La moda di Icon per le strade di Firenze: città timida ed esibizionista, concentrata in una cartolina o smarrita in un seducente labirinto inesausto. Sospesa, moderna, vasta e magica
Da sinistra, cappotto e pantaloni Boglioli, camicia Bagutta, cravatta Corneliani, scarpe Moreschi e occhiali Gucci. Di spalle, total look Kenzo. Accanto, cappotto, camicia e pantaloni Berluti, scarpe Santoni e occhiali Persol. A destra, total look Iceberg, scarpe Santoni e occhiali Ray-Ban
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A sinistra, cappotto Tagliatore, camicia e cravatta Ermenegildo Zegna; a destra, giaccone David Mayer
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A sinistra, field jacket Henry Cotton, dolcevita Ermenegildo Zegna, pantaloni Tagliatore. Al centro, giacca Jacob Cohen, maglia Ermenegildo Zegna, pantaloni Kenzo. A destra, giacca in maglia, doppiopetto, Alpha Massimo Rebecchi, dolcevita Zanone, pantaloni Berluti
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A sinistra, giaccone Mabrun, dolcevita Ermenegildo Zegna; a destra, giacca C.P. Company e dolcevita Corneliani
Giaccone Colmar Original, camicia Aglini e papillon Iceberg
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In primo piano, giaccone doppiopetto, marrone bruciato, Peuterey, camicia Aglini e pantaloni verde salvia PT01. Accanto, camicia Gant e pantaloni salmone, PT01
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Cappotto in lana rasata Paoloni, dolcevita burgundy Ermenegildo Zegna e pantaloni Corneliani, cintura Paul Smith
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Cappotto in lana rasata Paoloni, dolcevita burgundy Ermenegildo Zegna e pantaloni Corneliani, cintura Paul Smith
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Cardigan Fred Perry, camicia e pantaloni Gant, cravatta Gucci, scarpe Santoni
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A sinistra, giacca Closed, camicia Bagutta, cravatta Corneliani, pantaloni Myths, scarpe Santoni; a destra, giacca-cardigan Della Ciana, camicia Bagutta, cravatta Gucci, pantaloni Berluti, scarpe Santoni
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Da sinistra, giacca Della Ciana, pantaloni Berluti, scarpe Santoni. A destra, giacca Closed, pantaloni Myths, scarpe Santoni
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A sinistra, giacca Mash, camicia, cravatta e pantaloni Gant, scarpe Santoni; a destra, maglia Bramante, camicia e cravatta Gucci, pantaloni Boglioli, scarpe Sebago
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Giaccone tartan, doppiopetto, con ampi rever, Tagliatore, camicia e cravatta, Ermenegildo Zegna
Ci sono due Firenze. Quella vanesia, esibizionista, consapevole di ogni frammento del suo splendore. E poi quella timida, che ragiona per sottrazione, che centellina le sue bellezze distillandole tra piccoli scorci e sguardi da lanciare in diagonale.
La prima Firenze vive su un piano rialzato, in un indirizzo solo: piazzale Michelangelo. Vista da quassù è come un pavone che tiene spalancata la sua ruota. Ecco il Duomo che emerge tra le case, ecco l’Arno che corre e curva in lontananza, ecco Ponte Vecchio, Caronte tra opposte sponde. È un riassunto lunghissimo che si legge in un’occhiata sola. La seconda è invece una Firenze labirintica, una città da trovare perdendovisi, ingaggiando l’errore come guida turistica, rovesciando ogni prospettiva: sorprendendo Palazzo Vecchio dal retro, da via dei Leoni; passeggiando tra le viuzze e i locali intorno a Santa Croce, con tappa obbligata al Soul Kitchen di via dei Benci, aperto fino a notte fonda; non cedendo alla consuetudine della solita cena sul fiume, ma entrando da ZàZà, piccola storica trattoria nella piazza del Mercato Centrale, gettonatissima durante il Pitti; dando un’occhiata al calendario degli eventi culturali e musicali della Caffetteria delle Oblate, in via dell’Oriuolo, o assecondando tentazioni più glamour con una visita al Caffè Giacosa di via della Spada, dove tutto è griffato Roberto Cavalli. Soprattutto, ricominciando daccapo nel momento esatto in cui si è sazi, certi di avere visto già tutto. Come ha scritto José Saramago nel suo Manuale di pittura e calligrafia: «Questa città è vasta come un continente, inesauribile come l’universo».