

Formal streetwear: il look che piace a tuo padre e al tuo cugino skater
Blazer oversize, cravatta vintage, Clarks ai piedi: chiamalo pure streetwear formale. Ecco cos’è e come indossarlo
Mettere d’accordo tuo padre e tuo cugino skater? Missione impossibile. A meno che tu non stia parlando di formal streetwear. Perché quel blazer destrutturato lo approverebbe anche lui (“finalmente ti vesti bene” direbbe), e quella felpa in jersey sotto la giacca è l’unica cosa che tuo cugino indosserebbe volentieri anche a un colloquio (“zì, ma è comfy”, esclamerebbe). Il punto è che il confine tra elegante e casual è saltato. Di proposito. Oggi puoi uscire con pantaloni sartoriali over e sneaker e sembrare più credibile di chi si è messo il completo “giusto”. Il formal streetwear è questo: non è compromesso, è equilibrio.
Il formal streetwear è quella zona grigia che non esisteva fino a ieri e che oggi è ovunque. Non è elegante, ma non è nemmeno street. Non è business, ma ci puoi tranquillamente fare un meeting. È l’arte – per niente casuale – di tenere insieme due mondi che fino a poco fa si guardavano male in ascensore. “Il completo non è morto. Ha solo imparato a rilassarsi,” dice Colm Dillane (aka KidSuper), che ha trasformato la giacca in una tela da dipingere, letteralmente. E non è l’unico a pensarla così.

Manuale per vestirsi bene (e street)
E se ti stai chiedendo come farlo senza sembrare uno che si è perso tra due reparti di Zara, ecco un mini-manuale per cominciare. Partiamo dalle giacche, perché il cuore del formal streetwear batte proprio lì. I blazer sono il pezzo chiave: oversize, con spalle marcate, quadri tartan, vibe anni ’80. I più audaci li scelgono corti, quasi cropped, da portare su pantaloni larghi e sneaker da collezione. Ma funziona anche il denim, magari con ai piedi un paio di Clarks Wallabee. Il tocco urbano? Cappellino con visiera piatta, portachiavi appeso ai passanti, borsa a tracolla. E un’aria da “so perfettamente cosa sto facendo”, anche se non è vero.
Poi ci sono le giacche workwear: come la Detroit Jacket di Carhartt, che oggi si abbina a camicia e cravatta, o ai pantaloni sartoriali, lunghi in inverno, bermuda in estate. Questo mix tra eleganza e blue collar è diventato una dichiarazione di stile a sé. E ai piedi? I nuovi re della strada sono i mocassini: neri, bordeaux, bianchi, sempre con calzini bianchi ben visibili, che ormai sono diventati uno statement più dei loghi (ma ne parleremo meglio dopo).

Tra le scarpe più avvistate ci sono le Blucher, sobrie ma spigolose, e gli stivali Timberland gialli (sì, quelli), che tornano a gamba tesa nel guardaroba urbano. Le scarpe da barca con calzini bianchi – fidati – sono la special combo, soprattutto con jorts e gilet vintage sopra una T-shirt bianca pulita. Il gioco degli accessori è fondamentale: cravatte vintage, meglio se rubate a tuo padre o pescate in un negozio dell’usato, cappellini rétro con cordino dorato, guanti in pelle stile biker, cinture in bella vista anche con i pantaloni larghi. E per chi ama i dettagli che fanno la differenza: occhiali con montatura spessa e lenti gialle, in perfetto stile “vecchia Hollywood meets skatepark di quartiere”.
Insomma, non è un caso se A$AP Rocky, alla fashion week di Milano, è arrivato in completo oversize e mocassini come fossero Air Max: l’equilibrio perfetto tra chic e swag. E se qualcuno può permettersi di portare una cravatta vintage su una giacca in denim slavato, quello è Tyler, The Creator, che da anni mixa Ivy League e skate culture con la naturalezza di chi ha capito tutto prima di tutti.

Come si è arrivati al formal streetwear?
Non confondiamolo con stile preppy o di Ivy League. Il giorno in cui tutto iniziò – preciso, silenzioso e un po’ sovversivo – è stato quello in cui lo streetwear ha iniziato a flirtare con qualcosa di diverso dalle sneaker. Mocassini neri. Calzini bianchi. Una combo che sembrava un inside joke ma che, di colpo, ha fatto sistema. È lì che il mondo si è capovolto: ai pantaloni cargo si sono aggiunte le camicie a righe, ai gilet da pesca si sono sovrapposti i blazer. Le sneaker sono rimaste, certo, ma hanno iniziato a cedere il passo a scarpe con la fibbia, derby lucide, stivaletti Chelsea. “La nuova eleganza è fluida, metropolitana e senza ansia da prestazione,” ha detto un buyer di Browns al Pitti. Tradotto: puoi indossare una felpa con una giacca. E nessuno ti giudicherà.

Nel 2025 l’outfit perfetto è quello che funziona ovunque: all’opening di una mostra, a un meeting nel cortile di un co-working, a cena con amici che fanno tre lavori e si vestono solo di colori neutri. Zegna propone blazer oversize e pantaloni morbidi con coulisse in vita. AMI gioca col layering di camicie e maglie college. Dries Van Noten porta la sartoria su tessuti tecnici, da palestra. E poi c’è Loewe, che trasforma il classico completo da ufficio in qualcosa che sembra rubato dal guardaroba di un architetto hipster di Tokyo. “Abbiamo bisogno di vestiti che si muovano con noi, non contro di noi. La nuova formalità è un gioco di percezioni” dice Jonathan Anderson, e non serve aggiungere altro.
Il dress code è uno solo: vestirsi per tutte le opzioni
Perché oggi puoi svegliarti con l’idea di fare una call, poi un brunch, poi passare in galleria e chiudere in un club. E il tuo outfit deve fare tutto questo, senza mai cambiare passo. Per questo ci sono i pantaloni sartoriali ampi (quasi tuta), le camicie lasciate aperte sulla T-shirt bianca, le giacche destrutturate, le scarpe formali abbinate ai calzini spessi da skater.

Burberry rilancia il trench con cappuccio. Fear of God firma completi eleganti come tailleur, ma da portare con la canotta. KidSuper li usa come tele su cui dipingere. E persino Fendi mixa giacche sartoriali a bermuda in pelle. Sembra tutto casuale, ma non lo è. È uno street style altamente consapevole, che guarda all’eleganza con l’occhio di chi è cresciuto su Tumblr e ora scrolla riviste di design nordico. Tutto ciò ha anche una filosofia sotto la superficie. La generazione Z vuole capi che durino, ma anche che cambino funzione. Il formale non può più essere rigido.