Dentro la manifattura Cartier, nel regno della bellezza
Un Tank in lavorazione (Credits: Cartier)

Dentro la manifattura Cartier, nel regno della bellezza

di Angelo Pannofino

Cartier ci ha aperto le porte della manifattura svizzera in cui nascono i suoi orologi. Con visita anche alla Maison des Metiérs d’Art. E gli stupori sono stati diversi

Ho avuto la possibilità di visitare la manifattura degli orologi Cartier a La Chaux-de-Fonds (Svizzera, ovviamente). È la mia prima volta, e gli stupori sono stati diversi.

Il primo: vedere nella stessa stanza gli ultimi umani ancora in grado di restare concentrati per più di otto secondi senza guardare un cellulare. Camice bianco, chini su un microscopio, intenti a infilare (a mano) minuscoli ingranaggi all’interno di ingranaggi ancora più minuscoli.

Cartier
Credits: Cartier
Interno della manifattura Cartier

Inaugurata nel 2001, nella manifattura si porta avanti la filosofia con cui Cartier, a inizio ’900, ha rivoluzionato la storia dell’orologeria sovvertendo la regola secondo cui è la forma dell’orologio che deve essere al servizio del meccanismo. Cartier, al contrario, decise di partire dalla forma: toccava al meccanismo adattarsi.

È nato così il suo modello più iconico: il Tank, disegnato nel 1917, primo orologio a non avere la solita forma tonda bensì rettangolare. La tecnica al servizio della bellezza: è questa la chiave per interpretare quello che vediamo visitando prima la manifattura e poi la Maison des Metiérs d’Art.

Quest’ultima è stata creata da Cartier nel 2014, ristrutturando un’antica fattoria, per permettere alla sapienza artigiana di continuare a tramandarsi da maestro ad apprendista. Qui i saperi dell’arte orafa si intrecciano con l’orologeria e le tecnologie più all’avanguardia e ne nascono orologi-gioiello di bellezza inconfutabile.

Cartier
Credits: Cartier
Un Tank in lavorazione

Gli orologi-orologi, invece, vengono creati nella manifattura: nella nostra visita ne seguiamo l’iter, partendo dai disegni che vengono poi passati agli ingegneri a cui toccherà creare il meccanismo adatto a quella forma. Eccoci poi nel luminoso open space dove lavorano gli operai specializzati, ognuno isolato nella sua bolla di concentrazione: arrivano alle sei del mattino e vanno via alle tre del pomeriggio.

Non vola una mosca: sul muro c’è perfino un allarme luminoso a forma di orecchio che da verde diventa rosso se i decibel nella stanza superano la soglia del silenzio. Man mano che avanziamo tra le loro postazioni, le diverse parti che compongono un segnatempo da polso cominciano a prendere forma sotto i nostri occhi, finché, eccolo, l’orologio.

Cartier
Credits: Cartier
Elementi decorativi d’orologi creati nella Maison des Metiérs d’Art

Gli manca solo l’ultima prova: la stanza delle torture in cui viene fatto cadere, immerso nell’acido, esposto al caldo e al gelo e all’acqua per testarne la resistenza. È l’ultima tappa di un percorso il cui obiettivo è assicurarsi che ogni orologio abbia la qualità ritenuta da Cartier essenziale per uno strumento che misura il tempo: essere senza tempo.