Intervista ad Anna Paola Lo Presti, ideatrice e curatrice del brand

‘Le idee prive di bellezza sono con buona probabilità errate’: il catalogo del brand Angelina si apre con una frase del fisico e matematico Paul Dirac, e queste dieci parole rappresentano un buon punto di partenza per esplorare la filosofia alla base del marchio ideato e curato da Anna Paola Lo Presti. Un progetto che unisce design d’interni, qualità dell’accoglienza, suggestioni artistiche e buona cucina, senza fare di quest’ultima il centro gravitazionale attorno al quale ruota tutto il resto: quello di Angelina è un concetto olistico, come le tessere di un puzzle che in egual misura concorrono all’obiettivo.

‘L’idea era di costruire’, racconta Anna Paola, ‘un pensiero che potesse contenere varie realtà: accoglienza, ospitalità, gusto, estetica e quant’altro. Ho cominciato con la cucina, quindici anni fa, recuperando una vecchia casa di Roma dove c’era una trattoria con annessa la casa della vecchia ostessa. Abbiamo restaurato quello che c’era, poi abbiamo recuperato materiale in giro, ad esempio svuotando vecchie cucine’.

In quell’occasione, il faro che ha guidato la ricerca degli oggetti è stato dare nuova vita alle cose vecchie, l’esatto opposto di chi invecchia artificiosamente ciò che è nuovo: ‘Volevo uno spazio che potesse raccontare e non solo essere vestito, come invece accade con la moda del vintage’. Risultato: ‘All’inizio usavamo anche piatti sbeccati, evidentemente usati, però veri. Abbiamo dovuto superare alcune resistenze, ma siamo riusciti a costruire un posto dove le persone riconoscevano la verità del luogo e di quello che stavamo proponendo’. Questo posto è il ristorante Angelina, nel quartiere Testaccio di Roma.

La filosofia di Anna Paola investe anche la cucina: ‘Il nostro è un menù tradizionale romano, e prima che diventasse una tendenza abbiamo recuperato ricette delle nostre radici, come quella della polpetta. Ovviamente, lavoriamo con tutto ciò che è legato al DOP o al DOC’. Anche gli ingredienti sono dunque scelti in base alla loro capacità ‘di raccontare qualcosa’ e di riverberare ‘l’idea di recupero che sta dietro il ristorante’.

Il passo successivo di Angelina? ‘Ho immaginato di contestualizzare il cibo nell’arte. Ho proposto delle installazioni a musei, gallerie d’arte contemporanea, artisti, e quindi abbiamo inserito il cibo all’interno di eventi, happening e opere’. Non dunque il classico catering da vernissage, ma un progetto ‘legato all’arte contemporanea’ e pensato ‘fin da subito insieme all’artista’. Come se si trattasse di assaporare ‘un’opera di gusto legata all’artista’, che non riguarda solamente l’allestimento o la mise en table, ma anche ‘il lavoro sulle ricette’.

‘Poi, piano piano siamo arrivati a immaginare uno spazio di accoglienza per dormire e abbiamo aperto questo piccolo boutique hotel, Angelina’s Home, recuperando una vecchia dimora romana dei primi del Novecento e inserendo opere d’arte contemporanea, inseguendo l’idea che l’arte può anche stare fuori dai musei, può vivere con le persone e spingerle magari a migliorarsi un poco’.

Un progetto così personale, ‘che racconta anche me e le cose che mi piacciono’, chiama a gran voce una domanda altrettanto personale: cosa vuole Anna Paola Lo Presti? ‘Io per vivere ho bisogno di un mondo molto poetico, di una bolla in cui stare ogni tanto. Senza essere scollegata dalla realtà, perché mi piace, la recupero, la vivo. Per me è fondamentale lavorare con gli artisti, o farmi raccontare da un contadino come coltiva le mele. E mi piace trasmettere qualcosa che possa regalare un’idea di etica e di bellezza’.