Il presidente di Alessi, Sir Paul Smith e il direttore di Icon Michele Lupi: Rimadesio ospita una chiacchierata a tre sullo stretto rapporto tra moda e design

Il più imprenditoriale tra i creativi, e il più creativo tra gli imprenditori. 

Non ci potevano essere interlocutori migliori di Sir Paul Smith e Alberto Alessi per raccontare il legame a filo doppio che lega moda e design, con il direttore di Icon e Icon Design, Michele Lupi, a svolgere il ruolo di moderatore.

Una chiacchierata informale che ha trovato la sua perfetta cornice nel salotto milanese di Rimadesio, riempitosi di curiosi, amici e appassionati in materia. 

Due ambiti, quelli del design e della moda, che da qualche anno in questa parte, trovano sempre più punti di contatto, mantenendo distinte e distanti le loro identità.

Dalla moda, il design ultimamente ha preso la velocità – spiega Alberto Alessi – ed in effetti con l’azienda attualmente si producono due collezioni l’anno, così come succede con le sfilate. Quando si inizia a pensare ad un prodotto, però, lo si pensa in funzione dell’uso che avrà, cercando di renderlo atemporale, come con lo spremiagrumi realizzato per noi da Philippe Starck. Nella moda, invece, sono rari i casi nei quali un abito indossato 60 anni fa potrebbe funzionare anche oggi. 

Innegabile però l’influenza che il design ha nella moda, soprattutto esaminando l’opera e le passioni del baronetto Paul Smith. Le sue Artist Stripe, strisce multicolori presenti nelle fodere interne dei pantaloni o nei risvolti delle camicie sono un tributo all’arte espressionista, e molteplici sono state le sue collaborazioni con marchi produttori di oggetti oggi considerati di design, come le biciclette Mercian ( ‘ ne abbiamo diciassette nel mio studio a Londra’), Caran d’Ache e la Leica X2 (‘personalizzata come tributo a mio padre, un grandissimo amante della fotografia’). Un lavoro del quale il baronetto ha riconosciuto la difficoltà.

Con un abito, dopo aver realizzato il bozzetto, selezionato il tessuto, costruito il cartamodello, il processo richiede relativamente poco tempo. Non si può dire certo la stessa cosa quando si tratta di realizzare un progetto di design. I tempi si dilatano molto.

Una difficoltà che secondo il design manager Alberto Alessi risiede anche e soprattutto in un processo che ha una dimensione in più.

Fin dagli anni settanta abbiamo cominciato a pensare a delle collaborazioni con i designer che venivano dal mondo della moda. A partecipare tra i primi fu Jean-Charles de Castelbajac, ma mentre i designer lavorano su tre dimensioni, gli stilisti pensano con due. Quindi le difficoltà erano enormi, tanto che abbiamo abbandonato quell’idea. Paco Rabanne aveva pensato ad uno specchio, molto bello, da chiamare ‘La più bella del reame‘, ma poi non lo abbiamo più realizzato.

Un mondo, quello del design, foriero di ispirazioni, per Paul Smith, che ha ammesso di apprezzare molto istituzioni italiane come Carlo Scarpa e, ancora prima, Andrea Palladio. Un apprezzamento che trova la sua applicazione quando si tratta di disegnare i suoi store, uno diverso dall’altro a seconda della location nella quale si inseriranno. Se il negozio di Londra in Albemarle Street è infatti caratterizzato da una facciata in vetro che si incrocia in pattern ripetitivi, ispirati alle griglie, ai balconi e ai binari della città, quello di Los Angeles è un cubo modernista tinto di rosa shocking, il primo edificio più instagrammato di LA, il terzo negli Stati Uniti.

Ed il rapporto con la manualità? 

Se per il creativo inglese, che notoriamente non possiede un computer e un indirizzo mail e disegna ancora a matita, il problema non si pone, Alberto Alessi lo ritrova nella cura del vigneto dal quale produce il suo vino.

Coltivare la vite e fare il vino è molto vicino alla mia attività lavorativa, da mediatore tra i designer che creano il prodotto e le necessità aziendali. Bisogna piantare i semi giusti, aiutarli a crescere, e permettere loro di esprimersi al meglio.