Parigi e il digital takeover

Parigi e il digital takeover

di Gianluca Cantaro

La settimana della moda della capitale francese si conclude senza particolari sussulti. Forse il calendario troppo fitto di presentazioni virtuali ha mitigato la sua potenza creativa

Dalla lontana Tokyo Junya Watanabe ha riassunto la settimana della moda parigina. Il designer giapponese, mente della linea maschile di Comme Des Garçons, un grande (e ingiustificato, aggiungerei) assente della fashion week ha messo in scena la replica del video ‘Virtual Insanity‘ dei Jamiroquai con dei cloni, sia per look sia per movenze, del leader Jay K (Jason Kay, all’anagrafe). A 25 anni dal suo lancio e diretto da Jonathan Glazer, resta un simbolo dell’estetica degli anni 90 e insieme ne hanno celebrato l’anniversario con la collezione autunno-inverno 2022/23. La canzone a un certo punto recita: ‘Future’s made of virtual insanity now/Always seem to, be governed by this love we have/For useless, twisting, our new technology‘ a due decadi e mezzo di distanza il messaggio era già chiaro. L’avere tutto a portata di mano con fruizione immediata, toglie l’esclusività. Un’abbuffata è diversa da una cena gourmand. Ecco, la settimana maschile di Parigi, in versione molto digitale e poco fisica, è una scorpacciata estetica che indebolisce il suo messaggio prima potente e illuminante. Il calendario ha previsto fino a 15 presentazioni al giorno per un bombardamento di informazioni da Grande Bazar con 76 nomi ufficiali, senza contare gli happening satellite. 

Paul Smith
Paul Smith Ready to Wear Fall/Winter 2022-2023

Ma mettiamo ordine. Come a Milano la rivoluzione del guardaroba maschile verso una moda decontratta è evidente e anche i brand che hanno la sartorialità nel loro dna stanno cambiando punto di vista spostando il focus dall’abito formale a combinazioni diverse. La seconda uscita di Meta Campania Collective (il nome è preso da un comune vicino Napoli), disegnata dal trio creativo Jon Strassburg, Heiko Keinath, Constanze Walcher e completamente Made in Italy, è un esempio di come lusso e attitudine rilassata possono creare un guardaroba preciso e versatile che parte dai nuovi codici dell’eleganza maschile. Stesso mood anche per Paul Smith che rende appealing il suo essere inglese e ancora indipendente al cospetto delle grandi holding. Il suo messaggio è vero, non filtrato da messe in scena di marketing. Stavolta riedita i pantaloni che aveva disegnato per David Bowie e Jimmy Page (a vita alta con una maxi pence) e li abbina a twin set o pullover a collo alto. L’abito si indossa sotto enormi maglioni realizzati a mano in Scozia. ‘L’ispirazione arriva dal cinema, Godard, Truffaut prima e Lynch poi, per citarne alcuni’, spiega il designer. ‘I colori, le immagini delle locandine o semplicemente le atmosfere sono state condensate nella collezione. Non ritroverete vestiti ispirati a un determinato film o attore, ma un feeling che ripercorre tutti i looks’. Il suo modo di pensare ha reso l’abito maschile un divertissement tanto da non sembrare fuori luogo in questo momento storico. 

Jil Sander Menswear Fall/Winter 2022-2023
Jil Sander Menswear Fall/Winter 2022-2023

Jil Sander, da poco parte del gruppo Otb di Renzo Rosso, rielabora i classici lavorando sul design con proporzioni aumentate o modificate. Il cappotto è il punto focale: soprabito leggero con zodiac prints (è il tema delle stampe), pensante con dettaglio di pelliccia o con maxi motivi herringbone, corto quasi caban o lunghissimo da sera. L’uomo di Yohji Yamamoto è elegantissimo e richiama i look dressy della fine del diciottesimo secolo, ma con tocchi dark e punk da sempre nelle corde del designer giapponese che ha trasmesso in diretta dal suo negozio di Aoyama a Tokyo. Anche Dior ed Hermès hanno trovato un equilibrio leisure al contrario di Gmbh dove i designer Serhat Isik e Benjamin Alexander Huseby rileggono la giacca in versione strutturata, ma trasportandola in un club sadomaso perché indossata con altissimi cuissardes al posto dei pantaloni. Questo frisson sexy è molto presente, forse anche per il distanziamento forzato a cui siamo sottoposti che non permette più un contatto fisico, così il corpo è mostrato realmente o attraverso decori. Il francese Louis Gabriel Nouchi lo racconta più del consentito in un viaggio immaginario attraverso i divertimenti della notte. 

Dries Van Noten
Dries Van Noten

Il belga Glenn Martens di Y/Project, invece, cita le iconiche stampe del corpo umano di Jean Paul Gaultier, che l’ha chiamato per interpretare la haute couture nell’ambito del suo nuovo progetto dove per ogni stagione invita un designer a rileggere la sua produzione e che presenteranno insieme. Jonathan Anderson da Loewe, invece, mette i corpi in versione ristretta su top e tute per un effetto trompe l’oeil. Il french touch è un altro spunto decisamente parigino, tra gli alfieri, Ami con i suoi classici riletti ogni stagione, Lemaire che conferma la sua attitudine décontractée, Dries Van Noten che con suo linguaggio  ondeggia tra il teatrale e il formale con naturalezza. Uno a cui lo show riesce sempre bene è Rick Owens che con uno styling formidabile ha trasformato bellissimi (e indossabili) cappotti, bomber, pullover, bermuda in divise da club sadomaso. Louis Vuitton si prende la scena con la sfilata evento della settimana che celebra il testamento di Virgil Abloh. Diverse tribù, ognuna che raccontava uno stile caro al designer, che il team creativo, guidato dallo stylist Ib Kamara, ha cercato di raccontare: il risultato è stato scenico, ma, emozioni a parte, la collezione è un mix poco a fuoco. 

Acne Studios
Acne Studios fw 2022/2023

Un’altra comunità è quella nomade di Acne che si ispira agli abitanti del nord della Svezia dove Jonny Johansson, direttore creativo, è cresciuto. Il patchwork è il tema centrale e il mix and match completa la suggestione scandinava. Il landscape artico annuncia un altro trend importante: il desiderio di outdoor. Yosuke Aizawa di White Mountaineering ha fatto della montagna il suo habitat estetico rendendo capi altamente performanti, molto appealing anche per la città, stesso lavoro che ha iniziato a fare Boramy Viguier, francese di origini cambogiane, appena chiamato a riprendere in mano lo storico marchio da sci Vuarnet di cui ha presentato il primo output, che è risultato ancora incerto sulla direzione. Homme Plissé Issey Miyake ha lavorato sul concetto di tenda da campeggio per la collezione ‘A Work Of Arc’ ispirato dal libro ‘Tent Book’ di E. M. Hatton e al lavoro dell’artista Bill Moss inserendo le linee curve delle bacchette di sostegno in un guardaroba fatto di angoli. Nonostante la quantità di input a Parigi è mancata l’eccitazione creativa che la rendeva potente. La quantità di sfilate ed eventi che scandivano la giornata non sono state compensate da un calendario eccessivamente fitto. Il fervore si è assopito davanti a decine di video che spesso sono semplici lookbook in movimento senza alcun engagement emotivo. 

La moltitudine di label indipendenti, assurde e a volte sconclusionate erano comunque una potente iniezione di energia creativa. Brand come per esempio Kidill del giapponese Hiroaki Sueyasu e il suo stile hippy cute, Kolor e la capacità sartoriale nipponica di Junichi Abe, il collettivo di Singapore Youths of Balaclava o il designer cinese Sankuanz esploratori dell’electro punk, l’israeliano Hed Mayner con i suoi volumi over, per citarne alcuni, sono ora compressi in un calendario che dà spazio alla quantità più che all’emozione. Un flusso ininterrotto che rende la moda ancora più impermanente.