Il lead singer dei Planet Funk beve birra italiana, veste Neil Barrett (e disegna Reebok). Intervista esclusiva al Pitti

Lui mette la voce, ma chi l’ha guardato da vicino sa bene che il suo contributo al gruppo non è solo vocale. Ci mette le parole e l’anima. E anche quel tanto di sex appeal che serve per far schizzare in classifica pezzi come “Another Sunrise” o “Who Said”. I Planet Funk dal vivo sono una scarica energetica. Dal vivo, in un contesto esclusivo come l’Alcatraz alla stazione Leopolda di Firenze in occasione di Pitti Uomo, sono stati pura adrenalina. E dopo aver fatto scatenare gli ospiti dell’evento Reebok, Alex Uhlmann si concede un paio di Menabrea, sorseggiate nel backstage mentre racconta della sua formazione.

Icone musicali – «Difficile individuarne una sola. Sono cresciuto ascoltando i Beatles. Poi da solo ho continuato sulla strada del Brit-pop collezionando dischi di Oasis e Verve. Sono passato attraverso Jeff Buckley, i Phoenix, i Kashmir e, chiaramente, i Radiohead, che sono una costante nella mia vita. Certo, se dovessi scegliere il mio più grande ispiratore non c’è dubbio: John Lennon».

Creazioni e contaminazioni – Nasce in Lussemburgo, ha un background rock londinese e una contaminazione elettrodance contratta a Berlino, ma non può fare a meno di sperimentare nuovi suoni. «Non ci sono limiti alle creazioni. Da quando sono all’interno del gruppo mi sento libero di esprimere la mia creatività artistica. Ci buttiamo su nuovi progetti, ognuno mette il proprio stile e il cocktail mi sembra buono». Così, dopo aver collezionato un centinaio di date durante il The Great Shake Tour, collaborazioni con i Simple Minds, Jovanotti, Giuliano Sangiorgi dei Negramaro e un concerto sul lungomare di Napoli per la notte di Capodanno, ora si rinchiude per un po’ in studio con la band per dedicarsi a nuove invenzioni.

Jeans e T-shirt – «Compro Neil Barrett e Burberry, ma alla fine indosso capi semplici. Non sono un fashion addicted, anche se mi sono accorto che la linea di separazione tra la creazione musicale e quella di un capo di abbigliamento è sottile. E l’ho testato contribuendo alla realizzazione della nuova Classic Leather PF 1999. Non vedo l’ora che siano pronte, così finalmente posso sostituire la mia collezione di Reebok Pumps».

Testo di Annalisa Testa