Quando le attrici erano battezzate coi diamanti e celebrate a suon di smeraldi. La mostra al De Young Museum di San Francisco
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Marisa Berenson con collane e anelli Bulgari in una foto del 1969
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Monica Vitti indossa "Sette meraviglie" la collana in platino, smeraldi e diamanti di Bulgari – 1963
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Gemelli "Star-Spangled Banner" ca. 1970–1976: oro con coralli, lapislazzuli e diamanti
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Giardinetto brooch, 1966 – Oro e platino con zaffiri, rubini e diamanti – 7×6 cm. Bulgari Heritage Collection.
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Bracciale-orologio serpente, ca. 1967. Oro rosso e giallo e rubini – Bulgari Heritage Collection
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Barca portacarte, 1974: argento e oro – Bulgari Heritage Collection
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Collana e orecchini, platino con zaffiri e diamanti, 1955 – Bulgari Heritage Collection
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Collana, 1961: platino, smeraldi e diamanti – Bulgari Heritage Collection
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Ciondolo a forma di carta da gioco con catena, 1972: oro con corallo e madreperla – Bulgari Heritage Collection
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Tre tipi di spille a forma di gelato: la prima, in oro con ametista, calcedonio giallo e diamanti; la seconda in oro con calcedoni policromi e diamanti, la terza in oro con corallo, calcedonio verde e diamanti – Bulgari Heritage Collection
Bulgari last minute. Al De Young Museum di San Francisco è cominciata l’ultima settimana della mostra dedicata alla maison romana di Via dei Condotti. Ma ‘The Art of Bulgari: La Dolce Vita & Beyond 1950-1990’ non è solo un’infilata di vetrine scintillanti. In realtà è un racconto brillante di anni patinati, di firmamenti hollywoodiani, di star capricciose e miti dorati. Di un’Italia da esportazione, insomma.
Tutto inizia con un salto nel buio. In quel nero profondo, avvolgente, elegante delle sale, squarciato da 150 gioielli che illuminano a giorno quarant’anni di fuochi d’artificio formato collier. Citazioni che brillano di luce propria. E di luce riflessa. Di quegli sguardi, di quei sorrisi, di quelle dive che li hanno indossati, amati, sfoggiati e collezionati. Come Liz Taylor, a cui è dedicata un’intera sala. Lei che ha voluto che il suo anello di fidanzamento fosse Bulgari e che per il matrimonio ha preteso pure la collana da abbinarci. Lei che, come ripeteva sempre suo marito, Richard Burton: “Bulgari è la sola parola d’italiano che sa”.
Un’esibizione che è come un libro di ricordi, che inizia con quegli anni ’50 in cui Cinecittà era in provincia di Hollywood e Roma una frazione di Montecarlo. Gli anni della Taylor, appunto, ma anche di Grace Kelly ovviamente. E delle stelle italiane, nascenti e filanti. Sofia Loren, Gina Lollobrigida, Virna Lisi. Dolce vita piena, insomma, Anita Ekberg coi suoi orecchini di zaffiri inclusa. Quando le attrici erano battezzate coi diamanti e celebrate a suon di smeraldi. Ogni vetrina una suggestione, un’evoluzione del lusso, della moda. Un ‘effetto wow’ continuo per chi quelle cose finora le aveva viste solo in Technicolor. Un ‘come eravamo’ dei sogni impossibili. Un come si costruisce un mito a 18 carati, inossidabile, un brand che non sbiadisce col tempo. Che le mode non superano, affiancano tutt’al più. Da sempre, da quella Vitti anni ’60, ruggente quanto mai nel ritratto di Karen Radkai, alla Cher a stelle e strisce che nel 1972 accoglie il primo negozio Bulgari negli Stati Uniti. Per finire nel letto di Sharon Stone, circondata da gioie e colori made in Italy (nel Casino di Martin Scorsese, 1995).
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