Avocado, quando la cucina diventa afrodisiaca

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Avocado, quando la cucina diventa afrodisiaca

di Aldo Fresia

Dalle considerazioni di Isabel Allende alle ricette, tutto sul frutto proibito

‘Evoca la sensualità più nelle donne che negli uomini’, sottolinea la scrittrice Isabel Allende, ma l’avocado ‘contiene talmente tante calorie che preferisco usarlo per decorare i piatti, per le maschere di bellezza e per qualche gioco birichino’.

La fortuna di questo frutto, coltivato sin dal 5000 a.C. e parte integrante della dieta di Aztechi e Maya, deve molto alla sua fama afrodisiaca. Il nome avocado, del resto, deriva dalla parola azteca ahuacatl, che significa testicolo. E quando i conquistatori spagnoli lo portarono in Europa si preoccuparono di sottolinearne le virtù stimolanti, ‘tanto che i sacerdoti cattolici lo proibivano alle loro pecorelle nel confessionale’ (è sempre l’Allende a parlare). Si racconta che il re di Francia Luigi XV ne fosse un grande estimatore, e chissà che la costante presenza di numerose amanti a corte non fosse in qualche modo legata a questa golosità.

Oggi la medicina ne esalta soprattutto la capacità di stimolare la produzione di colesterolo buono, mentre gli esperti di bellezza lo utilizzano come impacco per i capelli secchi e come maschera per il viso.

Parlando di cucina, la ricetta più famosa in assoluto è quella della salsa guacamole, che secondo i puristi deve essere preparata solo con polpa di avocado schiacciata, lime e sale, sebbene ormai siano state sdoganate aggiunte di aglio, cipolla, olio d’oliva, pepe e volendo anche di un’ombra di peperoncino piccante.

Una variante fantasiosa suggerisce di utilizzare l’avocado a dadini insieme a polpa di granchio, pompelmo rosso, cuore di palma e cipolla rossa, condendo con olio d’oliva, sale, limone e aggiungendo una nota piccante grazie a un jalapeño tagliato sottile.