Throwback agli anni ottanta

Throwback agli anni ottanta

di Gianluca Cantaro

Le tribù di Dolce & Gabbana ricordano i diversi stili e movimenti che hanno segnato un’epoca e continuano a ispirare, forse troppo…

Il rapper statunitense Machine Gun Kelly (nonché promesso sposo dell’attrice Megan Fox) ha aperto lo show di Dolce & Gabbana con un completo bianco (qui coperto di cristalli e borchie a punta sulle maniche) che rimanda immediatamente al video in cui Sid Vicious interpreta ‘My way’ a modo suo. L’epilogo è fortunatamente diverso ma il look è molto simile, anche i capelli del cantante qui biondi, allora neri. Era il 1978. La collezione autunno-inverno 2022/23 è invece un throwback agli anni Ottanta dove si distinguono diverse tribù che ora come allora vogliono rappresentare i diversi stili giovanili. Ci sono i minimal completamente vestiti di nero con giacche e cappotti dalle spalle oversize e pantaloni ultra skinny. In alternanza i coloratissimi snowboarder con enormi piumini di ogni lunghezza e sneakers con effetto copriscarpe da ambulatorio, tutto completamente ricoperto da loghi e graffiti (opera di Rocco Pezzella, in arte Boche/Thoro – giovane artista italiano). 


C’è il glamour borghese di quel periodo con enormi pellicce o tailleurs in lana da sciure che sembrano essere passate attraverso un rave, ma in questo caso portati da ragazzi con anfibi. Infine gli amanti del cyber alla Matrix vestiti di plastica, vinile, colori metallici (fatti anche da abitini e leggings completamente di paillettes). Qua e là qualche tocco punk. Lo show, come tutti quelli dei due designer, è bombastico e coinvolgente, ma una volta finito viene da chiedersi se i ragazzi di oggi conoscano o si riconoscano in queste estetiche che sicuramente emozionano in passerella, ma sono difficili da portare fuori. Considerando che il mercato cinese, molto più fashion conscious e curioso nello scoprire e sperimentare rispetto a quello occidentale, meno familiare a questi trend per questioni storico-culturali, continua a essere problematico per il brand dopo l’incidente del 2018, il bacino di possibili fruitori si restringe. 

Se da un lato l’estetica della collezione è forte e impattante, dall’altro risulta essere troppo legata alle references originali, l’aggiunta di un filtro che la contestualizzi con l’oggi le avrebbe fatto mantenere lo stesso vigore espressivo, anche fuori dalla passerella. I designer infatti parlano di un omaggio a due universi che coesistono. Il primo quello della musica con la performance live e il secondo il virtuale, il «metaverso», un mondo che si espande in tempo reale. Ecco la collezione vista in passerella è perfetta se pensata per essere skin degli avatar che si muovono fuori da ogni contesto spazio-temporale.