Cala il sipario sulla 77esima edizione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. Il Leone d’Oro va a “Nomadland” della regista anglo-cinese Chloé Zhao. Ecco tutti i vincitori.

Fine dei giochi al Lido di Venezia, dove la prima Mostra del Cinema in era Covid tira finalmente le somme, facendo comunque la storia e realizzando qualcosa di unico e irripetibile.

Nell’edizione dell’ovvio calo di accrediti (cinquemila contro i dodicimila del 2019), dei red carpet privi del pathos di sempre, delle norme di comportamento e sicurezza, dei gel igienizzanti sparsi dappertutto (per fortuna), il Festival, paradossalmente, torna a essere più godibile, meno frenesia, meno code, dando spazio e tempo a un ambiente famigliare e quasi intimo. Cala il sipario dunque, ma in maniera positiva, con qualche convinzione e speranza rispetto al futuro. La tecnologia ha funzionato alla grande e sarà solo da implementare nel campo delle prenotazioni per proiezioni e conferenze, un punto di partenza per regolamentare i flussi e controllare al meglio la ripresa (speriamo) dell’ondata di addetti e appassionati già nel 2021. Le luci, nel frattempo, calano e regalano altri bagliori scenici: le serate di Boat – In Campari, nello splendido scenario dell’Arsenale, l’ultima in particolare, scandita ancora da schermo adagiato sulla laguna e barchette come postazione, è stata segnata da Cate Blanchett, Presidente di giuria, col lancio del primo episodio della serie tv Mrs. America, da lei interpretata e prodotta.

Nelle strade vicino al Palazzo del Cinema, il giorno rimane quello classico e rituale di sempre e del tam tam sui possibili ritorni. Chi vincerà, allora? Molti sono ripartiti, altri non mollano per finire di lavorare e promuovere, il clima è caldo, c’è la solita nostalgia di quando bisogna rientrare a scuola, c’è il desiderio di non ripartire, e rimettere indietro le lancette dei giorni.

Ma quando arriva il momento, non ci sono più dubbi, il Leone d’Oro di miglior film va a Nomadland di Chloé Zhao, uno degli ultimi titoli passati in concorso, capace di mettere d’accordo tutti, e democraticamente lanciarsi (quasi sicuramente) nella lotta ai prossimi Oscar. Già, perché il film diretto dalla regista anglo-cinese (già artefice di The Rider e pronta alla nuova avventura nell’universo Marvel con The Eternals) è un’esperienza piena di commozione e lirismo visivo, ben ancorata, però, nel terreno e nelle radici di un’America tutta da scoprire. Tratto dal romanzo–inchiesta di Jessica Bruder, la pellicola è un viaggio di continuo stupore tra i paesaggi fisici e dell’anima dei suoi personaggi, la maggior parte non professionisti. Sono loro i nuovi nomadi appunto, quelli che inseguono il sogno americano in camper, sulla strada, e lì tornano, si riuniscono, formando piccole comunità, lasciandosi indietro la prigionia della loro stessa società. E in questo ritratto on the road, impregnato di vita, morte, futuro, passato, Frances McDormand, favorita ad una terza statuetta, ne diventa il volto simbolo ed incredibile.

Il Gran Premio della Giuria va poi a Michel Franco, prodigioso esponente di una nuova onda del cinema messicano. Potentissimo affresco, ambientato in una Città del Messico preda di corruzione, soprusi, violenze e proteste, Nuevo Orden (uscirà da noi grazie ad I Wonder) è un viaggio durissimo, quanto mai vicino alla realtà dietro l’angolo.

L’Italia, oltre alla delusione per Gianfranco Rosi e Susanna Nicchiarelli (tra i papabili fino alle ultime ore) gioisce in ogni caso con Pierfrancesco Favino, Coppa Volpi per la miglior interpretazione maschile in Padrenostro di Claudio Noce, e con Pietro Castellitto, miglior sceneggiatura nella sezione Orizzonti, grazie al suo debutto da regista I Predatori.

«Un premio inatteso – ha detto poi Favino – Cerco di fare film destinati alle persone, che vorrei guardare prima di tutto come spettatore. Come attore non vorrei mai ingombrare, ma solo cercare di essere onesto, sarebbe un grave errore dimenticarmi di questo rapporto creato col pubblico».

Meritata la Coppa Volpi per la miglior interpretazione femminile andata a Vanessa Kirby, in Pieces of a Woman, come alcuni degli altri premi: l’opera prima Luigi de Laurentis – Leone del Futuro per Listen, storia d’immigrazione nel Portogallo odierno, firmato dalla regista portoghese Anna Rocha de Sousa (vincitrice pure del Premio Speciale della Giuria), il Premio Speciale della Giuria al Maestro russo Andrei Konchalovski per Dear Comrades o la miglior regia, infine, andata al cineasta giapponese, Kiyoshi Kurosawa, per Moglie di una spiaStorie provenienti dal passato, proiettate verso un futuro distopico, ma che di fatto narrano e ci catapultano nel presente, in una contemporaneità nuovamente elemento di riflessione e tendenza.

«Il cinema è realtà e immaginazione», ha detto Cate Blanchett, e da qui si riparte. Appuntamento al 2021 quindi, dal 1 all’11 settembre.