La biblioteca delle feste. Libri da guardare, regalare, regalarsi

La biblioteca delle feste. Libri da guardare, regalare, regalarsi

di Digital Team

Otto libri di vario genere da regalare e farsi regalare. Tratto comune: la bellezza che parla del fare le cose al meglio per essere felici davvero. Anche con poco.

La voglia di bellezza, il desiderio di evasione ci sono sempre stati; poi, l’atmosfera di vacanze e il clima natalizio fanno la loro bella parte. Se poi ci mettiamo qualche considerazione sull’andamento del mondo contemporaneo, bisogna davvero augurarsi che la bellezza possa salvare il mondo. Forse una pia illusione? Chissà, l’ultima parola non è ancora detta. A ognuno di noi, oltre che a fare al meglio la nostra piccola parte, tenendo in ordine l’angolino dell’universo di cui siamo responsabili, non rimane che continuare a coltivare un’idea di bellezza, cercandola ovunque, anche dove non andremmo a guardare. Ecco, per darvi una mano, una serie di libri che possono essere sia belle strenne da regalare e farsi  donare, sia spunti per provare a cercare un po’ più in là. Perché la bellezza vera non è solo una questione estetica, ma in certo modo anche etica; sta nelle forme, ma anche nel fare (qualsiasi cosa) al meglio. 


 

Dopo un film che ha conquistato anche i più scettici, Barbie, la bambola più popolare del mondo, è ora protagonista di un libro a lei interamente dedicato da Assouline, alla faccia dei suoi 65 anni d’età che la potrebbero far pensare ormai da pensione, e invece proprio no. Più che bambolotto, la nostra biondina inossidabile ha nel tempo avuto un’evoluzione continua, definendosi, in barba alle convenzioni, in ruoli sempre di attualità: da protofemminista (moderatamente) anticonvenzionale ed eternamente giovane indipendente al di fuori degli schemi familiari classici, a ruoli via via sempre più impegnativi, non ultimo la presidenza deli States, nel 1992.


Il bel volume, che fa felice le signore (i signori sono avvisati) esplora decennio per decennio, la vita (perché alla fine questa è) della nostra, con un ampio corredo di “gossip” affascinanti, approfondimenti e immagini mai viste prima. Abbecedario essenziale di un fenomeno americano, il volume – con una cover realizzata nella tipica seta rosa Barbiecore – è una carrellata da un punto di vista molto speciale su 6 decenni e più di momenti culturali, politici e sociologici. E con una “popolazione” che ha toccato il miliardo di esemplari, Barbie è diffusa nelle più diverse nazionalità, etnie e professioni, qualcosa vorrà pur dire, o no?


Di anni Linda Evangelista ne ha 58, e anche lei è ancora unica, non replicabile. Top fra le top che da fine anni 80 hanno griffato con la loro bellezza le griffe più celebri, questa canadese con radici laziali ha segnato (e chi ha vissuto quegli anni se lo ricorda molto bene) la moda con una carisma speciale. Chi dice Claudia (Schiffer), chi Cindy (Crawford), chi Naomi (Campbell), macché: Linda, è lei la numero uno. Del resto, che si può dire di una ragazza che poteva permettersi di dire che a meno di 15000 dollari di cachet (o erano 20mila?) non si alzava neanche dal letto? Linda la trasformista, ogni volta diversa, ora bionda, ora coi capelli cortissimi, sempre magica in passerella e negli shooting.


Per i nostalgici, ma in generale per gli amanti della fotografia di moda fatta come si deve e, naturalmente, per i Linda fans, questo librone, edito da Phaidon, che ne ripercorre i 25 anni di carriera in 180 scatti realizzati dal grande fotografo americano Steven Meisel con cui ha sempre avuto un feeling unico, speciale. Anche chi non si occupa granché di moda ritrova alcune delle immagini che hanno segnato quegli anni, scatti che vanno al di là della stilosa presentazione di un capo d’abbigliamento, prêt-à-porter o haute couture fa lo stesso, per diventare (e lo sono già) momenti fondamentali della storia dell’eleganza, del gusto e della fotografia.  


Quelle che una volta erano semplicemente le scarpe da tennis ((altrimenti dette “da ginnastica”) sono, oggi che si chiamano “sneaker”, diventate un oggetto di culto, e non solo da ragazzini visti le cifre iperboliche pagate per gli esemplari più rari e ambiti. Lo sanno bene i tantissimi che si mettono in fila nottetempo davanti ai negozi specializzati sperando di aggiudicarsi un paio della nuova limited edition, così come gli altrettanto numerosi collezionisti che frequentano i ricchi mercati online all’infinita ricerca del “Santo Graal”: “l’unica” scarpa che ancora non possiedono. Non serve tirare in ballo la teoria dei sei gradi di separazione: tutti, sicuramente, abbiamo un amico o quantomeno conoscente, “impallinato” collezionista di sneaker.


Ecco il libro che fa per lui: Sneaker Freaker. World’s Greatest Sneaker Collectors, scritto dal super esperto mondiale Simon Wood e pubblicato da Taschen, è un viaggio nelle collezioni più straordinarie, con in più una serie di consigli professionali sulla fotografia, la conservazione e come riconoscere ed evitare le bufale. Oltre 750 pagine con 2500 classici fotografati come fossero pin up, prototipi, pezzi unici, più storie e ghiotti aneddoti: una vera bibbia da consultare e studiare. Mettere le scarpe sul tavolino del caffè non è di norma buona educazione, ma, in questo caso, si può fare un’eccezione.


Professione: fotografo è un modo un po’ riduttivo per definire François Halard. Esploratore paziente di luoghi e delle vite a essi interconnesse, a partire dalla sua, Halard ha coi suoi libri messo insieme delle vere biografie per immagini di artisti, attori, geografie. Dice di sé: «Quando devo fare una foto, sono come un cacciatore . Ma non voglio uccidere, solo fermare quell’immagine che è già nella mia testa». Così, come un cacciatore pienamente concentrato sulla sua “preda”, Halard le gira intorno, si muove fino a trovare il punto più giusto da cui “sparare”. I suoi reportage sono in effetti battute di caccia in cui palmo a palmo esplora luoghi e persone; c’è una meticolosità che è la migliore testimonianza della passione per il collezionismo di Halard, del desiderio di cogliere tutto, soprattutto le testimonianze del passato, come magnificamente esemplifica la sua casa ad Arles – specie di scrigno contenente mille raccolte Parentesi: alla sua casa Halard, approfittando  della reclusione pandemica, ha dedicato una mitragliata di polaroid poi divenute un libro da vedere assolutamente. Fine parentesi.


Per gli estimatori dell’eleganza del fotografo, questo nuovo volume intitolato 3 New Vision (Rizzoli New York) è da mettere nell’elenco dei desiderata; ko stesso dicasi per chi non ha ancora nulla del fotografo francese. a parte il fatto che la grafica del volume è stata curata da un vero maestro del settore e cioè Beda Achermann, tutto il volume è una nuova raccolta in massima parte inedita di vagabondaggi fra storie, memorie, personaggi: ecco, giusto per dare un’idea, alcuni nomi e luoghi: la villa a cupola di Antonioni e Monica Vitti in Sardegna; la casa di Cy Twombly; lo studio parigino del fotografo e amico Peter Lindbergh; un hotel che dire di  charme è poco in Libano; poi si va in Giappone per tornare a San Gallo, in Svizzera, e ancora in Messico. Insomma, un viaggio fantastico, a casa di personaggi speciali, da ripetere in qualsiasi momento nel salotto di casa.


E, a proposito di casa, ecco questo volume, sempre di Rizzoli New York, che in occasione del ventesimo anno della creazione di Armani/Fiori, con la prima boutique floreale nel grande building di via Manzoni 31, a Milano, cui sono seguite altre aperture a Hong Kong, Kuwait City e Dubai. Dell’autore del volume non occorre dir nulla: Armani non è solo un marchio, è uno stile di vita, una filosofia; intorno alla sua visione mai urlata dell’eleganza, lo stilista ha negli anni forgiato un intero universo che partendo dall’abbigliamento e dagli accessori di moda, si è esteso fino all’arredo, alla decorazione, al vasto mondo del beauty, fino alla ristorazione e hôtellerie.


Libro soprattutto (ma non solo) da guardare, Armani Fiori propone una vera sfilata di haute couture floreale: bouquet dal design intricato, racchiusi con stile in vasi puri e lineari e in forme geometriche, realizzati con materiali preziosi che completano qualsiasi arredamento e si abbinano perfettamente alla moda e all’interior design della griffe.


Uno dei tanti orgogli del fare bene italiano sono sicuramente le automobili, quella che si dice “La bella macchina”. Si parla della Romagna come terra dei “mutùr”, ma senza sminuire il primato della regione, l’appellativo trova riscontro un po’ ovunque nella penisola. Edito da Gestalten, The Italians. Beautiful Machines celebra le auto di casa nostra più spettacolari e i loro designer visionari. Splendidamente illustrato, il volume raccoglie un garage dei sogni (Ferrari, Lamborghini, Maserati, Alfa…) accompagnando il lettore in un viaggio nella storia del design automobilistico italiano, che parte dagli anni 20 per chiudersi ai primi anni 2000.


Se l’artigianalità e la maestria sono i leitmotiv delle auto d’epoca, questo libro rimarca come nel tempo il design automobilistico italiano sia stato al centro della tecnologia, della cultura e della creatività, grazie al contributo dei vari Pininfarina, Zagato, Bertone, Giugiaro, Gandini e Ghia, le cui idee hanno profondamente influenzato l’intero mondo del progetto automobilistico. Ad arricchire il libro ci sono anche le storie fantastiche che si celano dietro alcune delle più famose automobili italiane. A rivederle tutte insieme ora, con quelle linee che ormai non esistono che ne sogni, un po’ di commozione viene davvero; belle, bellissime, impossibili, se non fossero reali.


Non avete ancora prenotato per le vacanze invernali? State facendo un pensierino su dove andare la prossima estate, magari evitando l’effetto grill delle spiagge per trovare un po’ di fresco e tranquillità a più alte quote? Non permette di fare booking, ma sicuramente mette in fila una serie di località e panorami di tutto rispetto questo The Alps (Monacelli) che porta a spasso lungo la catena montuosa più alta ed estesa d’Europa a visitare una formidabile collezione di ben ottantaquattro hotel e resort di lusso e a conduzione familiare, sparse nelle cinque regioni (e nazioni) lungo l’intero arco montano: Francia, Svizzera, Italia, Austria e Germania. Senza essere enfatici, lo spettacolo è vario e assicurato: si passa da chalet rustici poco noti ad accoglienti locande di montagna fino ai magnifici grand hotel, tutti suddivisi in cinque capitoli organizzati per paese.


Casa Alpina Belvedere foto Floriann Westermann

A sfogliare le pagine del libro viene da pensare che in quei paesaggi e quelle architetture non possa accadere mai nulla di male, anzi, che le brutture che ci raccontano i tg siano solo un brutto sogno; ahinoi, non è così, è tutto vero, ma le oltre 200 foto che illustrano The Alps (compresa una nostalgica dose di scatti d’epoca) aiutano a pensare ad altro e a ricordarci che la bellezza è già di questo mondo. Che possa salvarci, come dicevamo prima, non è certo, ma di sicuro c’è che può rendere la nostra vita molto migliore e felice.


Non è mai stato un fumetto per ragazzini, per loro c’erano i vari super eroi che soprattutto  a suon di sganassoni sistemavano i cattivi di ogni taglia e provenienza. Silver Surfer, il surfista d’argento proveniente dallo spazio, come diceva il suo creatore Stan Lee, era per lettori più grandi, più consapevoli, in grado di fare proprie le problematiche profonde, quasi esistenziali che il Surfer doveva affrontare, da esule bistrattato sulla terra. Insomma, come accade a tutti i super eroi – con o senza super poteri – anche per lui c’è un risvolto tragico che lo rende unico e, diciamo pure, molto attuale nell’essere profugo, diverso, incompreso e perciò temuto. Anno di nascita del nostro argenteo alieno è il 1966, ma per l’esordio con un albo  tutto  suo bisogna aspettare un paio d’anni. A riproporre le storie dell’intera serie di 18 numeri di Silver Surfer disegnata da John Buscema fino al 1970 è la benemerita Taschen che ai grandi protagonisti a fumetti delle saghe Marvel  sta dedicando addirittura una serie speciale, la Marvel Comics Library ovviamente di taglia XXL.


Per restituire al meglio non solo le storie, ma l’atmosfera che da quegli album usciva, gli albi vintage meglio conservati sono stati aperti e fotografati per la riproduzione in stretta collaborazione con la Marvel e la Certified Guaranty Company. Non stiamo parlando del Codice Atlantico, ma di editoria in fondo popolare, tuttavia l’attenzione prestata è stata massima: ogni pagina è stata fotografata come stampata più di mezzo secolo fa, poi rimasterizzata digitalmente utilizzando le moderne tecniche di ritocco per correggere i problemi della stampa economica e imperfetta dell’epoca, come se fosse uscita da una macchina da stampa di classe mondiale degli anni Sessanta. E non solo: per questa serie è stata sviluppata in esclusiva una carta personalizzata che simula la sensazione dei fumetti originali. La resa finale è perfetta. Grande libro (in tutti i sensi), grande personaggio per gli ex piccoli di ieri.