Regione e sentimento. Tour di mostre tra Emilia e Romagna
Grandi classici del 900, protagonisti della Pop, capiscuola e giovani della ceramica sono i protagonisti delle mostre da non perdere questo mese in Emilia Romagna
courtesy Archivio Concetto Pozzati
Certo, ci sono le metropoli, i centri strafamosi dell’arte come Milano, Roma, Torino, Venezia; ma non solo loro, perché, senza neanche troppo sforzarsi, basta un’occhiata per rendersi conto di quante interessanti manifestazioni siano disseminate un po’ ovunque in Italia. Per esempio, in diverse città dell’Emilia Romagna dove un ricco quanto variegato calendario di esposizioni suggerisce un piccolo e gustoso tour (con svisate enogastronomiche a piacere, è sottinteso quanto consigliato).
Partenza? Beh, dal capoluogo, Bologna, dove Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna e Genus Bononiae presentano a Palazzo Fava. Palazzo delle Esposizioni, fino al 11/2/24, Concetto Pozzati XXL, la prima mostra antologica dell’artista realizzata in una sede museale dopo la sua scomparsa.
C’è ancora una banca, BPER, a Modena per la mostra Mario Sironi. Solennità e tormento (fino al 4/2/24), che ha allestito negli spazi della sua pinacoteca. La solennità e il tormento del titolo derivano dalla pittura stessa di Sironi: solenne fino alla grandiosità e nella composizione classica quella che negli anni Trenta caratterizza i progetti di arte murale per le grandi commissioni volute dal regime. Sono immagini ancora oggi di una potenza impressionante nelle posture austere, nella gravità, espressione di quanto Sironi credesse nel valore sociale della sua arte tanto da essere, che paradosso!, guardato anche con un certo sospetto dai suoi committenti. Il tormento (prima di tutto personale del pittore) è la coscienza del vivere in tempi travagliati e tragici. La quarantina di opere in mostra delineano la molteplicità delle esperienze artistiche di Sironi: l’arte pubblica e la pittura murale, la scenografica, la pittura da cavalletto, l’illustrazione, il disegno e il collage. Perché vedere la mostra? Perché la grandiosità, il rigore, la qualità della pittura e dell’invenzione sono sempre stupefacenti. Al di là delle questioni politiche ormai per fortuna più che archiviate, Sironi rimane un signor pittore, un Maestro con la emme maiuscola.
terracotta invetriata, maiolica, smalto rosa;
foto Rolando Paolo Guerzoni; courtesy Galleria Mazzoli & l’Artista
Sempre in centro a Modena – diciamo esagerando, a 300 metri di distanza –, per chi volesse un tuffo nella contemporaneità, la Galleria Mazzoli (via N. Sauro 9) ha due mostre in contemporanea. Tema comune dei due artisti, Marina Gasparini (Nuke Mars ) e Vincenzo Cabiati (Filosofo di cipria. Rosa dietro), è la ceramica. Diversissimi i modi, entrambi da vedere: lei con trentuno vasi-scultura policromi costruisce lo skyline di un fantastico agglomerato extraterrestre; lui su grandi piatti e piccole sculture di porcellana trasferisce scene e soggetti presi dall’arte barocca, come da un film di Truffaut.
Da Modena è giusto un’oretta di strada, mentre da Bologna sono cinquanta minuti, e si arriva a Ferrara, dove quell’istituzione formidabile sforna mostra che è Palazzo dei Diamanti ha appena inaugurato (e fino al 25/2/24) Achille Funi. Un maestro del Novecento tra storia e mito, dedicata a un altro protagonista come Sironi, ma per altri percorsi, della pittura più classicista del secolo scorso italiano. Ferrarese di nascita, Funi esordisce nel Futurismo, per poi imporsi nel Realismo Magico (di un anno e rotti fa la bellissima mostra a Palazzo Reale, a Milano) e come esponente di primo piano quanto autonomo del moderno classicismo di Novecento e del muralismo degli anni Trenta, tanto da avere per 20 anni la cattedra di affresco all’Accademia di Brera (tra i suoi allievi, Dario Fo e Valerio Adami). Innamorato dei miti classici e della sapienza rinascimentale, Funi ha attinto ai valori formali della tradizione figurativa antica come al linguaggio più attuale di Cézanne, Picasso, Derain, de Chirico.
A Imola, città della ceramica per antonomasia, la mostra-tributo Tranche de vie agli eroi locali da 4 decenni, Bertozzi & Casoni, coinvolge addirittura tutti e tre i musei pubblici. Autori ironici, abilissimi, estremi fino allo splatter, il duo che ha completamente cambiato le regole della ceramica nell’arte contemporanea sono degli iper-iperrealisti-surrealisti che non finiscono di stupire con opere enormi quanto con quelle da tavolo, insinuando sempre il dubbio, tipo ‘questi fiori sono veri, oppure…?’. E oggi questa grande mostra ha anche il sapore di un omaggio a Stefano Dal Monte Casoni che se n’è andato troppo presto, a maggio. Il cuore del progetto espositivo sono i settecenteschi saloni di Palazzo Tozzoni dove è allestita Tranche de vie. Qui le opere di Bertozzi & Casoni dialogano con gli ambienti e le suppellettili originali del palazzo, in un percorso di evocazione e riattualizzazione della vita quotidiana dei conti Tozzoni attraverso le spiazzanti trovate creative del duo artistico. Fino al 18/2/24.