Buste, pochette, cartelle, porta documenti o iPad sono diventate un must have per il vero gentleman

Negli anni Settanta lo chiamavano borsello. Lo si portava a tracolla con una lunghezza che sfiorava la vita. Poi tra gli anni Ottanta e Novanta è diventato un accessorio demodé. Ora la clutch o pochette da uomo da portare a mano diventa accessorio immancabile nel guardaroba del manager nomade. Eleganti, minimal, con dettagli preziosi, sono pensati per la praticità: fanno spazio adattandosi alle forme di tablet e laptop, alleggeriscono le tasche da chiavi e smarthphone e completano l‘outfit invernale.

Cartelle morbide dalle linee vintage, come quella di Jill Sander, in pellami pregiati e chiusura gioiello. Buste piatte come quelle proposte da Marc Jacobs che tinteggia le pelli creando un contrasto di colori, o quelle di Bally e Moreschi, rivisitazioni minimal della ventiquattrore in voga negli anni Novanta, create ad hoc per contenere personal computer e riordinare i documenti. Per una presa salda, a prova di scivolamento, invece, Gucci elabora una cartella con catenella in ottone e laccetto da legare al polso mentre Valentino Garvani alle borchie squadrate in platino aggiunge una cinghia ton-sur-ton in cui infilare la mano.

Piccola, mini, che contiene lo stretto necessario, da abbinare all’abito elegante in occasione di una cerimonia è quella di Fendi, con doppio scomparto interno per mantenere l’ordine anche in spazi ristretti.
Infine, anche i materiali non passano inosservati: i tessuti sono hi-tech come queli usati per la per la busta firmata Moncler, in nylon waterproof e piuma d’oca, lavorati, con trafori a pied-de-poule come quella di Marni o mix di texture come per la pochette di Givenchy by Riccardo Tisci in cui pelle e tweed si mescolano a formare un briefcase slim ultraleggero.