Grace Kelly stregò un genio (Hitchcock), un principe (Ranieri), una generazione. Trent’anni dopo la sua scomparsa, la top model Diana Meszaros ne fa rivivere per Icon la gelida, irresistibile passionalità. di Santi Urso

La Grande Corniche offre incantevoli panorami, nella discesa dalle colline al mare di Montecarlo. Gli spettatori li hanno ammirati al cinema in Caccia al ladro (1955), seduti con Gary Grant a bordo di una decapottabile al fianco di una Grace Kelly spericolata al volante. Quella mattina del 13 settembre 1982 la location è la stessa, ma non è un film e non ci sono spettatori: la macchina è una Rover 3500, targa 6359MC, porta la principessa Grace e sua figlia Stéphanie. A un tornante tira dritto, a 80 chilometri all’ora, e vola in uno strapiombo: mancano pochi minuti alle 10.

Alla stessa ora di un ventoso 19 aprile 1956, la cattedrale di San Nicola aveva accolto invitati e corteo nuziale del “matrimonio del secolo”. Titolo meritato, perché le nozze del principe Ranieri III di Monaco con l’attrice Grace Kelly sono state la prima fiaba del Novecento e continuano a evocare, anche nei tempi imbarbariti del Ventunesimo secolo, un clima di favola, forse l’unica, negli ultimi cent’anni, mai oscurata da scandali, dolori e rivelazioni.

Vero: fin qui è come aver cominciato a leggere un romanzo dalla fine, che non è delle più liete, perché il destino, con Grace Kelly, ha giocato sporco. Trent’anni fa, per tutto il mondo, fu come se la fiaba di Cenerentola si fosse spezzata. Ma era, diciamo così, un errore di prospettiva.

Perché Grace Patricia Kelly, nata a Philadelphia, in Pennsylvania, il 12 novembre 1929 in una famiglia irlandese, prima di diventare principessa era stata regina. Non sovrana di un delimitato territorio, ma di un regno infinito: quello dei sogni che nascevano a Hollywood e conquistavano il mondo. E, a leggerla anche con libri contabili alla mano, la love story di Grace e Ranieri dice che il Cenerentolo era lui.

Quando si conobbero Grace Kelly era la stella più luminosa, più bella, più desiderata di Hollywood. E coltivava con cura la fama di misteriosa e irraggiungibile che la seguiva sin dai 18 anni, quando se n’era andata a New York per fare la modella e che lei, ambiziosa stellina, non aveva smentito neanche ai primi passi nel mondo del cinema, dove s’era affacciata con un portamento solenne che aveva fatto dire a molti, a cominciare da Frank Sinatra: «Questa è nata principessa».

Al provino in guanti bianchi — Una ragione c’era: ricchissima di famiglia, e sempre sostenuta da papà Jack, industriale del mattone “self made man”, Grace poteva scegliere. Non aveva bisogno di farsi benvolere da produttori e registi, andava alle feste che le piacevano rifiutando i flirt inventati dai press agent e scartando senza esitazioni servizi fotografici che non la convincevano (c’era chi aveva provato a farle indossare un due pezzi leopardato!). E ai provini andava in tailleur e guanti bianchi. Fu così che aveva conquistato Alfred Hitchcock, all’audizione per Il delitto perfetto (1954). «Era una debuttante, non mi era mai capitato di vederne una che arrivava in guanti bianchi».

Per il “mago del brivido” è, per così dire, amore a prima vista: adora subito i suoi capelli biondi, i suoi piedi e la sua aria sofisticata. Per la critica, Grace Kelly era solo una figurina nello stampo del regista, che le voleva tutte bionde, delicate, autocontrollate e ribollenti sotto la superficie tranquilla. Ma per “Hitch” Grace, più di Ingrid Bergman, Kim Novak, Janet Leigh, Tippi Hedren, è l’incarnazione perfetta del suo ideale erotico: «Una vera signora, in piedi e vestita. Una grande cortigiana, nuda e distesa. Ma fino a quel momento il sesso non si deve notare».

“Cortigiana” era la traduzione giornalistica del termine usato dal regista, molto più espressivo. La quasi esordiente Grace Kelly (dopo La quattordicesima ora, del 1951, aveva lavorato in soli due film: Mezzogiorno di fuoco, 1952, e Mogambo, 1953) diventa per Hitchcock protagonista e ispiratrice. Insieme, in due anni, girano tre capolavori: Il delitto perfetto, La finestra sul cortile (1954), Caccia al ladro.

Ma una vera star non si fa imprigionare in un genere: nello stesso anno, il 1954, Grace Kelly spazia dal film avventuroso,Fuoco verde, a quelli drammatici, I ponti di Toko-Ri e La ragazza di campagna. Grazie a questo film, l’ottavo della sua carriera, Grace, nella notte del 30 marzo 1955, ruba la scena a Marlon Brando sul palco del Pantage Theatre di Hollywood. Lei ha vinto l’Oscar come miglior attrice, a lui è toccata la statuetta di miglior attore (per Fronte del porto), ma ai fotografi interessano solo i suoi sorrisi accanto alla Kelly e lo costringono a baciarla per ventuno volte.

Grace, che nel giro di pochissimi anni si è conquistata il nomignolo di “Glace”, ghiaccio, sembra lanciata verso un avvenire da superstar, caratterizzata da una apparenza fredda che nasconde un vulcano di passione. 
Ma lei ha già deciso un destino diverso.

Alta società — Quello che sullo schermo è solo una stuzzicante promessa, nella sua vita è realtà: senza mai tradire la sua maschera professionale, Grace Kelly in privato si diverte moltissimo.

Induce alla sbandata i colleghi di lavoro: William Holden, che è già sposato, si fa addirittura presentare in casa e progetta il divorzio. La corteggia, inutilmente, anche Bing Crosby. Lei preferisce la compagnia del conte Oleg Cassini, che la scorta anche negli spostamenti di lavoro. Vola con lei in Costa Azzurra, dove le sono già stati attribuiti flirt con Jean-Pierre Aumont (ma Grace aveva scritto a casa: «Non ho perso né la testa né il cuore») e David Niven, che aveva una villa a Cap Ferrat. In quello scenario Hitchcock la dirige, con Cary Grant, nella commedia giallorosa Caccia al ladro.

È un set che fa da location al nuovo capitolo della fiaba. Inaspettato, secondo la leggenda. Perfettamente concordato, secondo la storia. Le basi della “storia d’amore più affascinante del secolo” poggiavano su solidi interessi economici. Miliardari in dollari, i Kelly potevano assicurare ai Grimaldi un’alleanza decisiva per contrastare i piani del magnate greco Aristotele Onassis che si stava impadronendo del principato. I capitali americani avrebbero permesso investimenti turistici e immobiliari che potevano far conoscere a Montecarlo splendori mai visti.

E anche qualche invidia: c’era chi aveva battezzato il palazzo della Rocca la “Casa Bianca in Costa Azzurra”. Di più: un gossip dell’epoca diceva che tutti i feudi Grimaldi non valevano la cifra che Grace Kelly guadagnava con un film. Ma questa è materia per pagine d’economia; la materia di cui era fatta Grace è quella di cui son fatti i sogni, quelli più sottilmente erotici, dove la promessa della voluttà serpeggia sotto la pelle.

Foto: Simon

Styling: Miki Zanini

Testo: Santi Urso

Le foto sono state scattate presso l’Arosio Hotel di Arosio (Como)

Hair: Kiril@GreenApple
Make up: Cosetta Giorgetti@W-MManagement