Al Maxxi di Roma, “Good Luck”, diciotto opere dedicate a chi è scomparso e ha fatto perdere traccia di sè

Scomparire significa depistare gli altri. Far perdere loro le proprie tracce, magari vivere nei panni di qualcun altro, eventualmente in luoghi non convenzionali con le proprie, precedenti abitudini.

Un’opzione affascinante, in qualche misura, per l’attenzione che inevitabilmente suscita: scatena il desiderio di capire i motivi della scomparsa, smuove alla ricerca di indizi e prove o di oggetti che sono appartenuti alla persona scomparsa. Come fossero testimoni di una vita interrotta, di una storia senza il finale o addirittura elementi utili a una ricorstruzione psicoanalitica del personaggio in questione.

Questo e molto altro ancora va nella direzione del lavoro di Lara Favaretto, che ha declinato le sue ricerche e i suoi interrogativi in chiave artistica. Già alla Biennale di Venezia del 2009 aveva presentato Momentary Monument, prima opera dedicata agli scomparsi, forte di una ricerca iniziata quattro anni prima e volta a costruire un archivio di immagini, documenti, lettere, fotografie, testimonianze e articoli di giornale.

Quel materiale è stato alimentato ulteriormente negli anni seguenti, fino ad arrivare a questo nuovo corpus di opere, Good Luck, in mostra al Maxxi di Roma e destinato poi a produrre una sorta di mappa utopica dei luoghi destinati alla memoria, appunto, degli scomparsi.

Le opere sono 18 dei 20 cenotafi pensati e realizzati dall’artista. Cenotafio è tomba vuota: lo scomparso è tale proprio perché non ha un luogo di riferimento, né lo status di vivo o di morto. Semplicemente, non si vede. Ogni cenotafio, di dimensioni, forme e caratteristiche variabili è dedicato a un personaggio preciso, da Ettore Majorana (scomparso nel mare tra Palermo e Napoli) a Jean-Albert Dadas (che ha raggiunto a piedi persino Mosca in preda all’incontrollabile impulso di camminare); da Jerome David Salinger (che si ritirò a vita privata senza fare trapelare niente di sé) a Amelia Mary Earhart (sparita dai radar a bordo del suo aereo mentre sorvolava il Pacifico).

Accanto, sopra o all’interno di ogni cenotafio, inoltre, c’è una scatola metallica saldata su tutti i lati e dunque non apribile, che contiene gli oggetti rinvenuti di ognuno: rappresenta il mistero. Nel rispetto, però, delle volontà del proprietario originario degli oggetti: sottrarsi agli altri.

Un lavoro di scavo e di elaborazione su uno dei temi fondanti della società contemporanea: esiste un diritto a cambiare vita? Esiste, in questa era, la possibilità di sparire? Che poi risuona, in termini più o meno coincidenti con un’altra domanda ancora: esiste una forma di libertà praticabile?

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Lara Favaretto, Good Luck

Roma, Maxxi, fino al 20 settembre