Da una piccola officina-boutique veneta parte un’avventura a due ruote sulle tracce del mito. Omaggio a Van Gogh. E a un ragazzo da ricordare – di Guido Fontanelli

Chi ricorda con amore quel serbatoio giallo e cromato, il manubrio alto, il poderoso suono del monocilindrico 450, quella linea così sexy e yankee (e anche il cavo della frizione di ricambio da portarsi dietro, ché non si sa mai!). Sì, quelli che viaggiano oltre i 50 anni e hanno cavalcato o solo desiderato la mitica Ducati Scrambler, sentiranno un tuffo al cuore. In un piccolo e fascinoso stand vedranno apparire come un fantasma del passato una copia del loro oggetto del desiderio: è la B450 Scrambler, una moto che verrà prodotta non dalla Ducati ma, in appena 200 esemplari all’anno, dalla Umberto Borile & Co, un’azienda-boutique della provincia di Padova. Costerà circa 11 mila euro, monterà una testata originale Ducati proveniente dal Monster (la casa di Borgo Panigale ha appoggiato con simpatia il progetto) e avrà una sorella minore da 350 cc.

Restauratore mancato – Frutto di una passione per i motori e la meccanica che ribolle tra il Veneto, la Lombardia e l’Emilia Romagna, dove sono spuntati marchi per palati fini e portafogli pieni come la Tpr o la Headbanger, la Millepercento o la Crs, la Borile è un inno al vintage ma a prezzi accessibili: «Io farò sempre moto rétro perché mi commuovo davanti a un Van Gogh, non a un quadro di arte contemporanea». Seduto a un tavolo di legno nel negozio di Vò Euganeo, circondato da moto, giacche e stivali old style disegnati da lui, Umberto Borile, 59 anni, spiega così la sua passione per le linee classiche: «Negli anni 70 “cuccavi” se avevi una spider o una bella moto come la Norton Commando o la Ducati Scrambler 450. Non mi potevo permettere né l’una né le altre. Ma le moto inglesi e la Scrambler mi sono rimaste nel cuore».

Ci sono voluti 40 anni per convincere questo artigiano dalle molteplici vite a progettare una replica della Ducati che sfoggi il logo molto british della Borile. Nel frattempo ha frequentato l’istituto d’arte, ha aperto un laboratorio di restauro di quadri, poi è entrato in un’azienda di accessori per moto fino ad aprirne una tutta sua nel 1986. «Essendo un grande appassionato di fuoristrada, nel 1987 progettai una moto per il mio hobby con un motore da 520 cc
4 tempi e leggerissima, la Piuma: pesava appena 101 chilogrammi e aveva un telaio di concezione inedita, poi utilizzata da altri progettisti. Però non riuscii a metterla in produzione: la Cagiva non mi volle dare il motore che mi serviva».

Deluso, Borile va a lavorare in un’impresa nel settore del movimento terra come art director, poi apre un’altra impresa di accessori. Ha successo, e con i soldi torna a trafficare nell’officina sotto casa: nel 1997 presenta una moto in stile inglese al Salone di Milano e due anni dopo lancia la B500 CR, una monocilindrica con un nuovo motore che viene prodotta in 50 esemplari venduti a 14 mila euro l’uno.
La “fissa” del peso – Arrivano nuovi soci, ma si rivelano poco onesti e Borile abbandona la società. Poi nel 2009 una disgrazia gli porta via il figlio ventenne. Distrutto, Borile decide di fare ancora una sola moto: la Ricky 500, una fuoristrada in stile anni 60 dedicata al figlio scomparso. Ma un consulente di Milano, Carlo Bassi, e il figlio Alberto ne vedono la foto su Motociclismo, chiamano Borile e gli propongono di ripartire insieme, creando una nuova impresa: la Umberto Borile & Co. Per Borile inizia una nuova vita. Ora siamo alla vigilia di un 2012 ricco di progetti: oltre alla Scrambler, Borile dovrebbe produrre anche 20 Ricky (fatte a mano) e 200 esemplari della Multiuso, una moto da montagna leggerissima (80 chili) che monta un motore cinese da 230 cc e che costerà meno di 5 mila euro (200 gli ordini già arrivati). Ma Borile con i suoi tre collaboratori ha già altri obiettivi: «Vorrei iniziare a produrre anche un enduro 350 progettato per i non più giovani che vogliono una moto più bassa, facile e divertente. E poi mi piacerebbe studiare una moto da fuoristrada con un motore bicilindrico della Ducati». Anche questa dovrà essere molto leggera: già, perché dopo la linea, il peso è l’altro pallino di Borile per le sue “modelle” a due ruote.