Che bravo ragazzo Ryan Reynolds!
20th Century Studios

Che bravo ragazzo Ryan Reynolds!

di Simona Santoni

È la simpatia, più che la bellezza, la chiave del suo successo, che sfoggia anche nella nuova commedia “Free Guy – Eroe per gioco”, abbandonando il cinismo di Deadpool e vestendo i panni del bancario della porta accanto, gentile e solare. Fuori dal set, però, l’attore è preda di ombre scure: soffre di ansia, da sempre, e non si vergogna a raccontarlo

Pantaloni color cachi e un’anonima camicia blu a maniche corte, Ryan Reynolds è il bancario della porta accanto in Free Guy – Eroe per gioco, commedia d’azione targata 20th Century dall’11 agosto al cinema. Un bravo ragazzo, anzi, eccezionale! Estroverso e cordiale, è «oscenamente ottimista», sorride del suo personaggio l’attore  44enne canadese, che per la parte sfoggia l’umorismo che lo contraddistingue, ma senza il cinismo di Deadpool, e sgrana occhioni innocenti e sorriso imperturbabile. Del resto, come ha ammesso Ryan Reynolds, per lui la simpatia, più che la bellezza, è stata la chiave del successo.

Nella sua nuova avventura comica si chiama Guy (che in inglese significa “tipo, individuo”, uno qualunque), lavora alla Free City Bank e vive un’esistenza semplice e ripetitiva. Trasuda positività ed è sempre pronto per una buona tazza di caffè. Finché non scopre, con sommo shock, di trovarsi dentro un videogioco e di essere in realtà un NPC, ovvero un personaggio non giocante del videogame ultra-violento e open world Free City. Insomma, uno di quelli che di solito fanno da sfondo ai veri eroi. Casualmente però trova il modo per avere un ruolo più attivo, aiutato dalla sexy Molotovgirl (Jodie Comer), avatar di una giocatrice nel mondo reale. Prendendo finalmente il timone della sua vita, ma rimanendo fondamentalmente se stesso, una persona buona e idealista in un mondo spietato, diventa un esempio sia per i giocatori che per gli altri NPC (personaggi non giocabili), sfidando lo stesso creatore del gioco (Taika Waititi, di nuovo insieme a Ryan Reynolds dopo Lanterna Verde).
Un’allegra riflessione sul libero arbitrio. O per dirla alla Ryan Reynolds: «Questo film è una palla veloce di gioia». E dopo diverse traversie legate al Covid, ora Free Guy – Eroe per gioco esce in sala con quell’hashtag che ci piace tanto: #soloalcinema. «È straziante pensare alla possibilità che il pubblico non veda un film come questo sul grande schermo», aveva detto Ryan, che è anche produttore del film e ha chiamato a sé per la regia Shawn Levy di Una notte al museo. «Supponendo che tutti i protocolli di sicurezza siano in atto, non vedo l’ora che gli spettatori lo sperimentino al cinema, con quel suono che ti riecheggia nel petto».

Ryan Reynolds
20th Century Studios
Ryan Reynolds e Lil Rel Howery nel film “Free Guy – Eroe per gioco”

Autoironico e spiritoso anche fuori dal set (Comer l’ha definito «una delle persone più divertenti sulla Terra»), nonostante la sicurezza disinvolta che mostra sul grande schermo, Ryan Reynolds quando si toglie i personaggi di dosso si trova a combattere contro i suoi mostri. E non si tratta di X-Men o rivali pugnanti del mondo Marvel, con cui si scontra il suo alter ego irriverente e sboccato, il Mercenario Chiacchierone interpretato in Deadpool e Deadpool 2. L’ansia è l’ombra che gli morde le calcagna. Sempre e da sempre.

Sui social Ryan Reynolds recentemente ha scritto: «Uno dei motivi per cui sto postando così tardi è che mi sovraccarico di impegni e le cose importanti finiscono per slittare. E una delle ragioni per cui mi sovraccarico è la mia amica di sempre, l’ansia». E poi: «So di non essere solo e, cosa più importante, voglio dire a tutti quelli che come me si sovraccaricano, pensano troppo, lavorano troppo, si preoccupano troppo e fanno qualunque cosa troppo, sappiate che non siete soli. Non parliamo mai troppo di salute mentale e non facciamo abbastanza per destigmatizzare l’argomento».

Ammissione per nulla banale per un uomo che sembra esser stato baciato dalla fortuna: Blake Lively come moglie, tre figlie, lo scettro di uomo più sexy secondo People, guadagnato nel 2010. Un “coming out” che ce lo rende così vicino a noi, un po’ come il suo Guy incastrato dentro a un videogame.
L’ansia di Ryan Reynolds ha origini profonde da rintracciare nell’infanzia a Vancouver. «Ho l’ansia, ho sempre avuto ansia», ha raccontato in un’intervista al New York Times. «Conosco il lato più spensierato del termine, “Sono ansioso per questa cosa”, ma sono stato anche negli abissi più oscuri dell’altro estremo, il che non è affatto divertente».
Suo padre, ex poliziotto diventato agente di commercio, è stato il «dispensatore di stress». Da ragazzino la preoccupazione principale era prevenire gli umori instabili paterni. Prima che morisse, nel 2015, Ryan si è riconciliato con lui, ma quella cappa è rimasta.

Mentre realizzava il primo film di Deadpool (2016), progetto a cui teneva tantissimo su cui ha lavorato per 11 anni, è crollato mentalmente: «Mi sentivo perennemente come se fossi su una goletta nel mezzo di una burrasca». Finite le riprese ha avuto un piccolo esaurimento nervoso. «Ho letteralmente avuto i brividi».

Ancora oggi, prima di partecipare a qualsiasi programma, avverte «profondo nervosismo» e «senso di nausea». Ha cercato di domare queste sensazioni calandosi completamente nei personaggi che interpreta: «Quando si apre il sipario, entra in scena il personaggio che interpreto, prende il sopravvento e sparisce appena torno dietro le quinte». Ryan ricorre anche a un’app di meditazione e ha nella moglie Blake Lively il suo calmante.

Red Notice
Netflix
Ryan Reynolds, Gal Gadot e Dwayne Johnson nell’action “Red Notice”

Il prossimo personaggio con cui ricacciare indietro il suo mostro? Il più grande truffatore del mondo, alle prese con Gal Gadot ladra d’arte e Dwayne Johnson agente dell’Interpol nell’action Red Notice che sarà rilasciato il 12 novembre in streaming, il film più costoso mai realizzato da Netflix. In attesa che riprenda tutina rossa e spavalderia ciarliera in Deadpool 3.