I nuovi mecenati: come e perché la moda finanzia l’arte
Courtesy Prada

I nuovi mecenati: come e perché la moda finanzia l’arte

di Tiziana Molinu

Dalla Burberry Gallery al Colosseo, dai musei alle fontane: le maison investono nell’arte come mai prima. Per lasciare il segno. E conquistare un posto nella storia (non solo della moda).

Non chiamatelo solo mecenatismo. La liaison tra moda e arte è un flirt dichiarato, pubblico, strategico. È un corteggiamento che si consuma tra gallerie, monumenti e flagship store trasformati in Wunderkammer contemporanee. I brand di moda non si limitano più a sponsorizzare mostre: rifondano musei, restaurano tesori dimenticati, danno nuova vita a luoghi simbolo. In cambio? Più che visibilità, credibilità culturale, rilevanza sociale, e un posto a tavola nel grande racconto della bellezza.

Ma cosa ci guadagna davvero un brand nel finanziare un museo o un monumento? Più di quanto si pensi. Secondo uno studio di Kantar, i brand con alta rilevanza culturale crescono sei volte di più rispetto a quelli culturalmente silenziosi. È un moltiplicatore di valore. Come dice Diego Della Valle: “La cultura è anche un fattore di business. Il lifestyle italiano, fatto di arte e artigianato, è un volano economico. Le imprese devono essere responsabili e diventare un esempio”. Non è romanticismo, è visione strategica.

moda e arte
(Photo by Robert Nickelsberg/Getty Images)

Quando un brand firma un restauro o adotta un museo, non sta solo facendo beneficenza. Sta costruendo una narrazione. Sta raccontando chi è, dove vuole andare, e perché vale la pena seguirlo. Sta creando un legame emotivo con chi guarda, cammina, vive. Perché vedere una fontana, un ponte, un’opera d’arte – e sapere che lì c’è Fendi, Zegna, Prada o Tod’s – è diverso dal vedere un cartellone pubblicitario. È più profondo. È più vero. E soprattutto: resta. Vediamo dunque alcuni degli esempi concreti più eclatanti degli ultimi tempi.

Una delle più recenti dichiarazioni d’amore arriva da Londra. Il Victoria & Albert Museum, tempio mondiale del design, ha annunciato che la sua Fashion Gallery cambierà nome: nel 2027 riaprirà rinnovata e ribattezzata The Burberry Gallery. Il motivo è tutto nel naming: il brand britannico ha finanziato il progetto di riqualificazione, destinato a durare due anni. Un investimento di lungo termine che non solo celebra l’heritage inglese, ma rafforza il legame tra moda e patrimonio culturale, suggellando una delle operazioni di branding più raffinate degli ultimi anni.

moda e arte
(Photo by Yui Mok/PA Images via Getty Images)

Bulgari, Valentino, Fendi, Tod’s: Roma chiamò

Anche l’Italia non scherza. Roma, per la precisione, sembra essere diventata una vera passerella per il mecenatismo. Bulgari ha appena annunciato un contributo da 900 mila euro per l’ampliamento del Museo del Novecento a Milano, ma nel suo cuore rimane sempre la capitale: è qui che ha restaurato la scalinata di Trinità dei Monti con 1,5 milioni di euro. Un gesto non isolato. Tod’s ha finanziato il restauro del Colosseo con 25 milioni, mentre Fendi ha firmato il recupero della Fontana di Trevi, dando il via all’iniziativa Fendi for Fountains da 2,5 milioni. Ultimo atto? La riqualificazione della Grotta di Diana a Villa d’Este, a Tivoli, riaperta al pubblico dopo cinquant’anni. È arte, ma è anche identità. È cultura, ma è anche strategia.

moda e arte
(Photo by Beata Zawrzel/NurPhoto)

A pochi passi da Piazza di Spagna poi, è appena sorto un nuovo tempio della bellezza: PM23. Voluto dalla Fondazione Valentino Garavani e Giancarlo Giammetti, questo spazio espositivo nasce per aprire un dialogo permanente tra arte e couture. A inaugurarlo è la mostra “Orizzonti | Rosso”, dove cinquanta abiti iconici firmati Valentino si intrecciano con opere di Basquiat, Rothko, Bourgeois, Warhol e altri grandi maestri del Novecento. Il fil rouge – letteralmente – è quel Rosso Valentino diventato simbolo estetico e culturale, più che semplice colore. Il mecenatismo diventa così un modo per prolungare nel futuro l’identità di una maison, rendendola accessibile e dialogante. E così Roma si arricchisce di un luogo dove la moda si fa arte e l’arte si lascia vestire, in un’osmosi emotiva e immaginifica che rende omaggio al potere trasformativo dell’estetica.

Zegna & Art Basel: arte visibile, impatto concreto

L’ultima notizia calda arriva da Zegna, che ha appena annunciato una partnership globale e pluriennale con Art Basel. Una mossa pensata per fondere mondi e accendere conversazioni tra moda, arte e responsabilità sociale. Il brand sarà presente in tutte le edizioni della fiera—da Basilea a Miami, da Hong Kong a Parigi—con progetti che mettono al centro VISIBLE, l’iniziativa lanciata da Fondazione Zegna e Cittadellarte – Fondazione Pistoletto, a sostegno dell’arte socialmente impegnata.

Durante l’edizione svizzera di Art Basel, saranno presentate le nuove Visible Situated Fellowships 2025: artisti e collettivi che affrontano con le proprie opere temi come giustizia ambientale e diritti civili. La notizia arriva quasi in contemporanea con la nomina di Michelangelo Pistoletto al Premio Nobel per la Pace, una coincidenza che suona come un endorsement celeste. “L’arte è un agente di cambiamento, non un ornamento”, ha dichiarato Gildo Zegna. E questa partnership lo dimostra.

moda e arte
Courtesy Zegna

Il Rinascimento secondo Renzo Rosso

Chi invece ha riportato all’antico splendore il Ponte di Rialto a Venezia è Renzo Rosso. Il suo gruppo OTB ha stanziato 5 milioni di euro per il restauro; il primo completo dalla costruzione del ponte, nel 1590. È successo nel 2021, ma l’effetto resta vivido: una dichiarazione di amore alla città, ma anche una lezione di visione imprenditoriale. «Non ci sarebbe mai riuscita la pubblica amministrazione da sola», hanno ammesso le autorità locali. E così, la moda diventa anche infrastruttura civica.

Dalla Toscana a Shanghai: i casi Ferragamo e Prada

Anche Ferragamo gioca in casa. A Firenze, ha finanziato il restauro della Fontana del Nettuno con 1,5 milioni di euro, un gesto di affetto e appartenenza. Mentre Prada, da sempre pioniera nei rapporti tra moda e arte, ha esteso il suo raggio d’azione fino in Asia: a Shanghai ha riportato in vita la storica residenza Rong Zhai, trasformandola in uno spazio ibrido per mostre, eventi e sfilate. Un’operazione architettonica e culturale che mostra cosa succede quando il branding incontra il genius loci.

moda e arte
Courtesy Prada

L’incendio di Notre-Dame: quando l’arte chiama, la moda risponde

C’è poi l’aspetto emotivo. Quando la cattedrale di Notre-Dame è stata colpita dall’incendio nel 2019, le maison sono intervenute come guardiani della bellezza: LVMH ha donato 200 milioni di euro, Kering altri 100 milioni. Non per un ritorno immediato, ma per un imperativo morale e identitario. Perché la moda, se vuole restare rilevante, oggi deve essere anche custode del patrimonio collettivo.

Un tempo era la nobiltà. Poi gli industriali, gli editori, i banchieri. Oggi, tra i nuovi mecenati dell’arte ci sono le maison di moda. Non è solo filantropia, è visione: l’arte permette di consolidare un’identità estetica, alimentare il soft power, offrire un posizionamento culturale più profondo e durevole del semplice prodotto. È una questione di storytelling e di legacy, ma anche un modo per abitare il tempo con più densità, più stratificazione.

moda e arte
(Photo by Nicolas Economou/NurPhoto)