Diapositive di un road trip da New York a Monterrey, e istantanee rubate ad alcuni dei volti più famosi del grande schermo: all’Armani Silos va in scena The Beats and The Vanities

Aveva solo 18 anni quando, nel 1958, Larry Fink decise di accompagnare la seconda generazione del movimento Beat, gli eredi di Ginsburg e Kerouac, in un viaggio on the road da New York a Monterrey. Li aveva conosciuti per caso nel quartiere della Grande Mela dove abitavano tutti, dalle parti di Mac Dougal Street, vicino al leggendario jazz club del Village Gate, dove suonavano Coltrane e Mingus.

Il ‘marxista da Long Island’non era preda, come buona parte dei giovani della sua età, del fascino che Wavy Gray, LeRoi Jones, Mike Stanley, Turk e Randy sembravano esercitare. ‘Erano dei nichilisti, non c’era nulla in cui credessero, ma il lavoro di un fotografo è quello di documentare la realtà, a prescindere dalle proprie convinzioni personali o visioni politiche, che non hanno mai influito nel mio mestiere. Quindi li seguì’. Il risultato sono foto in bianco e nero che raccontano la quotidianità di chi aveva scelto di dedicare la propria vita alla strada, sulle orme del padre spirituale, Kerouac, dai pomeriggi sull’amaca a suonare la chitarra alle mattine pigre, in giro per le strade di Houston, Texas. 

Quelle stesse foto sono oggi soggetto della mostra ospitata fino al 30 Luglio all’Armani / Silos The Beats and the Vanities, Larry Fink. Un palco privilegiato, che condividono con altre fotografie, sempre dello stesso autore, ma appartenenti ad un periodo molto diverso, e più recente. Le Vanities del titolo non sono altro infatti che le celeb hollywoodiane che dal 2000 in poi, Fink ha scattato negli eventi pubblici, per dei lavori commissionati dalle maggiori testate americane. Meryl Streep che parla con Natalie Portman, Lucy Liu e Naomi Watts divertite durante qualche cerimoniale di premiazione, uno sguardo d’intesa tra Natalia Vodianova e il suo allora marito Justin Portman. ‘Una decisione, quella di accostare questi due lavori, che è stata del signor Armani, e che ho molto apprezzato ‘ spiega Fink, ‘in quanto condividono molto più di quello che sembra. A livelli diversi, i Beats del ’58 e gli attori del grande schermo avevano lo stesso bisogno e desiderio di essere fotografati’.

Un’opera, quella di Fink, maestra nell’uso del bianco e nero e nella definizione delle linee, che sposa l’estetica di Armani, e si sublima in un percorso di 125 foto. Un corpus lavorativo vasto, quello del settantaseienne americano, che spazia da rare istantanee ad Andy Warhol a lavori che mettono a confronto le vite sociali dei benestanti abitanti di Manhattan con quelle della classe operaia della Pennsylvania (Social Graces), al quale il fotografo non sembra voler mettere fine. ‘Mi prendo i miei tempi, non ho scadenze o obblighi, ma voglio fotografare la destra americana. Ho già ritratto politici come Bernie Sanders, ma ho il desiderio di documentare la vita di chi vive sotto la bandiera confederata. E succederà prima di quanto non creda’.

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The Beats and The Vanities

Larry Fink

Armani / Silos

Milano

Fino al 30 Luglio