La prima e la più sexy delle pin up in una mostra a Bologna

Frangetta compatta e bombata effetto pin up: è un look sempre molto apprezzato. La mostra Bettie Page: the Original Pin Up, alla bolognese Ono Arte Contemporanea (via Santa Margherita 10, dal 29 agosto al 29 settembre), ne racconta le origini, in 55 fotografie (molte inedite) della collezione di Michael Fornitz. E spiega molto, forse tutto, sull’universo erotico dei nostri giorni. Burlesque, fetish, bondage, lingerie, Dita Von Teese, Anastasia Steele (l’eroina di 50 sfumature), Phoebe Zeitgeist (la suppliziata semprenuda di un celebre fumetto degli anni ’60), Material Girl (Madonna, ovvio): parole e nomi che non avrebbero avuto fortuna nell’immaginario (e nei dizionari) senza di lei, la prima, anzi la regina delle pin up. Lei è stata “la madre di tutte le fantasie”. Ai suoi tempi era “notorious”, che non era un complimento: vuol dire famigerata. Alimentava il gossip più pruriginoso, si diceva che avesse sedotto anche Katherine Hepburn. Poi i segni della sua “infamità”, frangia nera, intimo leopardato, corde, carrucole e statuario torso nudo, sono diventati simboli di un sex appeal da culto, solleticante anche oggi, che le emozioni devono essere estreme. Lo sguardo magnetico di Bettie (Betty all’anagrafe) Page non si spegnerà mai. Se n’è andata l’11 dicembre del 2008, a 85 anni, ma è solo il dettaglio anagrafico di un’esistenza che è stata più cupa delle sue immagini. Lei vive nelle fotografie, soprattutto di Irving e Paula Klaw e di Bunny Yeager, viene celebrata sullo schermo (da La scandalosa vita di Bettie Page, 2005, con Gretchen Mol, a Bettie Page Reveals All, documentario del 2013 di Mark Mori) e ispira tutti coloro venuti al mondo dai tempi di Playboy in avanti.