Le tre cantine italiane più sostenibili secondo il Robert Parker Green Emblem
Courtesy Salcheto

Le tre cantine italiane più sostenibili secondo il Robert Parker Green Emblem

di Penelope Vaglini

Certificazioni biologiche e biodinamiche non sono gli unici parametri che identificano le azioni sostenibili di una cantina. Ecco quali sono le tre aziende italiane più all’avanguardia nella produzione vinicola sostenibile elette da Robert Parker Green Advocate

Come riconoscere una cantina che applica nel concreto scelte sostenibili? Il Robert Parker Green Advocate – parte del gruppo Michelin – con la sua giuria internazionale, assegna un premio ai produttori di vino che si impegnano verso la sostenibilità, la protezione dell’ambiente a lungo termine e la tutela della biodiversità, andando oltre alla certificazione biologica e biodinamica. Si chiama Robert Parker Green Emblem e vede la sua nascita quest’anno, con la selezione di 24 cantine nel mondo che, dalla viticoltura sostenibile, danno vita a prodotti ricchi di gusto. Non si tratta di dare valore concreto a una semplice tendenza, ma di riconoscere un know-how che verrà abbracciato da un numero sempre maggiore di produttori. Coloro che mostrano un crescente interesse per le pratiche sostenibili e rispettose dell’ambiente, temi cari anche ai consumatori. Grazie al Robert Parker Green Emblem, che le aziende selezionate potranno esporre sulle bottiglie, sarà quindi evidente l’impegno green delle cantine, vere e proprie ambasciatrici della sostenibilità.

I parametri riconosciuti dal Green Parker Green Emblem

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Courtesy Salcheto

Solo gli esponenti di rilievo della sostenibilità nel territorio che dimostrano di attuare strategie a lungo periodo volte alla protezione ambientale e alla tutela della biodiversità possono ottenere il Green Emblem. Per riceverlo, secondo l’insindacabile giudizio di una giuria internazionale, si può anche essere in possesso della certificazione biologica, che garantisce l’assenza di sostanze chimiche e pesticidi sintetici nelle vigne, oppure essere un produttore biodinamico. Un metodo creato da Rudolf Steiner nel 1924 che prevede, tra le diverse pratiche agricole, il monitoraggio delle fasi dei corpi celesti per definire i momenti più propizi per le procedure di vinificazione. In Italia, quest’anno, sono tre le cantine che possono vantare questo prestigioso riconoscimento, ecco quali sono.

Salcheto

Tra gli alberi più importanti per i territori vocati alla viticoltura, il Salice, con i suoi rami, è impiegato da secoli per legare le viti. Abbondante nella vallata ai piedi di Montepulciano, dove scorre il ruscello Salcheto, questa pianta è il simbolo dell’impegno sostenibile dell’omonima azienda toscana che quest’anno ha conquistato il Robert Parker Green Emblem. Nel cuore delle terre del Vino Nobile, a sud-est di Siena, Salcheto produce da trent’anni vini del territorio e sangiovese improntati sulla precisione aromatica, vinificando integralmente senza solfiti, né lieviti indigeni. Prima azienda al mondo ad aver certificato la carbon footprint di una bottiglia di vino già nel 2010, oggi stabilisce un Bilancio di Sostenibilità annuo con cui controlla i livelli di energie e materiali impiegati nelle varie fasi produttive, con l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra. Individua inoltre la propria water footprint, per razionalizzare l’impiego di risorse idriche, oltre all’indice di Biodiversità, per tenere sotto controllo la qualità biologica dell’acqua, dell’aria e degli ecosistemi in tutti i terreni della Tenuta. Inoltre, la cantina di Salcheto è off-grid, ovvero completamente autonoma dal punto di vista energetico, grazie alle biomasse piantate e mantenute rigogliose come i Salici. Infine, i vini sono racchiusi all’interno di una speciale bottiglia detta Bordolese Toscanella, a oggi la più leggera ed ecologica sul mercato, dalle forme estremamente eleganti, che riprendono la più antica tradizione del vino toscano.

Alois Lageder

Visione olistica della natura e amore per la sperimentazione sono i pilastri della filosofia sostenibile di Alois Lageder, una delle tre cantine italiane premiate con il Robert Parker Green Emblem. Il riconoscimento arriva in un momento particolare, che sancisce il passaggio di testimone tra la quinta e la sesta generazione della famiglia. A guidare le scelte sostenibili del brand, da quest’anno, ci sono infatti Alois Clemens Lageder, trentaquattro anni ed Helena Lageder, ventinove anni. Insieme, portano avanti l’obiettivo di rendere certificati biologici tutti i vigneti dei loro 80 partner viticoltori, entro il 2024. Parallelamente, il lavoro in tenuta è volto a rendere i passaggi della filiera produttiva più sostenibili possibile e comunicarli in modo trasparente ai consumatori. Già da due anni le bottiglie sono completamente prive di capsule e tappi a vite, materiali difficili da riciclare, in favore di carta e sughero naturale. Inoltre, per le nuove annate, verrà impiegata una bottiglia di Borgogna leggera da 450 grammi che, con un notevole risparmio di peso, rimane robusta e garantisce una qualità costante. In questo modo, la Tenuta Alois Lageder ridurrà di 87 tonnellate il consumo di vetro, con un risparmio di emissioni di CO2 legato anche alle fasi di trasporto. Con questo ulteriore passaggio sostenibile, la cantina si fa ambasciatrice di nuove pratiche ecologiche scegliendo di non brevettare la bottiglia (che si chiama Summa), in modo da incentivarne l’adozione anche da parte di altri produttori. Una buona pratica che, senza dubbio, non è passata inosservata ai giudici del Robert Parker.

Tasca d’Almerita

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Alberto Tasca, Courtesy Tasca d’Almerita, Credits Benedetto Tarantino

Il 2021 è l’anno di due traguardi importanti per Tasca d’Almerita. Oltre a figurare tra le 24 cantine al mondo insignite per la prima volta del Robert Parker Green Emblem, presenta infatti il suo decimo report di sostenibilità, documento che fotografa lo stato dell’arte dell’azienda in materia di pratiche ecologiche e riduzione dell’impatto ambientale. Impegnata dal 2009 nello sviluppo di SOStain, il primo programma green per la viticultura siciliana, Tasca d’Almerita ha lavorato molto per valorizzare il territorio e conservarne le risorse naturali, mantenendo il medesimo impegno in ognuna delle cinque tenute della famiglia che costellano l’isola a sud dello stivale. Tradotti in numeri, Alberto Tasca, CEO dell’azienda, presenta con orgoglio i risultati raggiunti. Parla infatti di oltre 1300 tonnellate di CO2 risparmiate all’ambiente solo negli ultimi due anni, insieme a mezzo milione di KWh di energia rinnovabile prodotta tramite impianti fotovoltaici. Ma non è tutto. L’aver alleggerito le bottiglie con un processo iniziato nel 2011, ha permesso un notevole risparmio di materie prime, oltre a minori emissioni di gas serra. A queste azioni, si aggiungono le certificazioni come VIVA, ottenuta nel 2017 rispettando il programma di sostenibilità promosso dal Ministero della Transizione Ecologica, a cui oggi si affianca il prestigioso riconoscimento del Robert Parker Wine Advocate. Un altro tassello che fa dell’azienda un esempio che, secondo Alberto Tasca, “promuove il ben-essere anziché il ben-avere”.