Un Gesto Danzato: il gentleman e la morte
Foto: Sunset Boulevard/Corbis via Getty Images

Un Gesto Danzato: il gentleman e la morte

di Alessandro Turci

Torna la rubrica di Alessandro Turci dedicata all’art de vivre. Ma anche all’arte di affrontare la morte, come suggerisce il tema di questa puntata.

Troppo sicuro di sé per non sapersi fragile, il gentleman non teme la morte. Egli sa, come insegna l’Hagakure*, il mistico libro giapponese del Samurai, che bisogna vivere come se si fosse già morti.

Figlio dell’Occidente, il gentiluomo non dispone, per latitudine di nascita, delle raffinate risorse speculative dell’Oriente. Arabescati sistemi filosofici capaci di abbracciare, in infiniti confini, il concetto finito di morte. Stadio di Passaggio, mai fine corsa. Educato nelle capitali europee, ha sempre a cuore le sincretistiche biblioteche oxoniensi e il loro culto delle filosofie orientali – dal Bushido al Buddismo – che unite a un guardaroba raffinato ne fanno un impeccabile dilettante di emozioni.

Se l’antidoto alla morte è la bellezza, la sua dose quotidiana è il collezionismo. L’undicesimo capitolo del Dorian Gray altro non è che la visione complessiva del Mondo (come Rappresentazione prima ancora che come Volontà…) e delle cose ultime che per essere realmente possedute, occorre perdere.

Minimalista nelle cose e sfarzoso nella mente, il gentleman guarda alla morte che lo sfiora ogni giorno e ne ha toccato gli affetti più cari senza farsi annunciare, come a un mistero dalla tacita eloquenza ruskiniana e dal profilo di sfinge. Conscio del potere evocativo della poesia, ne conosce un sufficiente numero a memoria, perché ha sperimentato che la ripetizione (intima, mai esibita) dà luce al testo e il testo luce alla mente.

Esercizio di mistica e di umiltà, ma anche di libero arbitrio nella scelta degli autori e della nota sentimentale più adatta, difficilmente ignora quella che così comincia: Verrà la morte e avrà i tuoi occhi. Nemmeno i versi di Lady Lazarus (aka Sylvia Plath) “Dying/Is an art, like everything else” lo sorprendono.   

 

* “Hagakure kikigaki” si traduce “Annotazioni su cose udite all’ombra delle foglie”.