Interpretata da Nicole Kidman, torna al cinema la storia di Grace Kelly, sogno tra i più sensuali dove la promessa della voluttà serpeggia sotto la pelle

Fa uno strano effetto guardare Grace di Monaco, film incentrato su un episodio della vita della principessa Grace Kelly: il momento fatale in cui scelse di rinunciare per sempre al cinema. Fa uno strano effetto, perché tutti gli spettatori quella storia è come se l’avessero vista cominciando dalla fine. Tragica e indimenticabile. Da quel 13 settembre del 1982, quando sulla Grande Corniche, già vertiginoso scenario di Caccia al ladro, la Rover 3500 di Grace Kelly tirò dritto a un tornante, volando in uno strapiombo di quasi 50 metri (e lei, stroncata dalle ferite, si spense il giorno dopo).

Non è solo il ricordo di un terribile e oscuro incidente, è soprattutto il momento in cui Grace è entrata nella leggenda, nel doppio ruolo di principessa di Monaco e regina di Hollywood. Nicole Kidman, che la impersona nel film di Olivier Dahan, va apprezzata con un: “Complimenti per il coraggio”, anche  perché lei stessa ha dichiarato: “La mia intenzione non è stata quella di imitarla, ma cercare di restituire la sua personalità”. Onesta intenzione: l’irlandese Grace Patricia Kelly, nata a Philadelphia, in Pennsylvania, il 12 novembre 1929, è inimitabile.

Come attrice, era la stella più luminosa, più bella, più desiderata, e anche più misteriosa e irraggiungibile, di Hollywood. Ai provini andava in tailleur e guanti bianchi. Fu così che ha conquistato Alfred Hitchcock all’audizione per Il delitto perfetto. “Era una debuttante, non mi era mai capitato di vederne una che arrivava in guanti bianchi”. Per il mago del brivido rappresentò l’incarnazione perfetta delle sue fantasie erotiche: “Una vera signora, in piedi e vestita. Una grande cortigiana, nuda e distesa. Ma fino a quel momento il sesso non si deve notare”. E anche nella vita, l’apparenza fredda dell’attrice nascondeva un vulcano di sensibilità e passione.

La personalità di Grace non si fece imprigionare in un genere anche se, in quanto musa di Hitchcok, si era meritata il soprannome di Glace, ghiaccio: con il drammatico La ragazza di campagna, diretto da George Seaton, vinse l’Oscar 1954 come miglior attrice. E non si fece imprigionare neppure dallo star system: corteggiatissima dai colleghi (William Holden, Bing Crobsy, Jena-Pierre Aumont, David Niven), scelse lei l’uomo della sua vita, un vero ‘Principe Azzurro’, quel Ranieri III di Monaco, che la sposò il 19 aprile 1956, inaugurando in tv la serie dei “matrimoni del secolo”, trasmessi in mondovisione.

Intanto, la sposa continuava a imporre il suo stile: vestiva un abito di Helen Rose, la costumista della Metro Goldwyn Mayer, che l’aveva servita anche nei film e che aveva fatto scendere il velo da una calottina che le lasciava completamente scoperta la fronte, un particolare del suo corpo che la stessa attrice considerava bellissimo. Eppure fu come se in quel gioioso momento trionfale, cominciasse a strisciare l’invidia degli dei: Ranieri non riuscì a infilare l’anello all’anulare di Grace e si dovette far aiutare da lei. E il paggetto Sebastian von Fuerstenberg, che portava all’altare il bacile degli anelli, ne aveva fatto cadere uno, subito raccolto da padre Tucker, il confessore di Ranieri (nel film è Frank Langella).

Due segnali di malasorte. Ma il mito di Grace ha resistito a ogni maleficio. E l’unione con Ranieri è stata risparmiata dalle malignità, anche se già nei primi anni Sessanta, alcuni amici consideravano la principessa prigioniera, più che padrona, della Rocca. Ci sono molte testimonianze che suggeriscono dolorosi ripensamenti di Grace, preda di una acuta nostalgia del set. “Le favole finiscono bene, la mia non so”: era stata una sua confidenza, al tempo delle nozze.

La vita terrena di Grace di Monaco è finita in tragedia, ma il destino di Grace Kelly era scritto nei film di Hitchcock: è rimasta per sempre un sogno tra i più sensuali, quelli dove la promessa della voluttà serpeggia sotto la pelle.

FOTO: GETTYIMAGES

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IL TRAILER DEL FILM