Il giro d’Italia in 10 vini

Il giro d’Italia in 10 vini

di Penelope Vaglini

Dieci espressioni dei territori italiani vocati alla viticoltura, dalla Schiava dell’Alto Adige passando per l’Amarone veneto e arrivando fino al Grillo siciliano. Un itinerario per chi vuole viaggiare con bicchiere alla mano

Scegliere quella che fa per sé, tra le numerose etichette di eccellenza italiane, è un lavoro di ricerca (e assaggio) davvero ampio. Dal nord al sud Italia, ogni regione possiede i propri vitigni autoctoni, che regalano un’istantanea gustativa del terrritorio nel quale crescono. Gli aromi più caratteristici, la mineralità data dalla composizione dei suoli e le piacevoli note iodate che derivano dalla vicinanza con il mare, sono solo alcune delle caratteristiche che influenzano il gusto del vino. Possono entrare in gioco anche la struttura e i sentori più complessi dati dall’invecchiamento in botte e il lungo appassimento tipico di alcune produzioni – come quelle dei grandi rossi del Veneto. Per offrire una panoramica sulle diverse espressioni d’eccellenza della nostra penisola e dare ai wine lover qualche nuovo spunto per i loro assaggi, ecco una selezione di dieci vini provenienti da altrettante regioni.

Alto Adige

Kunst.Stück Kalterersee Classico Superiore DOC 2016
Kunst.Stück Kalterersee Classico Superiore DOC 2016

La Schiava è il vitigno a bacca nera più identitario dell’Alto Adige, di cui si hanno tracce scritte che risalgono al 1500. Un tempo largamente diffuso, è stato messo da parte per lungo tempo in favore di Lagrein e Pinot Nero, mentre negli ultimi anni la sua produzione ha visto un nuovo impulso, con l’idea di recuperare un vitigno così rappresentativo del territorio e allo stesso tempo versatile alla beva. Nella zona del Lago di Caldaro, per esempio, nascono interessanti espressioni di Schiava, come Kunst.Stück Kalterersee Classico Superiore DOC 2016, che cristallizza nella sua bottiglia lo scorrere del tempo, impresso nelle viti che hanno conosciuto ben settant’anni di storia. L’etichetta creata dal designer Stefano Mandato, rappresenta, con le sue forme geometriche, la gioia di vivere in questo territorio, tra cime innevate, colline costellate di vigneti a pergola e le acque del lago. Dal brillante colore rubino, Kunst.Stück si rivela elegante al naso, con note croccanti di frutta rossa, nocciole e sentori tostati. Al palato è rotondo e persistente, sapido e sostenuto da tannini vellutati.

Calabria

Dattilo, Ceraudo
Dattilo, Ceraudo

Tra le specie che rappresentano la millenaria tradizione della viticoltura calabrese, è doveroso citare il Gaglioppo. Questa varietà d’uva a bacca nera, autoctona della costa ionica, predilige la vicinanza con il mare e disegna le incantevoli coste della Calabria. In particolare, le aree limitrofe a Crotone, vere e proprie terre del vino, grazie all’influenza del Mediterraneo, che offre giornate soleggiate e piacevolmente ventilate. All’interno dell’Azienda Agricola Ceraudo, certificata bio dal 1990, si produce Dattilo, un Val di Neto IGT Rosso, 100% Gaglioppo, che esprime con la sua persistenza e rotondità, tutta la prorompenza di questo territorio. Elegante e complesso, invecchia in grandi botti di legno, assumendo carattere e struttura, con note speziate al naso che si armonizzano con la frutta scura. Alla beva emergono il tannino vellutato e la freschezza, che lo rendono estremamente versatile negli abbinamenti a tavola.

Emilia Romagna

TERS Ancestrale Venturini Baldini
TERS Ancestrale Venturini Baldini

Nel vocabolario vinicolo dell’Emilia Romagna il nome più conosciuto è quello del Lambrusco, vino della tradizione oggi protagonista di una significativa rinascita. Come racconta il Consorzio Tutela Lambrusco Doc, ne esistono sei diverse denominazioni, quattro delle quali sono legate alla zona di Modena, mentre due si riferiscono alle aree nei pressi di Reggio Emilia. Differenti sono anche gli stili di vinificazione, che passano dal Metodo Classico allo Charmat, per arrivare all’antico Metodo Ancestrale, riscoperto da qualche anno e particolarmente indicato per le uve di questa terra. Come l’Ancestrale T.E.R.S. 2018 di Venturini Baldini, nato da uve di Lambrusco Montericco, dal colore porpora, che rifermenta in bottiglia sulle fecce per diciotto mesi prima di essere sboccato alla maniera del Metodo Classico, eliminando così il fondo. Al naso spiccano sentori di lamponi e ciliegie, insieme a piacevoli incursioni di rabarbaro. La bollicina è fine ed elegante, al sorso il tannino è delicato, secco e con una buona freschezza.

Friuli Venezia Giulia

Ribolla Gialla, Puiatti
Ribolla Gialla, Puiatti

Espressione autoctona del territorio del Collio, area che si divide tra la provincia friulana di Gorizia e la Slovenia, il Ribolla Gialla è un antico vitigno a bacca bianca molto versatile, diffuso ormai in tante altre zone d’Italia. Aromatico e dalla piacevole acidità, dà vita a prodotti freschi, fruttati e minerali, che si dividono tra vini bianchi fermi e spumanti, mentre la macerazione ne rivela una struttura più complessa. Una varietà che si trova tra le etichette di Puiatti, cantina che lavora per valorizzare l’unicità del terroir dove opera e che ha recente concluso un restyling dell’immagine dei suoi monovarietali. La Ribolla Gialla Puiatti, nasce a Romans D’Isonzo, in località Zuccole e matura in acciaio per quattro mesi. Il suo colore è giallo paglierino brillante, mentre al naso rivela le tipiche note di mela Golden e di uva spina, accompagnate da sentori di erbe aromatiche. Un bianco versatile e fresco, dalla beva leggera, ideale per accompagnare l’aperitivo.

Lombardia

Satèn Contadi Castaldi Franciacorta
Satèn Contadi Castaldi Franciacorta

La regione lombarda comprende tra i suoi confini una delle zone più importanti per la produzione di bollicine italiane, la Franciacorta. A pochi chilometri da Milano, con un importante affaccio sul Lago d’Iseo, l’area abbraccia diversi Comuni della provincia di Brescia, dove la coltivazione della vite è presente fin dai tempi più antichi, tanto da figurare negli scritti di Plinio e Virgilio. I terreni ricchi di minerali di questi paesaggi collinari, donano un carattere inconfondibile ai vini di Franciacorta, che racchiudono la generosità della natura e la bontà del clima mite e temperato. Tra le etichette che conquistano tutti i palati, Contadi Castaldi Satèn si distingue per la sua freschezza e per il costante equilibrio tra complessità e piacevolezza di beva. Col suo colore giallo paglierino e un perlage fino ed elegante, seduce con profumi di biancospino e note leggermente balsamiche, che lasciano spazio a sfumature di mela renetta e crosta di pane. All’assaggio è morbido e fresco, dal finale deciso e lungo.

Puglia

Primitivo di Manduria, Surani
Primitivo di Manduria, Surani

Manduria è la storica culla del vino Primitivo pugliese, varietà autoctona che prolifera a Soraní, un crocevia di tre province del Salento dove le brezze ioniche accarezzano i vigneti. Sui suoli rossi intensi della zona, sorge Masseria Surani, con i suoi 55 ettari vitati tra Fiano, Negroamaro e Primitivo, che in alcune etichette, viene illustrata come una donna misteriosa, elegante e passionale, proprio come questa terra sa essere. Soraní Primitivo di Manduria DOC, è un Primitivo 100% dal colore rosso rubino intenso, grazie alla maturazione di dodici mesi in botti di rovere. Le note aromatiche predominanti sono di frutti rossi, amarene e prugne, con incursioni speziate e di liquirizia. Il suo gusto è corposo e ampio, i tannini eleganti e il finale piacevolmente fresco e vivace. Una bella espressione della Puglia del vino più autentica, ricca di storia, le cui prime coltivazioni di vite risalgono all’epoca della Magna Grecia.

Sardegna

Sicut Erat, La Contralta
Sicut Erat, La Contralta

Sicut Erat, ovvero com’era in principio. Questo il nome della nuova scommessa dell’altrettanto nuova cantina sarda, La Contralta, che si è già fatta apprezzare per il suo stile essenziale e la qualità delle sue etichette. Sicut Erat Isola dei Nuraghi IGT è un vermentino sardo che si discosta dai canoni più classici di questo vino, con una complessità al naso che ricorda la frutta gialla matura, le mandorle e sentori di pasticceria e miele. Vendemmiata al mattino, l’uva viene pigiata e lasciata a fermentare a contatto con le bucce per più di sessanta giorni per maturare nove mesi in anfora, prima dell’imbottigliamento. Sicut Erat conclude poi l’affinamento in bottiglia per tre mesi, presentandosi con un colore giallo dorato intenso. All’assaggio è caldo, strutturato e persistente, con la nota acolica ben bilanciata dall’acidità, perfetto per accompagnare piatti di pesce affumicati e alla griglia, così come formaggi molto saporiti.

Sicilia

Rina Ianca, Santa Tresa
Rina Ianca, Santa Tresa

Tra le varietà autoctone siciliane a bacca bianca più diffuse c’è il Grillo, dalla pacata frazione aromatica. Lo si trova anche nel comune di Vittoria, nell’area sud ovest della Sicilia, tra i vigneti di Santa Tresa, di proprietà di Stefano e Marina Girelli, imprenditori del vino trentini che hanno trovato nella calda isola a sud dello stivale la loro seconda casa. Qui, oltre a recuperare varietà autoctone come l’Albanello, la famiglia ha deciso di sperimentare con il Grillo e di proporre un blend con il Viognier, di origine francese, che nelle terre del Ragusano ha trovato terreno fertile per prosperare. Vinificate separatamente, le due varietà vengono unite per l’affinamento e danno vita a Rina Ianca, vino biologico e vegano di Sicilia. La sua caratteristica è legata alla mineralità e alla freschezza del Grillo e all’intensità e alla rotondità del Viognier, che si presenta con un colore giallo paglierino. Al naso prevalgono sentori agrumati e di pesca, mentre al sorso la sapidità e la freschezza sono ben equilibrate e si abbandonano a un finale dolce di pesca noce. Ideale da abbinare a ricette orientali come il “Calamaro dorato in farina di riso con pepe cinese” ideato dallo chef Guglielmo Paolucci di Gong Milano.

Toscana


Mimesi, Tenuta di Ghizzano

Terra di Sangiovese e Vermentino, simbolo di un nuovo concetto del “produrre vino” con i suoi Supertuscan, questa regione vanta una varietà unica di espressioni vitivinicole tra i suoi territori. Accanto alla nota IGT Costa Toscana, si affacciano oggi denominazioni più giovani che hanno voglia di farsi conoscere al pubblico dei wine lover. È il caso della DOC Terre di Pisa, definita dal disciplinare del Consorzio Vini Terre di Pisa, la cui Vice Presidente è Ginevra Venerosi Pesciolini, titolare della storica Tenuta di Ghizzano, incastonata tra le colline pisane. Qui sono nati i primi due Mimesi, con un progetto di ricerca che esalta l’espressività del vino nel bicchiere. Mimesi Doc Terre di Pisa Sangiovese 2018, matura per quattordici mesi in cocciopesto, prima di affinare per un anno in bottiglia. Si tratta del primo Sangiovese in purezza prodotto da Ginevra, quando ha compreso che l’età della vigna poteva fare la differenza per l’espressività del vino nel bicchiere.

Veneto

De Buris Amarone Riserva, Tommasi
De Buris Amarone Riserva, Tommasi

Corvina, Corvinone, Rondinella e Oseleta sono i vitigni che hanno segnato la storia della Valpolicella Classica, dando vita all’Amarone. Vino potente e strutturato, è riccamente complesso e profondo, grazie alla fase di appassimento delle uve che si protrae per più di cento giorni. Vinificato nella stagione invernale, l’Amarone invecchia in legno per lungo tempo, acquisendo un colore rosso intenso, le note speziate e la sapidità che lo caratterizzano. L’Amarone Riserva De Buris 2010 di Tommasi è un’ode al tempo, lusso contemporaneo ed elemento imprescindibile per la produzione di un vino di qualità, che interpreta appieno il territorio della Valpolicella Classica. Dopo dieci anni di riposo, esprime complessità ed equilibrio, con sentori di more, caffè macinato e cioccolato. Al palato ha un ricco retrogusto di liquirizia, con note di moka sul finale. Da degustare con le note di The Wine Record, un concept album che trasforma il vino in musica, attraverso otto tracce che costruiscono un nuovo patrimonio esperienziale per l’Amarone, da condividere e celebrare nel tempo.