Se l’eccesso è la regola. Il massimalismo in 200 dimore

Se l’eccesso è la regola. Il massimalismo in 200 dimore

di Digital Team

Un nuovo volume celebra il massimalismo, lo stile più stravagante e intramontabile che negli ultimi 4 secoli ha decorato palazzi reali e reggie private

Esagerare in casa? Perché no, ma per riuscirci veramente ci vuole metodo, il che sembra una contraddizione, ma, se si vuole fare sul serio, allora non c’è altra via. Prendiamo per esempio il luogo a noi più vicino, dove, come si dice, appendiamo il nostro cuore. Partiamo dal basso, dal grado zero o quasi: il minimalismo, quello che, forzando un po’ il famoso “Less is more” di Mies van der Rohe, ha come obiettivo la parsimonia più assoluta nell’uso di qualsivoglia ornamento. Anzi, per i più oltranzisti, è un “must” evitarli del tutto. Mica facile, però, perché volendo rimanere leggeri e sussurrati, si rischia, esagerando, di creare il silenzio assoluto, e di fare della casa un deserto inospitale. Il massimalismo, invece, è tutto l’opposto: se frega, predica il tanto, l’accumulo, lo splendore dei decori e degli ornamenti. 


Marc-Antoine Wynant, Marcant Home, Lounge Area, Belgium, 2018. foto © Frederic Ducout Photography

Quindi, chi più ne ha più ne metta? Non è così, perché l’eccesso in questo senso diventa un caos, un disordine che, da fisico diventa confusione mentale. Avere delle linee, guida, delle fonti di ispirazione certo  aiuta. E a tale proposito, dedicato a chi coltiva una certa festosa e felice bulimia nell’arredo e nel décor, l’americana Phaidon pubblica Maximalism: Bold, Bedazzled, Gold, and Tasseled Interiors, pirotecnico volume-esplorazione degli interni massimalisti di tutto il mondo e di tutti i tempi. Preparatevi a un bel viaggio in oltre 200 tappe in cui scoprirete come lo stile si sia sviluppato, nel corso di quattro secoli, passando dai castelli del XVII secolo fino  alle case di città del XX secolo, tutte diverse una dall’altra per ricchezza di motivi, arredi, opere d’arte, arazzi, illuminazioni, tendaggi. 


Job Smeets, Studio Job Headquarters, Salon Antwerp, Belgium, 2018. foto courtesy Studio Job

Per paradosso, Un aspetto è costante è l’inaspettato e la varietà: dal Sudamerica, agli States, alle capitali europee il panorama è in continua mutazione perché, e questo è il punto cruciale, il massimalismo negli interni è uno stile che non si basa su regole estetiche da seguire, ma è un atteggiamento, uno stato mentale, un’attitudine. A spiegarlo con umorismo è il saggio introduttivo di Simon Doonan che accompagna il lettore in un viaggio attraverso le tombe egizie, i baccanali romani e le fumerie d’oppio della fine del secolo, fino al postmodernismo del XX secolo. Dopo tutto, ‘mettersi in mostra è un impulso umano fondamentale’, spiega. ‘Senza di esso, il libro che state tenendo tra le vostre manine calde non esisterebbe’. 


Tanti luoghi sono più che noti e fa sempre piacere rivederli , come la Reggia di Versailles e Buckingham Palace; e poi ci sono gli innovatori contemporanei come Jonathan Adler, Elsie de Wolfe, Kelly Wearstler e Juan Pablo Molyneux; né mancano le case e i motel delle leggende dello stile e della cultura pop da Elvis Presley, a Gianni Versace; dalla centenaria Iris Apfel, alla drag queen Trixie Mattel. Per tornare a quanto detto sopra, ‘Senza l’esuberanza e l’eccesso del massimalismo’, conclude Doonan, ‘il minimalismo non ha ragion d’essere’. Insomma, massimalisti di  tutto il mondo unitevi!


La cover del volume