Grace di Monaco: il ritorno a Cannes della principessa triste
L'attrice Grace Kelly in un ritratto del 10 febbraio 1955 (Keystone/Getty Images)

Grace di Monaco: il ritorno a Cannes della principessa triste

di Andrea D’Addio

Al Festival del cinema la splendida donna, moglie dal sangue non blu, che rinunciò a essere attrice per amore

“Ho provato ad essere come Grace Kelly, ma i suoi sguardi erano troppo tristi”. Così cantava Mika nel 2007 in una delle sue più celebri canzoni, e così oggi, almeno a tratti, sono gli occhi di Nicole Kidman sul grande schermo mentre interpreta Grace di Monaco per l’omonimo film d’apertura del festival di Cannes. Difficile rinunciare alle scene quando si è l’attrice preferita di un regista come Afred Hitchcock, eppure fu questa la decisione che la principessa si trovò costretta a prendere nel 1961 per evitare reazioni negative da parte del resto della famiglia regale.

Se già non era stato semplice farsi accettare come moglie dal sangue non blu, la possibilità di tornare solo un anno dopo al centro del jet set cinematografico non era assolutamente conciliabile con i suoi doveri istituzionali. Continuare l’amore o rituffarsi nella carriera? Decise per l’amore, o meglio per la famiglia. “Evito di guardarmi indietro. Preferisco un buon ricordo ai rimpianti” disse, ma la verità è che qualsiasi scelta sarebbe stata sbagliata proprio perché assoluta. E così che quella che era una delle donne più belle ed invidiate al mondo si trasformò gradualmente in una principessa dallo sguardo malinconico la cui morte per incidente stradale nel 1982 sembrò in qualche modo l’epilogo di una favola dalla morale più che mai tragica.

“Questo film non avrebbe mai dovuto esistere” così si è espressa la figlia di Grace, Stéphanie, sulle pagine del quotidiano Nice Matin dopo la recente proiezione privata organizzata appositamente (ma senza successo) dalla produzione per placare una polemica iniziata già all’epoca della lettura del copione. “Troppo glamour” è un altro degli appunti mossi al regista Oliver Dahan e allo sceneggiatore Arash Amel. Grace Kelly era senza dubbio un’icona di eleganza e portamento, ma, almeno a parole, non amava la grande industria cinematografica: “Ho odiato Hollywood. È una città senza pietà, conta solo il successo”. A distanza di più di trent’anni dalla sua scomparsa, anche i suoi eredi sembrano continuare a pensarla così e, a parole, boicottano il primo film mai dedicato completamente alla madre. Grace Kelly e il cinema, forse, non si riconcilieranno mai.