Fino al 20 settembre, il MASI di Lugano ospita un’esposizione dedicata al lavoro dei fotografi Shunk-Kender. Un’immersione nel panorama artistico degli anni ’50, ’60 e ’70.

I fotografi Harry Shunk (tedesco, 1924–2006) e János Kender (ungherese, 1937–2009) lavorarono insieme sotto il nome di Shunk-Kender dalla fine degli anni ’50 ai primi anni ’70, con sede prima a Parigi e poi a New York. La coppia Shunk-Kender ha fotografato opere d’arte, eventi e mostre di riferimento di movimenti all’avanguardia dell’epoca. Erano collegati a una scena artistica vibrante che hanno catturato attraverso i ritratti di artisti e partecipando a progetti collaborativi.

Al MASI di Lugano fino al 20 settembre saranno in mostra 450 scatti e documenti originali, selezionati tra gli oltre diecimila donati dalla Roy Lichtenstein Foundation nel 2014, con il titolo Shunk-Kender L’art sous l’objectif (1957-1983). Suddivise in sezioni, le fotografie raccontano un periodo in cui gli artisti erano interessati principalmente alla sperimentazione e alla liberazione sessuale e creativa.

La coppia, rispetto all’attività degli artisti, non aveva un ruolo da semplice testimone, ma da complice nella realizzazione di varie invenzioni. Ad esempio, Leap Into the Void (Salto nel vuoto), 1960, di Yves Klein è il risultato di un loro trucco. La famosa fotografia che mostra l’artista saltare da una finestra del secondo piano nella strada sottostante è un fotomontaggio compiuto attraverso due scatti sovrapposti: il primo della scena urbana vuota, il secondo dell’artista mentre si lancia a braccia aperte, ma protetto in basso da una rete di sicurezza.

L’empatia di Shunk-Kender si coglie da un lato nel coinvolgimento con l’azione scenica e dall’altro attraverso una raccolta di ritratti in b/n, come quello di Arman ripreso nella sua vasca da bagno. Il culmine della mostra lo cogliamo con il racconto fotografico all’Hotel Royale Biason: i protagonisti sono Warhol e i suoi amici della Factory in trasferta a Parigi per una mostra alla galleria di Ileana Sonnabend (1965).

Infine, il progetto Pier 18 (1971): su un molo abbandonato di Manhattan ventisette artisti istruirono Shunk-Kender su come interpretare in libertà e senza testimoni le loro azioni. Anche qui la coppia dimostra che la fotografia di performance può diventare un’autentica creazione d’arte a futura memoria.