Jake Gyllenhaal

Jake Gyllenhaal

Il segreto dell’attore, oggi protagonista del coinvolgente The Covenant e official talent della campagna Ginori 1735, è semplice: «Lascia che la vita ti ispiri, anche mentre reciti. Studia, poi svuota la mente e ascolta»

di Tom Asvendaño

Dopo essere fuggiti dalla monotonia della classe media della East Coast statunitense, Stephen e Naomi se la passavano piuttosto bene. Stephen era il maggiore di sei fratelli. Naomi, invece, era figlia di una pediatra e un chirurgo di New York. Dopo il matrimonio, si trasferirono a Los Angeles negli anni Settanta per inseguire la carriera artistica. Lui diventò un regista di film per la televisione, lei una sceneggiatrice. Se la passavano davvero bene. Nonostante fossero esordienti nell’industria cinematografica, frequentavano già persone del calibro di Kris Kristofferson, Ted Danson e Steven Soderbergh, all’epoca un ragazzo. Paul Newman e Jamie Lee Curtis fecero rispettivamente da padrino e madrina al loro secondogenito.


Prada

Un giorno, a 11 anni, in salotto, al figlio della coppia riuscì qualcosa di davvero incredibile: fece ridere Billy Crystal. Il ragazzino raccontava barzellette assurde con un tono così serio e impassibile che Crystal rimase esterrefatto. Lo scritturò nel suo film successivo, Scappo dalla città – la vita, l’amore e le vacche (1991), dando così il via a una delle carriere più durature, solide, varie e affascinanti del cinema recente. Questo fu il primo passo di Jake Gyllenhaal (Los Angeles, 42 anni), una delle ultime grandi star di Hollywood. E ora, dopo 30 anni e una mezza dozzina di film cult, tra cui Donnie Darko (2001), I segreti di Brokeback Mountain (2005), Lo sciacallo – Nightcrawler (2014) e Prisoners (2013), e dopo una nomination agli Oscar e una ai Tony Awards, Gyllenhaal torna nel luogo che ha fatto da scenario a uno dei punti di svolta più importanti della sua vita: il salotto dei suoi genitori. È qui che l’attore ha recentemente trovato un contraltare al suo stacanovismo. Un contraltare che ha cambiato tutto: «Se dovessi descrivere questo momento della mia vita userei la parola “grato”», spiega. «Ho una ragazza meravigliosa (la modella francese Jeanne Cadieu, di 27 anni, ndr), sento la vicinanza della mia famiglia e, con gli anni, le mie amicizie più strette si sono consolidate sempre di più. Guardo con fiducia al futuro». È una sensazione nuova. Per molto tempo, infatti, il futuro assomigliava al passato.


Tazza Ginori 1735, Oriente Italiano Gold Collection. Maglia Loro Piana, pantaloni Prada.

Gyllenhaal girò la sua prima pellicola da protagonista, Cielo d’ottobre (1999), quando era ancora al liceo e la sua vita si trasformò presto in una serie continua di riprese. Il suo progetto successivo, Donnie Darko, film irrinunciabile per tutti gli incompresi nati negli anni Ottanta, fu anche la prima pellicola importante a cui partecipò e, non sappiamo se suo malgrado o meno, consolidò la sua immagine di sex symbol alternativo. «Se devo essere sincero, non so spiegare cosa mi attragga in un film», afferma. «È tutto un insieme di cose. Dipende dal momento in cui mi trovo, da cosa sta accadendo nella mia vita, dal destino. In generale, il filo conduttore è l’inconscio. Devo percepire che c’è qualcosa sotto la storia, una tematica umana». Nei 20 anni successivi ha interpretato delinquenti, ex detenuti, arrampicatori sociali corrotti, depravati, artisti ossessivi e, in cinque occasioni, dei vedovi. Nel 2002 fu il coprotagonista di Voglia di ricominciare con Dustin Hoffman e Susan Sarandon. Dopo le riprese, Hoffman si congedò regalandogli il libro Il lavoro di un attore su se stesso, di Konstantin Stanislavski, con la dedica: “Sei bravo, ma devi migliorare”. Gyllenhaal seguì il consiglio. Migliorare, studiare, studiare. In Lo sciacallo interpretò un nottambulo emarginato: per mesi corse 24 chilometri al giorno, sostituendo i pasti con una gomma da masticare. Dimagrì di 13 chili. Successivamente, per prepararsi al ruolo di pugile senza futuro in Southpaw – L’ultima sfida (2015), prese l’abitudine di fare 2.000 addominali e sei ore di allenamento al giorno, finché arrivò a pesare 81 chili. «Adoro usare il mio corpo: è uno degli aspetti che amo di più del mio lavoro».


Prada

Della sua scelta di interpretare spesso personaggi ambigui dice che a ispirarlo sono «le storie che generano dibattito». Nonostante il mondo vada in una certa direzione, non è tentato dal ruolo dell’eroe che fa da esempio per gli altri: «Per me, l’arte di raccontare storie è un atto intrinsecamente politico: come artisti, abbiamo il dovere di chiederci cosa vogliamo esprimere, quali idee riteniamo importanti. L’arte, nella sua forma migliore, è in grado di creare nuove prospettive, di stabilire un legame. Sono questi i tipi di storie che voglio raccontare». Nel 2008, Stephen e Naomi divorziarono. Lui rimase a Los Angeles, mentre lei fece ritorno a New York. Anche la figlia maggiore, Maggie Gyllenhaal viveva lì, e Jake la raggiunse poco dopo. Nella Grande Mela trovava difficile percepire il calore umano, soprattutto vedendo la sua immagine proiettata su tutti gli schermi. Iniziò così ad affinare la sua tecnica per stabilire nuovi legami e iniziò anche a fare teatro.

Nel 2015 debuttò a Broadway in una commedia intitolata Constellations. Qualche anno dopo, Maggie confidò a Esquire di non aver mai visto Jake così felice. Da quel momento, non si è più fermato. «A essere sincero, il teatro è il mio primo amore», dice. «Girare un film è sempre un onore, adoro recitare. Ma credo che il teatro renda possibile un altro tipo di approccio. Nel cinema occorre una trama capace di catturare il pubblico; nel teatro è l’interpretazione di un attore che regge l’intera opera. C’è qualcosa di unico nell’esibirsi dal vivo di fronte al pubblico. È una sensazione magnifica, emozionante e gioiosa, ma anche terrificante», spiega.


Ginori 1735, collezione Oriente Italiano.

Non ha però voltato le spalle a Hollywood. Nessuno sano di mente lo farebbe. Negli ultimi anni ha girato per la Marvel, per Michael Bay e per Netflix. Ma ha sempre fatto ritorno a Broadway, dove può cenare con la madre e la sorella, e dove viene apprezzato per il suo entusiasmo e per il suo inaspettato lato giocoso, quasi infantile. Un lato che esterna coraggiosamente nei musical. Gyllenhaal s’innamorò del canto quando vide La Bamba, il film del 1987 su Ritchie Valens, e si esibiva in giro per casa “strimpellando” una racchetta, con risultati eccezionali. «Adoro recitare attraverso il canto. È un’abilità molto particolare, e credo che sia il mio mezzo di espressione migliore come interprete. Amo i musical fin da quando ero piccolo, perché ti calano in una dimensione molto vivace e, soprattutto, è l’unico genere in cui l’atteggiamento di un personaggio può cambiare da un momento all’altro. Una canzone può contenere addirittura quattro, cinque variazioni di atmosfera».

Nel 2017, Gyllenhaal ha impersonato il pittore Georges Seurat, complicato protagonista di Sunday in the Park with George, musical del leggendario e controverso Stephen Sondheim e, nel 2019, è stato nominato ai Tony Awards per la sua interpretazione in Sea Wall/A Life. Ciò che oggi traspare in lui è una evidente serenità, quella di un interprete maturo che si concede anche qualche vezzo. Non è da tutti confessare che il luogo preferito in una libreria è lo scaffale dedicato ai libri di cucina e di design, così come è singolare prestare la propria immagine per rappresentare una storica maison italiana di porcellane come Ginori 1735: «Mi interessa entrare in sintonia con persone che amano il proprio lavoro e per le quali lavorare significa anche divertirsi. Proprio come le persone di Ginori 1735, che ho sempre apprezzato: fanno cose meravigliose!».


Giacca Brioni, T-shirt e pantaloni Loro Piana.

Ed eccoci qua, in un posto del tutto diverso da quello che ci aspettavamo ma, in fondo, felici. «In Sea Wall/A Life, la regista Carrie Cracknell ci ha incoraggiato a interagire con il pubblico, prendendo le mosse, per esempio, dal cellulare di turno che squillava accidentalmente nel bel mezzo dello spettacolo. In questo modo, il teatro si è trasformato in un fantastico luogo di comunione con il pubblico. Ho amato questo aspetto, porto ancora il ricordo con me», ricorda Gyllenhaal. «Lascia che la vita ti ispiri, anche mentre reciti», prosegue. «Studia, studia, studia, e poi… svuota la mente e ascolta». Sembra la dedica di Hoffman, perfezionata nel corso degli anni. Stephen e Naomi se la passavano bene. E oggi anche Jake.

Nella foto di apertura giacca Prada
Photos by Cedric Buchet, styling by Edoardo Caniglia
Grooming: Jillian Hallouska @The Wall Group. Set designer: Giulia Munari @Walter Schupfer Management. Styling assistant: Valentina Volpe.