
Il fotografo del mese: Francesco Faraci
Il valore dell’immagine nella comunicazione attraverso l’interpretazione di un giovane autore
Questo mese abbiamo deciso di dedicarlo a un unico progetto, un unico tema di reportage sociale raccontato, illustrato e comunicato con potenza e efficacia diretta da Francesco Faraci. Ho osservato con attenzione queste fotografie affezionandomi a ogni immagine, quasi da non volerne escludere nessuna. La forza comunicativa dei bambini è tutta qui, in ogni singolo scatto, in un attimo, in un clic pieno di emozione. Di seguito le parole dell'autore che descrivono il progetto.
“Un viaggio di tre anni nelle periferie di Palermo. Protagonisti i bambini che, in queste realtà relegate ai margini della società, sono costretti a imparare fin dalla tenera età le regole dello stare al mondo. Cep, Zen, Brancaccio, Sperone, Ballarò e Vucciria: microcosmi dalla forte identità, quasi inaccessibili. I bambini da quelle parti sono anticonformisti, provocatori e ribelli. Vanno dritti al punto, difficile imbrogliarli. La società borghese e benpensante li chiama Malacarne, gli scarti di animale che non vorrebbero nemmeno al macello, ignorando però le loro potenzialità, la loro energia, il loro essere”.
Francesco Faraci nasce a Palermo nel 1983. Dopo gli studi universitari umanistici, nel 2013 inizia a dedicarsi alla fotografia da autodidatta. Si occupa di fotografia documentaria e reportage sociale. Al centro del suo lavoro c’è la sua terra, la Sicilia, con un occhio particolare alle minoranze e ai minori. I suoi reportage sono stati pubblicati su riviste nazionali e internazionali quali: La Repubblica, Il Manifesto, Time Magazine, Globe and Mail, The Guardian. È anche videomaker e scrittore di romanzi, racconti e saggi che ruotano intorno alla sua terra d’origine.