Ferrari da indossare. Intervista al direttore creativo Rocco Iannone

Ferrari da indossare. Intervista al direttore creativo Rocco Iannone

di Digital Team

Da un paesino calabrese alla direzione creativa di Ferrari, Rocco Iannone si racconta, e ci racconta come ha fatto a trasformare in vestiti le auto più famose del mondo

«Mi sono sempre immaginato nel futuro». Quando Rocco Iannone pronuncia questa frase mi spiego finalmente il maglione che indossa durante il nostro incontro. È metà settembre e, nonostante il clima subtropicale tendente al monsonico, ormai la norma in questa Milano 2023 in pieno global warming e fashion week, lui si presenta avvolto in un voluminoso cardigan indaco (lana? cachemire? alpaca?), che mette caldo solo a guardarlo. Chiaramente aveva divinato che l’intervista l’avremmo fatta in una cella frigorifera adibita a salottino privé e si è fatto trovare pronto. «Da ragazzino», ricorda, «vivevo nel mio mondo, la mia cameretta, nella quale disegnavo, ascoltavo musica, coltivavo sogni, ma soprattutto mi proiettavo nel mio futuro. È un esercizio che non ho mai smesso di fare: non mi sono mai sentito a mio agio nel presente. Vedere il mio futuro mi ha aiutato a raggiungerlo. È la ragione per cui sono riuscito a fare il percorso che mi ha condotto anche qua».


Ferrari A/I 2023

Qua” è la direzione creativa della divisione moda di Ferrari, e il percorso è quello che, dalla Calabria, lo ha portato a frequentare una scuola di moda a Milano e successivamente a lavorare per Dolce&Gabbana, Armani, e alla direzione creativa di Pal Zileri. Poi, un bel giorno, è arrivata la chiamata da Maranello. E quando gli chiedo qual è stata la prima cosa che ha pensato in quel momento, scoppia in una risata irrefrenabile. Perché Iannone è uno che la moda l’ha sognata «fin da quando ero bambino». E avere certi sogni, quando vivi in un paesino calabrese di 3.000 anime, non ti rende popolarissimo: «Servono caparbietà, determinazione e resilienza. Mi sono sempre dovuto confrontare con i pregiudizi, prima in Calabria poi a Milano». Da convincere ci sono innanzitutto i genitori, «che mi hanno sempre seguito, ma immaginavano per me un futuro da medico, avvocato, cose così… il massimo di creativo era l’architetto». Ci riesce andando in edicola ogni lunedì: «Compravo gli inserti economici dei quotidiani per far capire ai miei che fare moda non significa solo cucire l’orlo di una gonna, ma è un vero business» (la passione per il business gli è rimasta: «Adoro leggere i dati di mercato, i sell-out!», dice, «non sono un creativo naïf, ma molto razionale»). E quindi: il liceo artistico, frequentato a costo di sobbarcarsi ogni giorno un’ora e mezza di autobus all’andata e altrettante al ritorno, pranzi alle tre del pomeriggio, pomeriggi a studiare, «nessun tempo libero per uscire e nemmeno tanta voglia di farlo», solo voglia di Milano, dove infine si trasferisce. La fortuna di incontrare insegnanti «che hanno creduto in me, mi hanno coltivato e io mi sono fatto coltivare». 


Ferrari A/I 2023

E finalmente quel futuro previsto che diventa realtà con annessa carriera in ascesa. E a quel punto arriva la telefonata: mollare tutto ciò che aveva conquistato con tanto impegno per andare a lavorare per un brand che con la moda non c’entra niente? La risata si giustifica. E quando finisce, Iannone si ricompone e asciugandosi le lacrime: «Ho pensato “Seee, vabbè”», ricorda, «non ero particolarmente allettato, diciamo. Poi però mi sono detto che era comunque Ferrari ed era giusto sentire cosa avevano da offrirmi. Quindi sono andato a Maranello». Ma ci va «con l’idea di essere provocatorio: volevo quasi fare in modo che non mi prendessero. Gli ho spiegato che non sarei andato lì a fare solo il merchandising e qualche cappotto di cachemire per i loro clienti facoltosi. Gli ho detto: “Se vengo dobbiamo fare TUTTO”».


Ferrari A/I 2023

Così è stato: tre giorni dopo il nostro incontro Iannone porterà in passerella la sua quinta collezione. Abiti per uomo e donna, accessori, tutto, appunto. Accettando era consapevole che creare da zero una linea di abbigliamento per un brand come Ferrari sarebbe stato «un progetto totalizzante: ho dovuto investire anima e cuore. È stato come prendere i voti. Ho dovuto impiantare un nuovo business model in un’azienda che si occupa di tutt’altro, e poi farlo dialogare sia con l’heritage Ferrari sia con l’industria della moda, che è un settore, come dire, molto scettico verso qualunque progetto non venga dalla moda». Un’eredità, quella di Ferrari, che può mettere paura: «Per sintetizzarla ci vuole davvero tanto tempo. È un patrimonio ingombrantissimo, perché Ferrari è di tutti, appartiene alla collettività, e tutti ne hanno un’opinione, quindi, qualsiasi cosa fai, potenzialmente puoi sbagliare. E un altro ostacolo è che il suo heritage così ricco non aveva nessun significato nel mondo della moda. Andava tradotto».


Ferrari A/I 2023

Per riuscirci, Iannone passa i primi due anni studiando l’universo Ferrari: «Solo oggi, dopo quattro anni, mi sento infine confident su quello che il brand deve esprimere attraverso un look». All’inizio, per orientarsi su quel pianeta rosso e sconosciuto, pieno di cilindri, vernice, pistoni e velocità, «mi sono confrontato con i nostri car designer: ho chiesto loro quali erano gli stilemi che riconoscevano come “autenticamente Ferrari”, cosa ci differenziava stilisticamente da altre maison». Ne ottiene risposte illuminanti: «Ho scoperto che la loro ispirazione nasce dallo studio dell’anatomia umana: per alcune parti dell’auto usano parole come “muscoli”, “vita”, “fianchi”. Così mi sono detto che se loro partono dall’anatomia umana per arrivare alle auto allora io partirò dall’anatomia delle auto per arrivare al corpo umano». I designer gli parlano anche del colore, «sempre vibrante, vitaminico, saturo», della linea, «che è sinuosa», dei volumi, «voluttuosi». Informazioni che Iannone traduce in abiti. E se la prima collezione è volutamente “molto Ferrari”, nelle successive, «piano piano mi sono emancipato e ho fatto un percorso che mi ha portato all’essenza. A creare non un look che mi ricordi Ferrari, ma che mi trasmetta le stesse emozioni che trasmette Ferrari». Ovvero? «Un senso di potere, forza, lusso, erotismo, desiderio».


Ferrari A/I 2023

Ecco, a proposito di potere e forza, le auto sportive si portano dietro un immaginario di mascolinità che in questo periodo non è molto di moda, per così dire: «Ci ho fatto i conti, certo, infatti la mia prima sfilata aveva soprattutto un obiettivo: fugare fin da subito l’associazione “donne & motori”. Quindi in passerella niente macho muscolosi né modelle che potessero sembrare donne oggetto. Anche se vengo dal menswear, oggi tutti mi dicono che a emergere dalle mie sfilate è la donna, proprio perché sulla donna ho dovuto fare un lavoro estremamente preciso».
Allora il pensiero va alla prossima sfilata, che andrà in scena da qui a tre giorni. Stranamente, Iannone è agitato: con le sue doti non dovrebbe già saperlo che sarà un successo?