Fake, festival del falso e dell’inganno
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Fake, festival del falso e dell’inganno

di Micol De Pas

Al via la seconda edizione, quest’anno incentrata sul tema dell’identità

Il 21 e il 22 maggio, il Falseum, il Museo del Falso di Biella, apre le porte alla seconda edizione di Fake: festival del falso e dell’inganno, questa volta incentrato sul tema dell’identità.

A partire dalla sua declinazione attuale, nella forma più immediata del selfie, fino all’indagine storica della rappresentazione di sè, propone un approfondimento sul confronto tra originale e falso dalla storia alla scienza, dall’economia alla politica, dall’arte alla regligione. Ad aprire il festival una video intervista a Andrea Camilleri, cui seguono molti appuntamenti di ambiti diversi, tra cui lo spettacolo di Wu Ming Contingent ispirato al romanzo L’invisibile ovunque e l’incontro con Luca Scarlini a proposito di David Bowie e i suoi personaggi.

Ma c’è una storia che intreccia filosofia, sociologia, scienza e criminologia. Si tratta del teschio di Giuseppe Villella, oggetto di trasformazioni ad opera di anti lombrosiani e lombrosiani nel tentativo di suffragare l’una o l’altra teoria. Riportiamo le parole di Silvano Montaldo, docente di Storia del Risorgimento a Torino e direttore del Museo di Antropologia Criminale Cesare Lombroso, per un racconto in anteprima.

La vicenda del cranio conteso di Giuseppe Villella ha tratti grotteschi, ma anche molto seri, in quanto parla implicitamente della crisi della storia. Tutto ebbe inizio nel 1870, quando Cesare Lombroso credette di scoprire il tratto morfologico della delinquenza, quella fossetta occipitale sul cui significato a lungo discussero psichiatri e criminologi, nel cranio di un detenuto morto sei anni prima nell’Ospedale di Pavia. Esposto nell’attuale allestimento del Museo di Antropologia criminale “Cesare Lombroso”, aperto nel 2009 dall’Università di Torino, il cranio di Villella ha subito un processo di trasformazione ad opera dei movimenti neoborbonici e degli aderenti al Comitato NoLombroso. Così la figura storica di Villella è stata innalzata al rango di eroe della resistenza contro l’oppressione piemontese e la presenza di quel reperto all’interno del museo torinese è diventata il simbolo del pregiudizio antimeridionale.

Da qui la richiesta di restituzione, presentata dal sindaco del comune di origine, Motta Santa Lucia, in Calabria, al tribunale di Lamezia Terme, richiesta accolta da un’ordinanza dell’ottobre 2012. L’Università di Torino ha interposto appello avverso l’ordinanza e ha ottenuto la sospensione dell’efficacia esecutiva del citato provvedimento. Intanto, ICOM Italia e international hanno espresso una posizione contraria alla “restituzione” del reperto.

La decisione della Corte d’Appello di Catanzaro è attesa per il settembre 2016, ma a proiettare questa vicenda sullo scenario nazionale è stato, nel 2014, il libro di Maria Teresa Milicia, Lombroso e il brigante. Storia di un cranio conteso (Salerno Editrice). Milicia ha ricostruito i passaggi di un processo di demonizzazione della figura di Lombroso da parte dei movimenti identitari del Sud, già avviato prima ancora dell’effettiva apertura del museo, nonché la totale estraneità alla vicenda della comunità originaria, Motta Santa Lucia, in cui si era perso il ricordo di Villella, e la successiva appropriazione del suo personaggio.

In tal modo, il museo dell’Ateneo torinese si è trovato alle prese con un caso di repatriation o reburial analogo a quelli che già da tempo hanno investito alcuni grandi enti culturali europei e americani, sottoposti alle richieste dei discendenti delle popolazioni colonizzate dagli occidentali. Ma il significato del libro non è tutto compreso nel testo scritto: esso ha infatti portato l’autrice a vincere la selezione della giuria del premio Palmi, ma anche a dover affrontare un umiliante confronto con la fantasiosa ricostruzione della figura di Villella pubblicata dal presidente del Comitato NoLombroso (Domenico Iannantuoni, Francesco A. Cefalì, Perché briganti? La vera storia del “brigante” Giuseppe Villella di Motta Santa Lucia (CZ), Milano, May-C, 2014) per poter presentare i risultati della sua ricerca a Motta Santa Lucia.

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Fake: festival del falso e dell’inganno

Falseum, Biella, 21 e 22 maggio