Cachi, il frutto antico, dolce e stuzzicante
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Cachi, il frutto antico, dolce e stuzzicante

di Aldo Fresia

La storia, le coltivazioni del centro-sud d’Italia e un paio di dritte culinarie

Compatto e morbido insieme, il cachi è un tipico frutto autunnale. Ha un piacevole gusto dolce che viene valorizzato quando la maturazione è ottimale, poiché durante questa fase si riducono i tannini che producono la sensazione gustativa dell’astringenza. Ed è proprio come dolce che viene utilizzato frequentemente in cucina: crostate, confetture e vellutate sono all’ordine del giorno. E non mancano utilizzi un poco più arditi, ad esempio correggendone il sapore con un pizzico di pepe e affiancandolo alle carni bollite.

Questi usi culinari riguardano la varietà più diffusa di caco, quello con la polpa cremosa. Ne esiste anche un tipo dalla polpa più soda, simile a quella delle mele (e infatti viene chiamato cachi mela, o anche cachi vaniglia). È meno dolce e può essere mangiato sbucciandolo e tagliandolo a spicchi.

Nella sua varietà più comune, la coltivazione della pianta del cachi è una delle più antiche: attestata nella zona centro-meridionale della Cina oltre duemila anni fa, si è poi diffusa in Corea, Giappone e intorno alla metà dell’Ottocento in America ed Europa. A partire dal 1916 arriva in Italia, in particolare sulle alture dell’Agro Nocerino in Campania – regione che ancora oggi ha un ruolo centrale nella produzione nostrana di cachi, insieme all’Emilia e, in misura minore, alla Sicilia.

È un frutto antico, insomma, meno diffuso sulle tavole italiane rispetto ad altri prodotti autunnali, ma capace comunque di stuzzicare i palati più golosi.