Si chiama Bureo Skateboard e nasce in Cile dalle reti da pesca dismesse dai pescatori e riciclate da una società di giovani ambientalisti con grandi progetti

Può uno skateboard salvare il mondo? David (Stover, ingegnere meccanico con background in analisi finanziarie), Ben (Kneppers, laurea in management sostenibile) e Kevin (Ahearn, ingegnere con conoscenze di design di prodotto), fondatori originari del New England del progetto Bureo Skateboard, sostengono di sì. O almeno, può essere un inizio.

Ma andiamo con ordine: David e Ben si conoscono a Sydney, in Australia, dove sono compagni di stanza. Entrambi nutrono la stessa passione per il surf e lo skateborad. E la natura. Dopo un paio di anni, le loro strade si dividono: Ben si trasferisce in Cile, pur mantenendosi in contatto con l’amico. E si rende conto che, se da una parte l’oceano è inquinato soprattutto dalla plastica, dall’altra il Cile ha una rete di riciclaggio limitata. Nasce così, con l’incontro di Kevin, il terzo del team, il progetto Net Positiva, che si prefigge di raccogliere e riciclare le reti da pesca dismesse dai pescatori cileni normalmente gettate a mare, che alcuni studi quantificano in 640mila tonnellate. E di farne… skateboard, il Bureo Skateboard. ‘Abbiamo scelto questo oggetto, per iniziare’, racconta Kneppers, ‘perché trasmette un’immagine positiva soprattutto ai giovani. Ci piacerebbe che fosse un modo di educare la gente al rispetto dell’ambiente, ma anche un incentivo a cercare altri oggetti in cui trasformare i nostri rifiuti’.

Perché Bureo? ‘Il nome viene dalla lingua Mapuche, i nativi cileni, e significa ‘onda’. Oltre a essere il nostro omaggio al popolo cileno, il nome rappresenta bene ciò che vogliamo fare: come l’onda è originata da una folata di vento sull’oceano, Bureo ha iniziato un piccolo cambiamento in un mare di plastica. Con il tempo e le energie, l’onda di Bureo produrrà la forza necessaria a causare un reale cambiamento’. Parola di Bureo team!

Per approfondire www.bureoskateboards.com