Mario Giacomelli in mostra nella Rocca di Lonato del Garda

Mario Giacomelli in mostra nella Rocca di Lonato del Garda

di Paolo Lavezzari

La suggestiva Rocca di Lonato del Garda ospita una grande retrospettiva di scatti di Mario Giacomelli, uno dei maestri della fotografia italiana del Novecento

Chi è di casa (o vacanza) sul lago di Garda e dintorni non può non conoscere la Rocca di Lonato e la vicina Casa Museo di Ugo Da Como; sono mete che, non tutti lo sanno, registrano ogni anno ‘solamente’ qualche decina di migliaia di visitatori – molti di più di tanti altri luoghi ben più strombazzati. Il merito non va unicamente alla bellezza del paesaggio, del clima o alla vicinanza a indirizzi di grande attrazione turistica, ma anche a una programmazione di eventi sempre molto varia e attraente.


Mario Giacomelli dalla serie “La buona terra”

Per quanti ancora non sono stati da quelle parti l’occasione di farci un giretto la offre il calendario espositivo che, per quest’estate, prevede un’importante retrospettiva dedicata a Mario Giacomelli (1925 – 2000), fotografo che non dovrebbe avere bisogno di presentazioni dato il ruolo che ha avuto nella fotografia italiana del Novecento. Aperta fino al 29 ottobre, nella Sala del Capitano della Rocca visconteo-veneta, la mostra si articola intorno a un particolarissimo corpus di immagini: si tratta infatti di 81 fotografie di Giacomelli, appartenenti al patrimonio del Comune.


Mario Giacomelli dalla serie “Io non ho mani che mi accarezzino il volto”

Nel 1985, infatti, il fotografo (marchigiano e qui vi rimandiamo alle mostre già segnalate in quel di Senigallia), al termine di una mostra ospitata nel Palazzo Municipale della città, donò alla Comunità tutte le oltre 100 fotografie da egli stesso selezionate per la rassegna. Mario Giacomelli, una retrospettiva è una specie di best of dei soggetti di Giacomelli: ci sono i seminaristi, i paesaggi di Scanno, i tanti ritratti. Tutte immagini che il fotografo ha creato, meglio ricreato, con un lavoro di sviluppo e stampa, usando più negativi, modificando  addirittura la fotocamera, giocando coi piani prospettici e volute sfocature, bruciando i mezzi toni grigi per drammatizzare i neri fino quasi all’astrazione.