Face to face con Felix Auger-Aliassime, astro nascente del tennis

Face to face con Felix Auger-Aliassime, astro nascente del tennis

di Andrea Giordano

Felix Auger-Aliassime, 22enne canadese, tra i protagonisti alle Atp Finals di Torino, si racconta ad Icon dopo aver battuto Nadal

Vittorie cruciali, capaci di consacrare, nel presente, il futuro del tennis. Lo sa bene Felix Auger-Aliassime, 22enne canadese, cresciuto guardando al mito di Roger Federer (sono nati pure lo stesso giorno, l’8 agosto), ritiratosi poche settimane fa, che è ormai uno degli aspiranti al trono di questo sport. Origini del Togo (da parte del padre, allenatore di tennis), nasce a Montréal, trasferendosi poi in Québec, contornandosi fin dai 4 anni di palline gialle e racchette. Un destino segnato, condiviso in famiglia, e con la sorella Malika, anch’essa giocatrice. Talento e gavetta, dai junior fino al salto nel professionismo, alla scalata graduale degli ultimi tempi, che lo hanno portato, virtualmente, tra la quinta e sesta posizione mondiale e a giocarsi le Nitto Atp Finals, in programma a Torino, il torneo riservato agli otto migliori della stagione a livello maschile. Ed è qui che a soccombere sotto il suo servizio, i rovesci e i colpi dirompenti, c’è una leggenda vivente come Rafael Nadal, che con questa sconfitta, a fine giornata, abbandona così definitivamente la manifestazione. Ma è una prova di forza quella che dimostra il pupillo allenato anche da Toni Nadal (ex coach storico, nonché zio di Rafa), testimonianza di un personaggio completo in tutti i reparti, in grado di sbocciare ulteriormente nel 2022, portando a casa i primi tornei importanti, Rotterdam, Firenze, Anversa, a cui aggiungere la conquista dell’ATP Cup, con la propria nazionale. Un giocatore elegante, versatile, tutto da scoprire, che adesso è finalmente pronto a rimanere ai vertici.

Proviamo a definire la tua stagione finora.

Da film o show televisivo. Penso sia soprattutto una bella storia da raccontare, è stato fantastico. Tutto è iniziato a gennaio, centrando i quarti di finale agli Australian Open, poi da lì è arrivato il primo torneo. Affronti difficoltà, avversità, ma la sfida, in ogni caso, è riuscire a migliorare il tuo gioco, rimanendo costante, mentalmente e fisicamente.

Quanto è difficile trovare la perfezione mentre giochi?

Il fatto è che non la trovi mai, ma è vero che cerchi di fare sempre le cose al meglio e penso che questo sia il mio più grande obiettivo e aspirazione, ciò per cui mi alleno quotidianamente. Lo trovo un processo affascinante, in cui ogni singolo giorno vedo un’evoluzione e dove grazie alla pratica, agli allenamenti, scopro in effetti qualcosa di più di me. 

Se ripensi agli inizi, cosa ti viene in mente?

Sacrifici e tante ore di lavoro. Le cose nella vita vanno gradualmente, passo dopo passo. Mi guardo indietro, e penso a quando ero bambino, è pazzesco pensare che oggi sia qui, è davvero molto speciale. Sognavo di raggiungere questi livelli, di battere giocatori come Nadal, anche quando nei miei confronti non c’era interesse, o non c’erano telecamere ad immortalarmi. Penso che la soddisfazione più bella sia aver visto negli occhi della mia famiglia, della mia ragazza, della mia squadra, i risultati che ho ottenuto. Tramite loro mi rendo conto di ciò che sto facendo.

Qual è la lezione che ti porti dentro quando sei in campo?

Quella di rimanere fedele a me stesso, e vale anche nella vita, voglio che i miei genitori siano orgogliosi di me per il modo in cui mi comporto. Se fai questo lavoro devi tenerlo a mente, hai davanti un pubblico, dei ragazzi, sei tu a dover dare l’esempio, mentre la parte dura è cercare di vincere sempre. Molti, nonostante sia molto giovane, mi considerano un potenziale top player, ed è una bella responsabilità da affrontare, perché a volte so di non sentirmi bene, o che non sto giocando come vorrei, ecco lì ci si sente talvolta immaturi, fragili. Bisogna saper affrontare allora tutto, vittorie, e in particolare sconfitte, è da quelle che si riparte. 

Ma dopo una vittoria del genere (contro Nadal), come ci si sente?

Tutto si azzera. Qualunqua cosa accadrà ora in questo torneo sarò orgoglioso di ciò che ho fatto insieme al mio team. Di una cosa però sono certo: non smetterò di crederci, perché un giorno diventerò il miglior giocatore del mondo e vincerò il Grande Slam.