Bruce Springsteen: il mito al cinema per una notte

Bruce Springsteen: il mito al cinema per una notte

Escono il docufilm e l’unica biografia ufficiale

Tutto in una sera, quella del 22 luglio, quando oltre duecento cinema italiani ospiteranno la pellicola cult, Springsteen and I, un documentario diretto da Baillie Walsh e realizzato con centinaia di video amatoriali realizzati dai fan del Boss. ‘Questo film meraviglioso fornisce una visione unica e straordinaria dell’immenso feeling tra un artista e tutti coloro che sono così profondamente affezionati alla sua musica’. Parola di Ridley Scott, che di Springsteen and I ha voluto essere il produttore. Un’empatia, quella tra l’icona rock e il suo pubblico, che parte dal palco e coinvolge tutti i presenti ai leggendari show di Springsteen. Come racconta, qui sotto, l’estratto in esclusiva dall’unica biografia ufficiale del Boss: Bruce (di Peter Ames Carlin; pp 515; Mondadori).

Quando comincia a circolare la notizia che l’apparizione successiva di Bruce sarebbe stata uno show a sorpresa al Roxy, un locale da quattrocento posti sul Sunset Boulevard, subito un migliaio di fan si precipita sgomitando davanti alla biglietteria. E quando si scopre che una percentuale significativa delle poltrone è riservata agli addetti ai lavori, Bruce inizia lo spettacolo profondendosi in scuse. ‘Vorrei dire che mi dispiace, è colpa mia’ dichiara. ‘Non avevo intenzione di trasformare il concerto in una festa per pochi intimi, perché di feste del genere non ne faccio più tranne che a casa mia’. Il pubblico gli tributa un’ovazione e lui con uno schiocco di dita dà il via a una cover al fulmicotone di Rave On di Buddy Holly: è l’inizio di uno straordinario spettacolo rock lungo tre ore e mezza, che getta nel panico Robert Hilburn, il critico del LA Times: come farà a dire ai lettori che è addirittura migliore di quello della sera precedente al Forum, che lui aveva appena definito come ‘uno dei migliori eventi musicali nella storia di Los Angeles’?

Ma la cosa ancora più sensazionale è l’assalto di Bruce, nella notte del 5 luglio, all’enorme manifesto di Darkness on the Edge of Town sul Sunset Boulevard; lui, Clemons e Tallent, insieme a un euforico drappello di membri della squadra, imbrattano la parte bassa del poster scarabocchiando con una bomboletta ‘prove it all night’ e poi firmano scrivendo un po’ più in piccolo ‘e street’. “Avrei voluto arrivare alla mia faccia, e disegnare un paio dibaffi” racconta Bruce a Marsh qualche ora dopo. ‘Ma era troppo in alto, peccato’. Una scena da film, proprio come quelle che popolano i suoi testi. A un certo punto Marsh fa una domandasu quell’impresa che, forse apposta o forse no, obbliga Bruce a rivelare l’astuzia nascosta dietro alla sua bravata. Marsh: ‘Eri preoccupato che ti scoprissero?’ Bruce: ‘No, pensavo che se ci avessero scoperti sarebbe stato bello. E se fossimo riusciti a scappare, ancor di più’. In altre parole, se avesse dovuto farsi arrestare per riconfermare la propria immagine di antidivo del rock’n’roll nonchè di persona normale, non avrebbe avuto nessun problema.

BRUCE

L’entusiasmo per il tour di Darkness era iniziato con il concerto d’apertura a Buffalo, il 23 maggio 1978, e non si era placato dopo le date nei consueti punti caldi della East Coast (Boston, Philadelphia, il corridoio New York-New Jersey), il passaggio nel Midwest e la prima puntata nella West Coast, quando avevano raggiunto Los Angeles ai primi di luglio. Eppure la vendita dei biglietti non sempre andava come previsto. Così, anche se la maggior parte dei teatri in cui si esibivano aveva una capienza inferiore rispetto al Kiel Auditorium di Saint Louis, dove più di un terzo dei diecimila posti rimase invenduto, fu chiaro che molte regioni della nazione avevano dimenticato Bruce dopo Born to Run, oppure non avevano mai assistito prima a un concerto della E Street. ‘Nel Sud fu un fiasco clamoroso’ dice Van Zandt. ‘A Austin andò bene, e anche in altri posti in Texas. A Philadelphia tutto okay, e anche a Boston e a Cleveland. Il resto del paese era freddino. Ricordo di aver suonato in un sacco di posti mezzo vuoti. Un sacco’. Ma come spiegò Frank Barsalona della Premier Talent, l’obiettivo di quel tour era far conoscere Bruce in tutto il paese. E non con la pubblicità, con le recensioni positive o con la copertura mediatica nazionale, ma tenendo concerti in tutti i luoghi disposti ad accoglierli e suonando con tutto l’impegno possibile, sera dopo sera, finchè ogni angolo d’America avesse avuto l’opportunitàdi toccare con mano la loro forza. Bruce e gli altri della band non avevano alcun bisogno di sentirsi decantare l’importanza dei tour, ma di fronte alla possibilità di mettere a ferro e fuoco il paese a colpi di rock’n’roll, l’intensità naturale di Bruce si faceva ancora più potente. ‘I dischi e il loro sistema di valori sono strettamente connessi’ disse a Marsh. ‘Nello spettacolo c’è una certa etica, ed è molto severa. Tutto è importante. Ogni persona, ogni singolo individuo è importante. Per me’. 

Sempre più ossessionato dalla qualità tecnica dei concerti (soprattutto nei teatri più grandi), Bruce trasformava il sound check pomeridiano in una maratona musicale di tre ore, per cercare di correggere gli errori della sera precedente, provare i brani nuovi e allestire dei pezzi teatrali per aggiungere spessore alle sue storie più grandiose. Poi arrivava il momento di un rituale meticoloso: microfono alla mano, Bruce perquisiva letteralmente ogni angolo del teatro o del palasport alla ricerca di difetti nell’amplificazione o nel suono della batteria oppure della cosa peggiore di tutte, l’eco. E se scopriva che per qualsiasi ragione le condizioni non erano perfette, interrompeva tutto finchè lui e gli altri non riprendevano il controllo di quella specifica porzione di teatro. Questo era il livello richiesto dalle aspettative di Bruce e dal suo travolgente bisogno di risolvere ogni problema e ogni singolo errore che potessero allontanarlo dal suo pubblico. Sentiva di dover dare il massimo, per Barsalona, per Landau, per i membri della band, per tutta la squadra e soprattutto per i fan che si presentavano ogni sera alla ricerca di qualcosa di più vero di ciò che riuscivano a trovare nelle loro vite. Nella mente di Bruce, questo carico era tanto un tormento quanto una fonte di ispirazione.

Crediti: Copyright 2012 by Peter Ames Carlin – 2013 Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., Milano – Titolo dell’opera originale: Bruce – I edizione giugno 2013