Lorenzo Zurzolo

Lorenzo Zurzolo

Ripete spesso di essere fortunato, ma nel suo caso la fortuna è un fattore secondario. Lorenzo è bravo, tosto e talentuoso. Dopo Baby, che lo ha fatto conoscere al mondo, la sua carriera è in crescendo, con ruoli sempre più impegnativi (è nel cast della serie evento La Storia e il 26 ottobre sarà al cinema nei panni del giovane Diabolik). In attesa del film della consacrazione

di Giuliano Federico

Sguscia fuori e dentro dal set, replica smorfie, volteggia tra dramma e commedia, si denuda, poi si riveste, ora contorto, ora disteso, ancheggia flessuoso, vacilla, si innalza, precipita, mangia la camera, mentre il fotografo, Giampaolo Sgura, saltella intorno alle sue micro-performance situazioniste. Tra uno scatto e l’altro, il tremulo incedere di una timidezza. La riluttanza di Lorenzo Zurzolo a parlare di sé, non è mera storiella da ufficio stampa. E ora, dopo una giornata di shooting insieme, sembra nervoso. Per via di questa intervista.


In queste settimane sta girando Prisma 2, serie tv osannata, ideata e diretta da Ludovico Bessegato, scritta da Alice Urciolo nella prima stagione, da Francesca Scialanca nella seconda. «Ho molto chiaro in testa che voglio fare l’attore. Sono concentrato su questo», mi spiega, quando gli chiedo come sceglie i partner commerciali. «Ne parlo con il mio agente cinematografico, con l’ufficio stampa. Ne parlo anche in famiglia. Sono fortunato, riesco a stabilire rapporti a lungo termine, con persone che credono in me». E il grano? Che rapporto ha Lorenzo Zurzolo con il denaro? «Non sono uno spendaccione. Ma non sono neanche particolarmente attento ai soldi». Cristallino, riconosce di essere fortunato – è già la seconda volta – e spiega che ha una certa solidità alle spalle. «Non devo aiutare nessuno in famiglia». Si definirebbe ricco? Un po’ vacilla, poi prende coraggio. «No, non mi definirei ricco. Sto bene, sto benissimo. Il denaro non mi preoccupa». Non riesco a metterlo in difficoltà. Ma guadagni più come attore o con le partnership commerciali? «Come attore», risponde secco.  Il ragazzo interpretato in Prisma è Daniele, personaggio al quale Lorenzo Zurzolo dona tumultuosa intensità, vibrazioni sommesse e insieme potenti: una grande interpretazione. Borgataro, carismatico, campione di nuoto, trapper, bello, ambito, nella prima stagione Daniele viene ingoiato da una relazione digitale. Per mesi e mesi amoreggia via telefonino con una ragazza, senza mai incontrarla. Poi il colpo di scena di genere – la ragazza si rivela un ragazzo – che lo pone davanti a un bivio. 


Faccio notare a Lorenzo che i suoi personaggi sono spesso ambivalenti. Lo è certamente Italo Balbo, che ha interpretato in M. Il figlio del secolo, serie tratta dal primo volume dell’opera omonima di Antonio Scurati, alla regia Joe Wright (L’ora più buia). Lorenzo recita nel ruolo del grande complice del primo Mussolini, interpretato da Luca Marinelli. Italo Balbo, l’unico fedelissimo – a detta del duce – in grado di ucciderlo. «Si inizia nel 1919, è la genesi del fascismo, la Prima guerra mondiale è appena finita. Abbiamo girato ovunque, un set incredibile – gli occhi di Zurzolo parlano – Roma, Milano, Gorizia, mi emoziono a pensare a quel set». Che si è concluso da poco. Si dice fortunato – ancora – per aver lavorato con Wright. E mentre Scurati si appresta a rilasciare il quarto volume della sua opera, chiedo se si sente pronto ad accompagnare il personaggio di Balbo fino all’epilogo dell’ultimo volo del giugno 1940, quando il suo aereo fu colpito dal fuoco amico. «Non so se Joe Wright girerà gli adattamenti cinematografici anche dei successivi volumi di Scurati, certo se mi chiamassero ne sarei onorato, è stata un’esperienza indimenticabile».


Lorenzo conferma. È Baby che gli ha cambiato la vita. Ha reso il suo volto noto in tutto il mondo. E gli amici? Ci sono ancora gli amici storici? Gli affetti, le relazioni? Travolti dalla notorietà? Lorenzo, ti fidi delle persone? «Alcuni amici storici sono rimasti. E ho anche alcuni amici nuovi, persone che ho conosciuto nel mondo del cinema. Colleghi che sono diventati veri amici. Ne sono felice, non sento invidia, né mi pare che ci sia competizione tra noi». Forse tra persone che vivono le stesse dinamiche la complicità è più naturale. «Accade, ed è già accaduto, di incontrarci fuori da un provino, e magari ci diamo consigli, ci passiamo soffiate: chi ha già fatto il casting spiega cosa cerca il regista, cosa fare e cosa non fare. Credo sia stupido avere un atteggiamento competitivo». Quindi non sente la competizione? «Sì, la sento, fortunatamente oggi producono un sacco di cose, c’è spazio per tutti», chiosa. Definisce sua madre «appiccicosa». Lo fa con ironia e tenerezza. Quante volte ti senti con i tuoi genitori? Traballa. «Una volta al giorno», sussurra sotto un velo d’impaccio, secondo me mente. «Mia madre mi stava e mi sta tuttora molto addosso. Da quasi due anni però vivo solo». 


E vai a fare la spesa al supermercato solo soletto? «Certo!». Ma quindi, non ho capito: ce l’hai la paranoia di sospettare di una persona che stai frequentando? La notorietà attira. «Sì, nelle amicizie, come nelle relazioni sentimentali, con le persone nuove, che prima non c’erano. Ti fai delle domande, sì. Ma dopo un po’ ti accorgi, lo capisci». Quindi ora ti senti più diffidente? «Dopo Baby ho visto persone che cambiavano atteggiamento. C’è un ragazzo con cui per tutta la vita non ci siamo mai presi bene, anzi direi che per robe accadute in passato ci stavamo letteralmente sul cazzo. Dopo Baby, un giorno ci incontrammo. Lo vedo da lontano e penso “mamma, ora mi tocca litigarci ancora”, e invece lui mi fa “bella Lo’, ho visto la serie”… insomma questo fa tutto l’amicone – strabuzza gli occhi – francamente avrei preferito litigarci».
Poi a un certo punto eccoti in quel gioiello di EO, regista Jerzy Skolimowski. Premio della giuria a Cannes, candidatura agli Oscar: ma come sei arrivato in un’opera così clamorosa? «All’inizio onestamente non ero convinto di fare il casting. Il personaggio era più grande di me, un regista di altissimo livello, e c’erano queste scene in cui avrei dovuto recitare con un asino. Poi devo ammettere che il mio agente ha insistito e ha fatto bene. Ho mandato un tape, e mi hanno subito cercato. Allora ho svolto il provino, Skolimowski era collegato in diretta e subito dopo ha chiamato la casting director. Appena tornato a casa dal provino, chiedono di mandare foto della mia barba, da tutte le angolazioni. Alla fine è andata».
Raccontami un casting che non è andato bene. «In generale non sono uno che rosica. Magari all’inizio, poi quando vedo l’opera accetto con serenità, comprendo le motivazioni artistiche della scelta. Ecco, devo confessare che all’inizio ero rimasto deluso dai tanti provini fatti per La Storia, per il ruolo di Nino».


E già, perché oltre a M. Il figlio del secolo, vedremo presto Zurzolo nell’attesa e ambiziosa serie tv di Francesca Archibugi, tratta dal monumentale romanzo di Elsa Morante: La Storia. Con lui Jasmine Trinca, Asia Argento, Elio Germano, Valerio Mastandrea e lo sconosciuto, giovanissimo Francesco Zenga. È quest’ultimo che recita nel ruolo dell’adolescente Nino, figlio di Ida. Questa volta è Lorenzo a non essere giovane abbastanza per la parte. «Ero davvero convinto che avrei avuto il ruolo di Nino, sai… dopo cinque casting dici “È fatta”». E invece? «Troppo grande per Nino, non sono adolescente, ed è vero. Lì per lì ci sono rimasto male. Ma vedi, così è la vita. Perché poi, l’indomani, mi chiamano per propormi il ruolo di Carlo, ovvero Davide Segre, l’anarchico ebreo che si unisce alla lotta partigiana: un personaggio secondario rispetto a Nino, ma direi più tormentato, un ragazzo della mia età devastato dalla guerra, che ho molto amato». Prima il numero due del fascismo, Italo Balbo. Poi Davide Segre, l’ebreo anarchico e partigiano. «Sì, da una sponda all’altra», dice. Visto anche il momento politico italiano e non solo, è una curiosa coincidenza o ci dice qualcosa di questi tempi? «Non saprei, io credo che mantenere viva la memoria della storia è importante. Senza timori. Penso di aver detto tutto».
Ha 23 anni e maneggia saggezza. È solido. Un teen idol, ma anche un attore già accreditato. A queste figure si chiedono spesso opinioni sui grandi temi del contemporaneo: le storture dei social, le minoranze, l’ambiente, eccetera. Ma perché un ragazzo di 23 anni dovrebbe avere opinioni interessanti? «A volte non penso proprio di avere qualcosa di interessante da dire sui grandi temi di oggi. Ma non voglio tirarmi indietro. Se posso mettere la mia popolarità al servizio di ciò che ritengo giusto, eccomi qui. Posso avere una certa risonanza e far passare messaggi positivi? Beh, dico la mia, non sempre però». Un regista che ami, Xavier Dolan, ha detto di essere depresso, ha quindi annunciato e poi ritrattato il suo ritiro dal cinema. Forse ha bisogno di una musa? «Beh magari mi facesse un provino, l’ho conosciuto. Sarebbe un sogno».


La sua aria disinteressata è un bluff, Lorenzo ama il cinema, divora film, compra dvd, conosce tutto e tutti. Gli chiedo di Lukas Dhont. «Close mi è piaciuto tantissimo, una bella sensibilità davvero, anche lì: magari!». Non lo dice, ma vorrebbe tutto. E ora dimmi, Zurzolo, insomma: Diabolik sei tu? «Sì, come lo sai?». Ma possiamo dirlo? Lorenzo vuole chiedere al suo agente. Rapido giro di telefonate. «Posso dirtelo: in Diabolik, chi sei? sono il giovane Diabolik». Lo sguardo di ghiaccio del criminale adolescente, che impara su un’isola a distinguere diamanti falsi da quelli veri, a costruire le fantomatiche maschere umane, a far saettare il pugnale: per diventare un giorno il Re del Terrore a Clerville. Lorenzo scrive? Per conto tuo, intendo: scrivi? «Sì, mi piace. Immagino e scrivo scene, le tengo da parte. Scrivo quando sono giù, scrivo quando sono stremato dalla noia. Mi piacerebbe riuscire a portare un mio monologo a teatro». A proposito, non ti arrivano proposte teatrali? «Poco. Il teatro mi manca molto. Ne ho fatto da ragazzino. Bisognerebbe riportare le nuove generazioni a teatro, ma come si fa, ci sono sempre gli stessi spettacoli: e La Locandiera, e Il Mercante di Venezia, e basta! Con tutto il rispetto». E invece? «Ci vorrebbe qualche testo che parli più di noi, della mia generazione». Potresti scriverlo tu. Si scherma dietro la solita timidezza: probabilmente lo ha già scritto. 


E in Prisma 3 tu ci sarai, chiedo a caldo, ma non abbocca: «Si farà Prisma 3? Chissà…?». Invece, parliamo di Prisma 2: ho sentito in una tua intervista su Instagram che ti piacerebbe avere un ruolo di cattivo e che in effetti lo stai maneggiando, ma non ho capito se ti riferissi a Daniele, il tuo personaggio in Prisma. Dobbiamo aspettarci una svolta da Daniele, che si palesa magari come maschio tossico narcisista? Nuovamente, il trabocchetto non funziona. «Ah chissà…. Chi può dirlo come si svilupperà il personaggio di Daniele?». Vabbè Lore’, che mi puoi dire di Prisma 2? «Posso dirti che stiamo girando a Latina, che ci sono nuovi personaggi, oltre a quelli già presenti nella prima stagione e…». E basta. Non puoi dirmi molto altro, suvvia. Ti è piaciuto lo sviluppo di Daniele nella sceneggiatura scritta da Scialanca? «Sì, sono molto legato a Daniele». Niente, non si sbottona. Lo copro di complimenti. Ti chiamano spesso per personaggi ambigui, o quantomeno ambivalenti. «Ammetto che è vero». Di solito succede a quelli bravi. «Grazie». Nella vita anche Lorenzo è ambivalente? (…)

Leggi il resto dell’intervista sul numero di Ottobre 2023 di ICON adesso in edicola

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Photos by Giampaolo Sgura, styling by Edoardo Caniglia; Grooming: Ezio Diaferia. Styling assistant: Valentina Volpe.