Vivono a Londra ma si ispirano ai grandi della storia musicale italiana. Icon li ha incontrati nel tour di lancio della nuova linea estiva di occhiali

Madrid, Parigi e infine Milano. Invisible Tour, il progetto musicale di Marc by Marc Jacobs Eyewear che ha portato in consolle Alexis Taylor e Felix Martin della band londinese Hot Chip, si è concluso ai Magazzini Generali con un party esclusivo che ha fatto ballare fino a notte fonda milanesi e non solo. L’occasione era quella di celebrare con un tour europeo il lancio della capsule di occhiali special edition che sembrano arrivare direttamente dagli anni Ottanta: forme squadrate, montature in acetato trasparente, logo stampato sulle aste come murales e inserti fluo. ‘Sono nato negli anni Ottanta, a casa mia girava moltissima musica, era inevitabile che rimanessi in qualche modo legato a quel mondo così come ai suoni che hanno caratterizzato gli anni Novanta. E con l’Invisible Tour abbiamo messo musica nelle migliori location europee’, spiegano Alexis e Felix durante una rilassata intervista pre-concerto rilasciata ad Icon. 


Cinque album, una nomination ai Grammy e un’infinità di remix. La vostra musica è in continua evoluzione ma è difficile darle un nome…
Se dovessimo cercare un termine per definire l’insieme dei nostri suoni probabilmente non avremmo più tempo per crearli. Inutile. Molti la chiamano ‘elettronica’ ma spesso è più strumentale, a volte soul, pop, funky. Lasciamo a voi questo compito, noi preferiamo impegnarci di più nel produrla.


Siete cresciui a Londra, culla della musica sperimentale. Cosa vi ispira di più?

Le ispirazioni cambiano, nascono per lo più mentre ascoltiamo altra musica: house, hip hop. Prendiamo, manipoliamo, mescoliamo e produciamo. Spesso sono altri artisti a ispirarci. Solo un paio d’anni fa, per esempio, abbiamo scoperto Franco Battiato, ascoltato i primi album degli anni Settanta come Fetus e Pollution. Da allora, sono entrati a far parte della nostra personale top ten tanto che qualche tempo fa ne abbiamo fatto anche un paio di cover.


Giorgio Moroder è tra i collaboratori dell’ultimo album dei Daft Punk, l’ennesimo successo di un artitsta che ha contribuito alla creazione di questo genere musicale. Un’icona e fonte d’ispirazione anche per voi?
Non l’abbiamo mai conosciuto di persona ma il suo lavoro, le sue idee e il contributo che ha dato alla storia della musica è davvero pazzesco. Quello dato ai Daft Punk in Random Access Memories è solo l’ultimo. Un vero capolavoro musicale che lascerà il segno. Credo che Moroder sia uno dei muscisti in assoluto più influenti, e ha iniziato come deejay.

Made in the dark, uscito nel 2008, è rimasto nella top 10 delle classifiche europee per 23 settimane. Dei vostri cinque dischi è forse quello che ha avuto maggior successo…

Credo di sì. Ci sono persone che fanno fatica a credere che Coming on strong e In our heads siano stati concepiti dalla stessa mente. Però ci piace riascoltarli, ne siamo molto orgogliosi. Eravamo più giovani ma i suoni in quel momento erano nuovi, inediti: era solo l’inizio di una trasformazione che poi abbiamo portato avanti, fino all’ultimo disco.

Testo: Annalisa Testa
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