Il ritorno del gin: storia e come miscelarlo

Il ritorno del gin: storia e come miscelarlo

di Penelope Vaglini

Il distillato di ginepro è sulla cresta dell’onda da qualche anno, grazie alla facilità della sua produzione artigianale e all’interesse dei cocktail lover. Ecco com’è nato il gin e quali sono i modi migliori per gustarlo.

Quando si dice gin si pensa subito a Londra, ma in realtà c’è chi sostiene che il distillato di ginepro abbia origini italiane. È infatti legato alle prime distillazioni del Belpaese, eseguite con l’antica tecnica già nota agli arabi e promossa dalla Scuola Medica Salernitana con cui, nel 1055, i monaci utilizzavano le bacche di ginepro durante la fase produttiva del vino. Questa aggiunta, infatti, contribuiva a mantenere il prodotto stabile, conservandone il gusto per tutto l’anno.

Dai Paesi Bassi all’Inghilterra

Più avanti, i distillati di ginepro hanno trovato fortuna in diverse scuole mediche in giro per l’Europa, come nei Paesi Bassi, dove per mano di Jacob Van Maerlant nasce il Jenever (o Genever), tra i principali antenati del gin. A metà del 1500 Philippus Hermanni cita un jenever realizzato con alcol di vino nel suo libro, ma è solo nel 1714 che appare per la prima menzione scritta della parola “gin” all’intero di un testo inglese di Bernard Mandeville. La produzione del distillato inizia infatti a seguito del divieto di importazione di prodotti stranieri voluta da Guglielmo III d’Inghilterra, che diede origine anche al fenomeno del Gin Craze. Un consumo pazzo e scellerato, vera e propria piaga sociale, causa di crimini e violenze, alimentato dal fatto che una parte del salario di alcuni operai veniva corrisposta in litri di questo distillato, favorendo la diffusione dell’alcolismo. Per porvi rimedio, furono emanati diversi “Gin Act” con tasse e imposizione di licenze per limitare l’abuso di gin. Secondo quanto riportato dall’esperto Fulvio Piccinino, nella seconda metà del Settecento nacquero poi le prime distillerie ufficiali come Gordon’s e Philip Boots, mentre è del 1813 l’invenzione della prima colonna per la distillazione che ha reso il prodotto più puro e le ricette più equilibrate.

Il gin parla anche italiano

A partire dagli anni ’30 del secolo scorso, anche in Italia si contano diverse produzioni del distillato di ginepro che, nel dopoguerra, viene definito uno dei prodotti di punta dell’industria beverage italiana. Ma per assistere a un nuovo boom del gin è necessario attendere fino agli anni 2000, quando la diffusione di distillerie artigianali ha visto nascere in tutto il mondo migliaia di prodotti con botaniche differenti e interessanti espressioni territoriali.


Come si produce il gin e quali tipologie esistono

Il distillato di ginepro viene realizzato con alcol (in genere di cereali, ma anche di patate o vino), bacche di ginepro, spezie e botaniche scelte direttamente dal produttore senza nessun vincolo. Queste ultime subiscono dei processi di macerazione o infusione che possono essere singole oppure miste e durare per periodi differenti e vengono aggiunte prima oppure dopo la distillazione. La gradazione minima per la categoria è di 37,5%, mentre quella che solitamente non si tende a superare è di 57%. Il disciplinare del gin riconosce diverse tipologie come Compound Gin, Gin Distillato e London Dry, mentre vi sono poi altre classificazioni ben note sia ai bartender che ai drink lover. Tra queste ci sono il Blended Gin che unisce diverse distillazioni, il Plymouth prodotto nella città omonima, l’Old Tom con distillazione a caldo e lo Sloe Gin con bacche di prugnolo.

I cocktail a base gin

Più che per la bevuta liscia, il gin è alla ribalta per la sua facilità di essere miscelato in ricette di cocktail classici o contemporanei. Il più celebre è senza dubbio il Dry Martini, che unito a vermouth e servito in una coppetta ghiacciata è perfetto sia per l’aperitivo sia nel dopocena. Gli italiani (e non solo) vanno matti per il Negroni, che al distillato di ginepro unisce in parti uguali bitter Campari e vermouth. Per chi vuole godere del gusto di ogni botanica c’è poi il Gin&Tonic, servito in un highball con ghiaccio e acqua tonica, mentre il Gin Fizz contiene, oltre alla soda, anche del succo di limone fresco e dello sciroppo di zucchero. Per i palati più sofisticati c’è il French 75, realizzato con gin, succo di limone e champagne, mentre il Corpse Reviver #2 risveglia chiunque dal torpore con distillato di ginepro miscelato a Cointreau, vermouth bianco, succo di limone e assenzio.