Intervista a Giuliano Sangiorgi

Intervista a Giuliano Sangiorgi

di Angelo Pannofino

In attesa di salire sul palco più famoso d’Italia per la seconda volta da concorrenti, Giuliano Sangiorgi ci ha raccontato come stanno i Negramaro

Abbiamo fatto due chiacchiere con Giuliano Sangiorgi alla vigilia della partecipazione dei Negramaro a un certo concorso canoro che pare si tenga nella cittadina ligure di Sanremo… «Sì, in effetti mi dice qualcosa…», ride lui: «Se non sbaglio ci siamo già passati nel 2005 ma l’esperienza fu così breve che ricordo solo due cose: una porta attraverso cui siamo saliti sul palco e un calcio in culo che ci ha sbattuto subito fuori. Un calcio così forte che da Sanremo ci ha fatto finire direttamente da un altro santo, San Siro. Per cui, alla fine, è stato gradevole». 

Sangiorgi si riferisce al primo concerto dei Negramaro nello stadio di San Siro, tre anni dopo la prima partecipazione dei Negramaro a Sanremo, nella categoria giovani, dalla quale vennero eliminati immediatamente, tornando però a casa con il premio della sala stampa. 

GIULIANO SANGIORGI «Caterina Caselli e Franco Califano, che stavano sotto il palco ad aspettarci, ci dissero “Forse voi non avete capito che è successo: tutti parlano di voi”. Ci fu anche un problema tecnico durante la nostra prima esibizione e Caterina ci disse “È un errore loro, quindi voi ora risalite su quel palco”, e io “Caterina, io lì sopra non salgo di nuovo”. Il terrore… Invece poi me la sono goduta».

Hai usato la parola “terrore”: eravate così spaventati all’idea di salire su quel palco?

«Lo siamo ancora! [Quel problema tecnico] rimane una macchia: l’idea che le cose non dipendano da te, che non puoi fare nulla se non cantare, in diretta…».

Con che spirito tornate a Sanremo?

«Il mio sogno non è vincere. Dico la verità: sarei molto felice se vincessero dei ragazzi e per loro si aprissero delle strade come è capitato a noi. Stiamo andando a Sanremo per condividere una cosa forte, come nel 2005 ma con un pubblico tre volte più grande. Allora volevamo usare il festival per capire in che parte del corpo della gente ci trovavamo, se nel cuore o nel c… Per capire se quello che raccontavamo era contemporaneo o no. Oggi è la stessa cosa: vogliamo “usare” quel palco per dire una cosa, con un pezzo visionario, che parla di vita. L’unica cosa che vorrei dalla nostra esibizione è non avere problemi tecnici… Certo, vincere sarebbe bellissimo soprattutto per la mia famiglia, penso a mia nonna, a cui spesso cantavo Modugno, che suo marito amava e che io, da ragazzino, ovviamente odiavo…». 


Abiti Giorgio Armani, cappello Borsalino

Da ragazzino cresciuto con il rock, cosa pensavi di Sanremo? Lo disprezzavi?

«Non ho mai snobbato Sanremo. Mai. È una cazzata: quando ti offrono un palco su cui esibirti non è mai male. L’importante è essere coerenti con sé stessi. Oggi mi sono commosso perché ho visto il foglio di carta su cui avevo scritto la canzone che ora verrà ascoltata da milioni di persone, e questa sensazione, è innegabile, la vorrebbero tutti: nessuno scrive un libro, una poesia, una canzone, perché rimanga chiusa in casa». 

Rispetto al 2005 in cosa ti senti migliorato?

«Mi sento peggiorato in una cosa: quella bellissima strafottenza giovanile che mi permetteva di fare 90 concerti in tre mesi senza un giorno off, Non so come facevo! Ricordo che iniziammo il 25 aprile alla festa dell’Unità a Parma e concludemmo il 22 ottobre in Sicilia. Fisicamente mi sento più capace adesso, ma mentalmente avevo una leggerezza per cui niente mi sembrava impossibile: oggi faccio più attenzione, infatti la cosa che odio di più in contesti come Sanremo è dover parlare tutto il giorno mentre vorrei solo restare concentrato sulla musica».

La canzone è nata sulla neve ma parla di mare, cita Battisti… Da ragazzo eri quello in spiaggia con la chitarra?

«È nata da un’immagine stupenda sulla neve che mi ha dato la voglia di ricominciare (il pezzo si chiama Ricominciamo tutto, ndr), ricominciare a vedere me stesso e chi mi sta intorno in un’altra maniera. Vorrei tanto imparare a sbagliare. A Sanremo, con Malika, faremo La canzone del sole, che è quella citata nel nostro pezzo: da ragazzo la suonavo tanto davanti ai falò in spiaggia, e la odiavo, perché tutti attorno a me facevano l’amore e io niente… È una sorta di vendetta nei confronti della canzone: l’abbiamo svuotata della chitarra iniziale, rispettando però la melodia, e dentro ci abbiamo messo tutto il nostro mondo, è una specie di mash-up in cui ci sono il piano di The scientist dei Coldplay, la batteria che cita With or without you degli U2, c’è Prince e poi c’è Battisti, insomma, la musica più bella del mondo».

Come vi vestirete?

«Vorrei un’immagine un po’ baudelairiana, di vissuto maledetto, tipo “la dannazione di vivere e scrivere”. Eleganza sobria, come le canzoni. Ci sarà un omaggio a Battisti, con un foulard leggero già incastonato nella camicia».

C’è la possibilità che “scapezzoli” come da richiesta del Fantasanremo?

(Ride, ndr) «Devo solo capire se riesco ad aprire la camicia. Non so bene come funziona ‘sto Fantasanremo: mi hanno mandato due parole, “papalina” e “scapezzolare”… Boh, vedremo. A Sanremo devi fare quello che ci crede e devi anche fare il coglione: una dicotomia che mi rispecchia molto (ride, ndr)». 


Abiti Paul&Shark

Qual è l’edizione di Sanremo che ti è rimasta più impressa nella memoria?

«Quella in cui ha vinto Roberto Vecchioni: mi è piaciuta la purezza con cui ha sbalordito».

Il tuo brano di Sanremo preferito?

«4 marzo 1943 di Lucio Dalla».

La performance memorabile?

«I Placebo che spaccano una chitarra: per chi amava il rock non era niente di che, ma per Sanremo era la fine del mondo».

Ospite memorabile?

«I Queen: se non sbaglio, Freddy Mercury cantò senza microfono per protestare contro il playback e successe il caos…». 

Duetto preferito?

«Fausto Leali e Anna Oxa, Ti lascerò… E poi il terzetto Morandi, Tozzi e Ruggeri». 

Scena cult di Sanremo?

«Quella di “Cavallo Pazzo” (Mario Appignani, mitico disturbatore televisivo degli anni ’80 e ’90,ndr) che sale sul palco dove c’è Pippo Baudo urlando “Questo festival è truccato! Lo vince Fausto Leali!” Mi sarebbe piaciuto essere Cavallo Pazzo».

Nella foto di apertura gli abiti sono Custom made Paul&Shark per Sanremo 2024. Photos by Paolo Zambaldi