Nella moda maschile il nudo è trendy
Foto di Stephane Cardinale - Corbis/Corbis via Getty Images

Nella moda maschile il nudo è trendy

di Giulio Solfrizzi

Direttamente dall’antica Grecia, il nudo si è appropriato del guardaroba maschile. Con l’aiuto di JW Anderson, Dior Homme, Marine Serre e Saint Laurent. Che hanno contribuito all’apertura di nuovi orizzonti per l’uomo contemporaneo

Nell’antica Grecia il nudo maschile non era vittima di critiche o fasulle rivendicazioni di pudore come accadeva per quello femminile. Anzi, spesso l’uomo è stato rappresentato nella statuaria senza alcun velo, trovando forza e coraggio nelle fattezze del proprio corpo. Viene infatti definito come “nudo eroico”, accolto entro certi contesti sportivi e militari. Esempi arcinoti sono l’Apollo del Belvedere e il Galata morente, in cui la nudità si mescola al pathos rendendo sé stessa maggiormente seria agli occhi altrui, e di conseguenza accettata.

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Copia romana dell’Apollo del Belvedere presso Musei Vaticani, Città del Vaticano

L’evoluzione della raffigurazione maschile

Oggi, dopo rappresentazioni che spaziano dal Rinascimento al Neoclassicismo, il corpo nudo maschile è diventato trendy, anche nella moda. E attinge proprio all’ideale femminile. Le passerelle di tutto il mondo lo hanno inserito forzatamente nel guardaroba contemporaneo, ricordando tanto l’estetica anni Duemila quanto tutto ciò che c’è stato prima. Difatti non è una novità vedere un uomo con indosso una gonna o una camicia particolarmente scollata, eppure sembra essere tale dopo anni di proibizionismo tradotto in abbigliamento scarno. Così il “sesso forte”, che di forte ha quanto gli altri, conduce una metacognizione e comprende l’importanza di manifestare il proprio lato umano, dolce e fallibile. Onnipresente, anche se più sviluppato in alcuni e meno in altri.

Il nuovo ideale maschile nella moda: nudo semplice e gonne

Gli spiriti creativi hanno attribuito accezioni differenti all’incursione del nudo nel vestiario all’ominile. Ugualmente legate grazie ad elementi secondari, quasi impercettibili. Da JW Anderson, ad esempio, si è prediletta una rappresentazione minimalista, funzionale ad eliminare tutto ciò che potesse essere superfluo lasciando letteralmente l’uomo in mutande e canottiera. Una scelta sensata, poiché dettata dall’attuale clima di crisi economica riflesso nel bisogno di cose utili e interscambiabili. Anche Kim Jones da Dior Homme ha preferito dare spazio a toni neutri e linee semplici, introducendo un ibrido tra gonna e pantalone. Che sia per tutta la lunghezza o solo all’attaccatura. Rappresentando a pieno l’animo dell’uomo odierno, ipoteticamente più consapevole di sé. Ma spogliandolo di prevenzioni, pregiudizi borghesi e abitudini, per poi rivestirlo con stratificazioni di innovazioni.

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Sfilata autunno – inverno 2023 di Dior Homme a Giza, Egitto

Il nuovo ideale maschile nella moda: dolcezza e durezza

Quelle gonne vengono riprese pure da Marine Serre, questa volta completandole e colorandole prima di farle sfilare. Ma il paragone con ciò che indossano le modelle è spontaneo, perché la stilista francese ritiene che uomini e donne possano indossare le stesse cose, e condividere i propri gonnelloni bianchi arricchiti da stampe divertenti. Con l’ingenuità tipica dello scambio di figurine tra i bambini, in aggiunta alla sensualità di chi lascia intravedere le gambe. E se a Milano, Giza e Firenze il nudo maschile ha dominato i défilé, a Parigi non poteva essere altrimenti con Anthony Vaccarello da Saint Laurent, schieratosi dalla parte di un uomo indeciso tra tessuti o pelle, morbidezze o durezze, dolcezza o forza. E pure bianco o nero. In questi scontri hanno vinto sempre gli sfavoriti in partenza, prendendosi la loro rivincita fatta di scollature accentuate, fiocchi a conclusione di camice morbide, trasparenze e mantelli rivisitati.

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Sfilata autunno – inverno 2023 di Saint Laurent

Allora il confine tra maschile e femminile si dissolve in favore di un vestiario variegato e aperto ai gusti di tutti. E anche quelle diverse accezioni di cui parlavo prima si sono unite al termine del girone della moda, fatto di centinaia di collezioni e presentazioni, in una rappresentazione univoca dell’uomo, non più in dovere di seguire un percorso prestabilito e di dimostrare qualcosa a qualcuno. Ma neanche di adattarsi ad una visione nuova del mondo, se intenzionato ad aggrapparsi alle certezze di cappotti, completi e cravatte. Perché il genere umano è vario, di pari passo allo stile di ciascuno di noi. E i tempi in cui si poteva scegliere una sola versione di sé sembrano essere passati. Staremo a vedere la resistenza di questi cambiamenti alla volubilità dell’incontrollabile mondo della moda.