Le mostre da non perdere a ottobre 2023
Sarah Sze, Twice Twilight, exhibition Night into Day, Fondation Cartier pour l'art contemporain, Paris, 2020. Photo © Luc Boegly

Le mostre da non perdere a ottobre 2023

di Elena Bordignon

Da New York a Londra, ma anche Milano e Firenze: le mostre “must-see” in autunno dedicate a grandi artisti

Per il nostro giro sulle mostre da vedere a ottobre, partiamo da Londra con la mostra dedicata a Marina Abramović e alle sculture irriverenti di Sarah Lucas. Ci spostiamo a New York per scoprire la “california cool” di Ed Ruscha. Torniamo in Italia con le grandi mostre dedicate a Marcel Duchamp, Anish Kapoor, Sarah Sze e Robert Mapplethorpe. E facciamo un salto nel passato con El Greco, davanti a veri capolavori senza tempo. 

Una vita dedicata alla performance: Marina Abramović alla Royal Academy di Londra

Ha aperto i battenti poche settimane fa una delle mostre più attese: la personale della pioniera dell’arte della performance, Marina Abramović. La Royal Academy di Londra ospita fino al 1 gennaio 2024 una tra le più complete e approfondite mostre dell’artista che negli ultimi 50 anni ha “spinto i limiti della sua resistenza fisica e mentale” sottoponendosi all’esaurimento, al dolore e persino alla possibilità di morire. Strutturata attorno a quelli che sono i punti chiave della sua lunga carriera, la mostra raccoglie sculture, video, installazioni e un ricco programma di performance che si alterneranno lungo tutto il periodo dell’esposizione. Mentre alcune opere sono rimesse in scena grazie a filmati d’archivio, altre performance fondamentali sono riproposte da giovani artisti e studenti delle accademie. Dalle sue prime performance dove chiedeva al pubblico di interagire con lei come meglio credeva, a quelle compiute con il compagno Ulay, dalle azioni violente e ripetute come mangiare cipolle, pettinarsi o gridare a squarciagola, fino alla grande mostra al Moma, questa alla Royal Academy è un appuntamento imperdibile per scoprire una tra le più grandi artiste viventi.

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Marina Abramović, The Hero, 2001. Single Channel Video (black and white, sound); 14 minutes, 19 seconds. Courtesy of the Marina Abramović Archives. © Marina Abramović

L’arte irriverente di Sarah Lucas alla Tate Britain di Londra 

Restiamo sempre a Londra con un’altra protagonista dell’arte contemporanea: Sarah Lucas (1962), una delle figure di spicco della generazione di giovani artisti britannici emersi a Londra nel corso degli anni Novanta e conosciuti come Young British Artists (YBA). Riconosciuta per il suo lavoro audace e irriverente, spesso incentrato sull’esplorazione del corpo, la mortalità e le esperienze di sesso, identità e genere, Lucas è raccontata in questa mostra grazie a 75 opere che abbracciano quattro decenni: dalle sculture e fotografie a lavori recenti ed esposti per la prima volta. Tra le tante e diverse opere, una lunga serie è incentrata sull’uso delle sedie o di figure sedute, ma anche di mobili domestici rivisti in modo divertente (e al tempo stesso inquietante) come oggetti legati al sesso e al desiderio. In mostra una vasta selezione di sculture degli anni ’90, che spaziano da opere come The Old Couple del 1992 fino a sculture successive come Hysterical Attack. Tra le tante opere Bunny (1997), scultura che è stata esposta alla Royal Academy nel 1997 nella epocale mostra ‘Sensation’ che ospitava opere di Marc Quinn, Damien Hirst e Tracey Emin, tra i tanti altri. 

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Sarah Lucas COOL CHICK BABY 2020 Collection of Alexander V. Petalas © Sarah Lucas. Courtesy Sadie Coles HQ. Photo: Robert Glowacki.

La “California cool” di Ed Ruscha al MoMA di New York

“Io non ho la Senna come Monet” ha detto una volta Ed Ruscha (1937), “Ho appena preso la US 66 tra Oklahoma e Los Angeles”. La dice lunga questa breve battuta dell’artista americano originario del Nebraska, sulla sua natura di artista statunitense. Come dire, non ho nessuna romanticheria che mi scorre nelle vene, anzi… Trasferitosi nella metropoli californiana negli anni ’50, Ruscha ha fatto di Los Angeles la sua città d’affezione. Le sue opere si caratterizzano per una sana e rigorosa iconografia pop, dando vita a quella che è stata definita un’estetica “California cool” dalle linee nette e dai colori accesi e spesso stridenti. Fino al 6 gennaio il MoMA gli dedica la grande retrospettiva – dal titolo NOW THEN – che raccoglie oltre 250 lavori realizzati in vari media – dalla pittura alla fotografia, dalle stampe ai libri d’artista – nell’arco di oltre 6 decenni di carriera.  

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Ed Ruscha, Industrial Strength Sleep, 2007. Photo credit: Carlos Avendaño.

La seduzione per la copia: Marcel Duchamp alla Fondazione Guggenheim a Venezia

Non solo era un suo amico di lunga data, ma anche un suo stretto consigliere. Parliamo dell’amicizia tra la mecenate americana Peggy Guggenheim e uno degli artisti più influenti del Novecento, Marcel Duchamp. Il grande pioniere dell’arte concettuale è protagonista della mostra Marcel Duchamp e la seduzione della copia, ospitata alla Fondazione Guggenheim di Venezia dal 14 ottobre al 18 marzo 2024. Sessanta le opere in mostra realizzate tra il 1911 e il 1958, tra cui Nudo (schizzo), Giovane triste in treno (1911) e Scatola in una valigia (1935-41). Ad opere molto note provenienti da importanti istituzioni museali italiane e internazionali, si affiancano anche opere meno note appartenenti agli eredi dell’artista e a collezionisti private. Perchè “seduzione della copia”? Riproducendo i suoi lavori con tecniche diverse, Duchamp dimostra che alcuni duplicati e i loro originali offrono un analogo piacere estetico. È esattamente in questo modo che ridefinisce ciò che costituisce un’opera d’arte e, per estensione, l’identità dell’artista.

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Marcel Duchamp, Scatola in una valigia nella residenza di Peggy Guggenheim, New York, agosto 1942. Pubblicato in “Artist Descending to America”, Time, vol. 40, no. 10, 1942

La pittura straordinaria di El Greco a Palazzo Reale a Milano

Tra tante mostre di arte contemporanea, facciamo una pausa per fare un viaggio a ritroso nel tempo per riscoprire un maestro assoluto del tardo Rinascimento. Parliamo della mostra di El Greco (Creta, 1541 – Toledo, 1614), come si è soliti conoscere il grande pittore nato in Grecia ma che ha vissuto la maggior parte della sua vita in Spagna. El Greco, pseudonimo di Domínikos Theotokópoulos,è considerato il primo maestro del Siglo de Oro, il periodo di maggior fioritura dell’arte e della cultura spagnola, che abbraccia gli anni che vanno dalla fine del ‘400 al 1681. Per scoprire la grandezza di questo pittore, l’appuntamento da non perdere è a Palazzo Reale a Milano dove è allestita, dall’11 ottobre 2023 all’11 febbraio 2024, una ampia mostra a lui dedicata. La mostra è pensata come un viaggio da Creta a Toledo, e ripercorrerà le tappe fondamentali di un percorso, tanto biografico quanto artistico, che va dagli esordi bizantini all’influenza dei grandi pittori rinascimentali italiani, fino alla maturità del periodo spagnolo.

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El Greco Laocoonte, National Gallery of Art Washington ©Courtesy National Gallery of Art, Washington

Rendez vous a Firenze per grandi nomi internazionali

Firenze sta diventando negli ultimi anni una tappa immancabile tra gli appassionati non solo di storia dell’arte per le inestimabile collezioni tra musei, istituzioni e palazzi storici, ma anche per chi si interessa di arte contemporanea. Vi segnaliamo tre mostre: la prima è Untrue Unreal, il grande progetto espositivo di Anish Kapoor, celebre maestro che ha rivoluzionato l’idea di scultura nell’arte contemporanea, ospitata a Palazzo Strozzi. Le altre due sono ospitate al Museo del Novecento e sono una dedicata alla pittura con Temptations Torments Trials and Tribulations della bravissima pittrice inglese Cecily Brown. L’ altra mostra invece rende omaggio a uno dei grandi nomi della fotografia del 900, Robert Mapplethorpe, la cui ricerca è messa in dialogo con gli scatti di Wilhelm von Gloeden e alcune immagini dei Fratelli Alinari. 

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Self Portrait, 1985 copyright © Robert Mapplethorpe Foundation.

La sintesi del contemporaneo di Sarah Sze alle OGR a Torino

Con le sue installazione ha, per molti versi, sfidato il concetto stesso di scultura, facendo dell’effimero il suo punto di forza. L’artista americana originaria dal Massachusetts Sarah Sze, ora è la protagonista Metronome, una grande mostre ospitata dal 3 novembre al 11 febbraio 2024 alle OGR – Officine Grandi Riparazioni di Torino. La bravura e originalità della Sze è la sua sua capacità di condensare in grandi installazione quella che potremmo definire una sintesi del caos contemporaneo. Il suol lavoro sembra navigare e simultaneamente rimodellare l’incessante flusso di informazioni della vita. Attraverso complesse costellazioni di oggetti e una stratificazione di immagini, l’artista rielabora la mole di narrazioni visive che immagazziniamo quotidianamente, dalle riviste, dalla televisione, dagli smartphone, dal cyberspazio e dalla realtà materiale. Parte centrale della mostra in Italia sarà una nuova opera co-commissionata e co-prodotta dalle OGR Torino, Artangel, Londra e ARoS, Aarhus Art Museum, con il supporto della Victoria Miro Gallery.


Sarah Sze
Centrifuge, 2017
© Sarah Sze
Courtesy Tanya Bonakdar Gallery and Victoria Miro
Photographer: Mike Barnett