Il tatuaggio Maori su viso
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Il tatuaggio Maori su viso

di Oldranda

Si chiama Moko Maori il tatuaggio sul viso tipico della tradizione dell’isola

A parlare è #Oldranda, ovvero Andrea Gatti – che tra le mille passioni (oltre a musica, cani, scarpe) ha anche quella del tatuaggio. Qui, ogni settimana, ne racconta l’arte, le scuole, gli stili, i personaggi più importanti al mondo. Buona lettura.

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Moko è il nome del tatuaggio Maori che viene eseguito sulla faccia: essendo sacro non è consentito a chi non è Maori. Il nome Moko potrebbe derivare dai disegni di lucertole presenti in questo tatuaggio (che sono chiamate mo’o o moko) come segni di discendenza divina, quindi erano prettamente i capi a farsi questo tattoo, le persono esetremamente influenti e i ceti sociali importanti..

Il moko era una tipologia di tatuaggio che potevano fare anche le donne in quanto rappresentava una vera e propria carta di identità della persona che lo portava. Ricco di dettagli, indicava lo status sociale, l’appartenenza a una tribù, quanti nemici aveva ucciso in battaglia, o semplicemente l’avvenuto passaggio dall’infanzia all’età adulta.

Questo tatuaggio viene eseguito con un rito ben preciso dai Tohunga ta Moko, i maestri tatuatori che avevano le capacità per eseguirlo.

Invece il Kirituhi era una categoria di tatuaggio che si potevano fare tutti, anche gli appartenenti dei ceti più bassi, non era legato a nessun tipo di status o stirpe ma accessibile a tutti, I simboli avevano un significato meno profondo e non veniva eseguito nessun rito sacro. Resta, comunque, una categoria molto importante per le tribù Maori, le icone del Kirituhi stanno a significare le fasi cruciali della vita.

Fondamentalmente sono due le tecniche utilizzate per eseguire il tatuaggio Maori: Ia prima si chiamava “puhoro” e si basava sull’utilizzo di una punta molto appuntita che permetteva all’inchiostro di entrare nella pelle. La seconda si chiamo “Moko whakairo” ed era una tecnica molto più dolorosa della precedente, perchè venivano utilizzati scalpelli e arnesi taglienti, con i quali si creavano dei solchi nella pelle nei quali poi veniva versato il pigmento. Una volta guarite le ferite, rendevano più visibile il disegno.

Per gli uomini a differenza delle donne il tatuaggio poteva estendersi su tutto il volto.