Con il topo non si scherza. Ecco DFWTM, la nuova seduta di Ron Arad per Qeeboo

Con il topo non si scherza. Ecco DFWTM, la nuova seduta di Ron Arad per Qeeboo

di Digital Team

Qeeboo realizza in scala industriale una celebre seduta limited edition di Ron Arad

Ve la ricordate la Big Easy, la poltronciona d’acciaio che Ron Arad saldò (esatto, con la fiamma ossidrica) nel 1988 e che poi, dal 1991, Moroso edita in una bella versione di polietilene con stampaggio rotazionale (anche in versione soft).  È stata un po’ il biglietto da visita del designer israelo-britannico che era già un cult della nuova onda del design inglese; all’epoca venne soprannominata ‘Mickey per i due sovradimensionati braccioli che ricordavano le orecchie del celebre topo di Disney. Bene, la Big Easy è in certo modo la mamma della DFWTM (acronimo di Don’t F***k With The Mouse, avvertimento che ha una bella storia e ve la raccontiamo dopo il punto), la seduta che oggi Qeeboo ha lanciato in edizione industriale, declinata in versione per interni in poliuretano espanso rivestito in tessuto e un’altra, anche per gli spazi esterni, in polietilene riciclabile stampato (anche lui) in rotazionale. 

Che Ron Arad dovesse prima o poi incontrarsi con Stefano Giovannoni e il suo Qeeboo era quantomeno inevitabile: impossibile che due teste come le loro, con visioni acute di che cosa sono avanguardia e prodotto industriale, non si trovassero. DFWTM è puro Arad 100% e perfetta per la collezione Qeeboo che peraltro conta e da tempo collaborazioni internazionali importanti. Nata nel 2019 inizialmente come limited edition in fibra poliestere e fiberglass, dipinta poi a pennello da Arad – in sostanza una serie di pezzi unici che sono stati presentati in una esposizione losangelina nel 2020 – la seduta doveva chiamarsi IP, dato che il legale interpellato dal designer per la proprietà intellettuale l’aveva sconsigliato di chiamarla Mickey Mouse: «L’avvocato mi confermò che era una cattiva idea, e disse ‘Non si scherza con il topo’ (appunto Don’t F…k With The Mouse). Che probabilmente era il nome migliore».