Il cibo protagonista della Biennale Foto/Industria
© Henk Wildschut

Il cibo protagonista della Biennale Foto/Industria

di Elena Bordignon

11 mostre di fotografia, allestite in sedi storiche di Bologna, che raccontano un secolo di industria alimentare e di civiltà del cibo

Alla voce #food su Instagram, compaiono oltre 462 milioni di immagini. La voracità con cui i social media ingoiano immagini di cibo, è impressionate. E’ come se la vista fosse famelica tanto quanto il nostro stomaco. E’ un tema attualissimo quello del cibo filtrato e interpretato attraverso le immagini, ma lo è ancora di più quello sull’importante legame del cibo con questioni di ordine filosofico e biologico, storico e scientifico, politico ed economico.
Tanti di questi macroscopici argomenti sono indagati nella quinta edizione di Foto/Industria, la prima Biennale al mondo dedicata interamente alla fotografia dell’industria e del lavoro ospitata a Bologna dal 14 ottobre  al 23 novembre.  

Curata da Francesco Zanot, la Biennale ha come titolo Food ed è strutturata in 10 mostre allestite in dieci sedi storiche del centro città e una al MAST, sede dell’omonima Fondazione Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia. Soggetto cardine delle varie mostre è l’industria alimentare, messa in relazioni alla questione demografica, al cambiamento climatico e alla sostenibilità.


“Il cibo è linguaggio. Come la fotografia, gli alimenti incorporano e diffondono messaggi. Il risultato è un cortocircuito: qualsiasi fotografia di cibo è il frutto di un processo di ri-mediazione. Inoltre, fotografia e cibo hanno un legame speciale con la tecnologia.” Spiega Zanot nell’approfondito testo introduttivo del catalogo della Biennale. “La fotografia nasce come tecnica. Camera oscura, pellicola e obiettivo sono conquiste dell’ingegno umano messe al servizio della scienza, dell’arte, della memoria e della trasmissione di informazioni. Per quanto riguarda il cibo, il punto di svolta è costituito dalla comparsa dell’agricoltura, che conduce dal nomadismo alla coltivazione e all’allevamento stanziali attraverso una serie di profonde innovazioni tecniche”.

Percorrendo un secolo di storia, dagli anni ’20 ad oggi, le 11 esposizioni ci mostrano, grazie a punti di vista originali e tecniche fotografiche diverse, dall’industria alimentare e il suo impatto sul territorio al rapporto tra cibo e geografia, dalla meccanizzazione della coltivazione e dell’allevamento all’evoluzione del cibo nel corso del tempo.

Nel panorama di fotografi internazionali presenti, tre gli italiani: l’eclettico e originale Ando Gilardi, protagonista della mostra “Fototeca” al MAST; Maurizio Montagna con il lavoro “Fisheye”, dedicato al fiume Sesia e alla sua valle e Lorenzo Vitturi che presenta “Money Must Be Made”, su Balogun, il mercato più grande e complesso di Lagos in Nigeria. 
Tra gli stranieri citiamo Hans Finsler considerato tra i padri della fotografia oggettiva degli anni ’30; Herbert List, fotografo tedesco membro della Magnum Photos presente con 40 immagini sulla mattanza dei tonni nell’isola di Favignana nel 1951; il giapponese Takashi Homma che immortala le facciate dei negozi di McDonald’s in paesi lontani accostate a una sequenza sulle tracce di sangue lasciate dai cacciatori di cervi in Giappone; l’olandese Henk Wildschut presente con la serie “Food”: immagini delle nuove tecnologie per una produzione sempre più massiccia e intensiva dell’industria alimentare.