Cento Ponti sul Lago Maggiore. Le ceramiche d’autore di Richard-Ginori

Cento Ponti sul Lago Maggiore. Le ceramiche d’autore di Richard-Ginori

di Paolo Lavezzari

In mostra a Laveno cento spettacolari ceramiche firmate Gio Ponti per Richard-Ginori. Un tesoro degli anni Trenta che parla di buon gusto, fantasia, eleganza, eccellenza del fare

Vacanzieri lacustri di entrambe le sponde del Lago Maggiore, siete avvisati; per quelli sul versante piemontese, traghetti da Arona, Intra…Che succede? Ci sono in mostra a Laveno le spettacolari ceramiche create da Gio Ponti per Richard-Ginori. Quanto buon gusto, passione e lungimiranza vanno riconosciute al collezionista che ha raccolto e, ora, accettato di esporre la sua raccolta di ceramiche di Richard-Ginori, tutte disegnate da Gio Ponti. Già, Ponti e la celebre fabbrica: due nomi che anche ai meno attenti (e/o interessati) sono ben noti come altrettanti vertici del genio italiano; da un lato, l’architetto milanese che tutto ha disegnato, dall’altro l’azienda fiorentina che in particolare sulle tavole delle nostre case ha sempre aggiunto con i suoi magnifici piatti (anche i semplicissimi bianchi) un tocco di eleganza, di status – il servizio buono, quello che sembra dare un sapore in più alle ricette delle occasioni speciali. Quando, giusto 100 anni fa, il 32enne architetto milanese, già attivissimo, ne diventa direttore creativo, nella storica azienda ceramica con 200 anni di storia alle spalle avviene una vera rivoluzione, una radicale virata in termini di stile e innovazione che toglie la Richard-Ginori dalle secche di una tradizione autoripetitiva alla noia, e le infonde una sferzata di novità subito vincente.


Grande vaso con figure femminili

100%. Un centenario e cento pezzi: Richard-Ginori e Gio Ponti in una collezione lavenese (aperta fino all’8 ottobre al MIDeC – Museo Internazionale Design Ceramico di Laveno Mombello – il cinquecentesco Palazzo Perabò, luogo già fascinoso di per sé) racconta quella liaison decennale e affascinante. Quale fu la formula ‘magica’ di Ponti? Guardando i pezzi viene da dire che fu un calibrato, intelligente cocktail fatto di rilettura e rinnovamento di motivi già presenti, ovviamente di  nuovi soggetti e, non ultimo, uno sguardo aggiornato su quanto avveniva Oltralpe (per dirne una, Ponti dal ’27 lavora con la neonata parigina Christofle). Infinite le forme: bomboniere, vasi di ogni foggia e dimensione, piatti da parata, sculture; e poi i decori, la vera ricchezza di questi lavori. C’è tutto anche qui: figurine con silhouette eleganti, teatrali, da commedia italiana; personaggi sognanti su sfondi di grattacieli, nudi femminili in intrichi di decori che rimandano a quelli pompeiani, mappamondi, prospettive dechirichiane – un repertorio insomma schiettamente italiano che la straordinaria tecnica pittorica dei decoratori ha reso con colori spesso fiabeschi (una tradizione di saper fare che peraltro le attuali maestranze di Doccia portano avanti con pari eccellenza).


Vasi sferici “Le mie terre” e “Venatoria”

A corollario della mostra, Massimo Lunardon, maestro del vetro, e Margherita Grasselli, scultrice ceramista, che da qualche tempo lavorano insieme, presentano una fiaba in ceramica e vetro: protagonisti sono il Pinocchio (di Massimo) e la Margherita (della sua omonima), la Farfalla e la Balena. Dal clima sospeso e per certi versi metafisico di Ponti, alla favola gioiosa e amabilmente infantile: un bel salto che ci sta.