, a Place de la Madeleine, l’inaugurazione della prima boutique Cerruti 1881 (1881: l’anno in cui il nonno fondò il mulino tessile Lanificio Fratelli Cerruti).

La giacca decostruita e i pantaloni di Coco Chanel

Tra le sue tante intuizioni, quella di assoldare a metà degli anni Sessanta come designer un esordiente Giorgio Armani.

È degli anni Settanta invece la creazione di cui è stato antesignano: la giacca decostruita o destrutturata, che definisce un nuovo concetto di vestibilità comoda, svuotata di quelle rigidità che l’avevano caratterizzata per decenni. Un indumento di cui poi Armani farà il suo capo iconico.

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Nino Cerruti, luglio 1987

Ma Cerruti non fu meno innovatore nel mondo della moda femminile. La linea Femme nasce a ridosso di una svolta nell’abbigliamento per le donne, avvenuta nella seconda parte degli anni ’60, tempi di cambiamenti e rivoluzioni, con l’introduzione nel guardaroba quotidiano del pantalone, simbolo dell’ultimo bastione della supremazia maschile. Nel 1972 un giornalista protestò: «Basta con questa donna in pantaloni di Cerruti!». Si pensava fosse un fenomeno passeggero, invece era solo l’inizio. Tra le clienti affezionate del signor Nino c’era Coco Chanel, esigentissima, che tanto amava i pantaloni Cerruti.

Nino Cerruti
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Nino Cerruti, 10 settembre 1993

Richard Gere e Michael Douglas in Cerruti style

Man mano, la casa di moda si espande includendo linee e fragranze di lusso, raggruppate sotto il marchio Cerruti 1881.

Con la linea sportswear, dedicata al tennis e allo sci, Cerruti ha vestito il tennista statunitense Jimmy Connors e lo sciatore svedese Ingemar Stenmark, che ottiene le sue vittorie più belle indossando una tuta Cerruti 1881, immortalata in un francobollo commemorativo.

I doppio petto con giacche dagli ampi revers del fascinoso uomo d’affari Richard Gere in Pretty Woman? Dietro c’è la firma di Nino Cerruti. La costumista Marilyn Vance immaginava per il film un uomo estremamente elegante, ma senza esagerare, e negli Stati Uniti non c’era niente che la accontentasse. Il look gessato blu e spalline rigide, aggressivo come un’armatura, dello spregiudicato Michael Douglas di Wall Street? Sempre Nino Cerruti style. E anche il look androgino di Renée Russo, accanto a Clint Eastwood, in Nel centro del mirino. Il nome di Nino Cerruti appare nei titoli di coda di più di un centinaio di film, tra cui Borsalino, Basic Instinct, Philadelphia.

Una scena memorabile di American Psycho? Quella in cui Christian Bale insulta la commessa della tintoria che vuole usare la candeggina su un capo Cerruti.
Da Michael Douglas ad Harrison Ford, da Sharon Stone a Julia Roberts, tanti divi di Hollywood hanno scelto Cerruti per i red carpet.

Il signor Nino diceva: «Mi piacciono gli attori: sono personaggi mai convenzionali. Sovente fragili ma appassionati e appassionanti».

Il saluto di Giorgio Armani

Il connubio con l’altro grande marchio italiano, la Ferrari, è sigillato nel 1994, quando il brand viene nominato designer ufficiale della squadra di Formula 1: vestono Cerruti nel tempo libero Jean Alesi, Gerhart Berger, Jacques Villeneuve, Michael Schumacher.

Nel 2000 il passo indietro: Nino Cerruti cede la parte moda, il marchio Cerruti 1881, per concentrarsi sul Lanificio Fratelli Cerruti.

Nino Cerruti
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Nino Cerruti, luglio 1987

Prima di ritirarsi aveva riflettuto sui cambiamenti del settore, negli oltre 40 anni vissuti da protagonista: «L’ambiente era molto diverso un tempo. Quando ho iniziato a lavorare, c’era ancora una cultura tradizionale con meno individualità, più correttezza sociale». Aggiungendo: «Ci si è spostati rapidamente verso una società in cui c’è più libertà, più originalità e più scorrettezza».

Oggi Giorgio Armani saluta Nino Cerruti così: «Da lui ho appreso non solo il gusto della morbidezza sartoriale, ma anche l’importanza di una visione a tutto tondo, come stilista e come imprenditore. Il signor Nino aveva uno sguardo acuto, una curiosità vera, la capacità di osare. Mancherà quel suo modo gentile di essere autorevole e anche autoritario».

Nino Cerruti
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Nino Cerruti, luglio 1987